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Cosa fare se il carcinoma della mammella arriva durante la gravidanza

La dottoressa Sara Galli radiologa senologa di Humanitas San Pio X

Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno e costituisce un’importante occasione per accrescere la consapevolezza delle donne nei confronti di questa patologia oncologica. Si tratta di un momento fondamentale, perché qualcosa sta gradualmente cambiando nel panorama di questa patologia: se è vero che si conosce sempre meglio e per questo le terapie sono sempre più efficaci nel contrastarlo, è anche vero che l’inquinamento e alcuni cambiamenti nello stile di vita Occidentale stanno determinando una insorgenza sempre maggiore di tumore del seno in fasce della popolazione che prima presentavano un rischio più basso, ad esempio le donne in gravidanza e, più in generale, le donne sotto i 50 anni. Rimodulare l’attenzione e le strategie di prevenzione è determinante. A far luce su questo importantissimo tema è la dottoressa Sara Galli, radiologa senologa di Humanitas San Pio X nel corso della presentazione dell’iniziativa ‘Sorrisi in rosa’ e del mese della prevenzione senologica durante il quale gli ospedali e i Centri Humanitas daranno l’opportunità di effettuare screening gratuiti.

Dottoressa Galli, sta notando dei cambiamenti nella popolazione delle pazienti?

Sì e lo riscontro nella mia personale esperienza lavorativa: da circa 5 anni a questa parte si può chiaramente notare un aumento di casi di tumori della mammella nelle donne sotto i 50 anni. Prima era raro trovare questa patologia in donne così giovani. Questo fenomeno richiede di impostare delle nuove strategie di screening che ne tengano conto: quelle che un tempo erano le “pazienti standard”, ovvero donne in menopausa tra i 50 e i 65, proprio grazie alle campagne di prevenzione tarate su di loro, riescono adesso ad arrivare prima alla diagnosi e ciò incide in modo molto positivo sulla prognosi. Ma il picco d’incidenza ha evidentemente iniziato a spostarsi verso fasce d’età più giovani, conseguentemente coinvolge donne in età fertile. Quindi anche l’insorgenza di tumore al seno nel corso della gravidanza è aumentata: il carcinoma mammario attualmente colpisce 1 donna incinta su mille.

Quali possono essere le cause di questo cambiamento?

Non è possibile pronunciarsi in modo definitivo, ma si può certamente ritenere che siano coinvolti lo stile di vita e l’inquinamento. La sedentarietà, la cattiva alimentazione, l’esposizione ad agenti inquinanti e il fumo certamente giocano un ruolo primario nello sviluppo di tumori. Per quanto riguarda le donne in gravidanza ci sono certamente delle ulteriori considerazioni da fare: in primo luogo è aumentata l’età del concepimento. Adesso non è raro trovare anche primipare che abbiano tra i 35 e i 42 anni, mentre prima era più consueto avere il primo figlio tra i 20 e i 35 anni. Quindi si va a ricadere in una fascia d’età (quella intorno ai 40 anni) in cui l’insorgenza di tumori è in generale un po’ più alta rispetto ai 20/30 anni. In secondo luogo c’è da tenere conto che le gravidanze tardive spesso sono frutto di fecondazione artificiale. Tali procedure richiedono delle terapie ormonali che le precedano per avere successo, quindi si determina una stimolazione della ghiandola mammaria e questo più aumentare il rischio di tumore.

Come avviene la diagnosi di un carcinoma mammario in gravidanza?

Tendenzialmente con l’ecografia, anche perché la mammografia usa le radiazioni e si tende a evitare (fatte salve situazioni particolari) e può essere dannosa per il feto. È inoltre poco determinante nella diagnosi, perché in gravidanza la mammella è molto densa e non consente di vedere molto. Inoltre, per completare il quadro diagnostico, è fondamentale effettuare una biopsia, che non presenta particolari controindicazioni per le donne in gravidanza e si può effettuare con una semplice anestesia locale.  In casi eccezionali si può ricorrere alla risonanza della mammella, talora usata per la diagnosi di patologia fetale, le cui controindicazioni in gravidanza non sono stringenti, ma tendenzialmente si preferisce l’ecografia, più rapida, efficace ed immediata, senza rischi.

Una volta completata la diagnosi, la collaborazione tra chirurgo, ginecologo e oncologo permetterà di capire quale sia il percorso terapeutico migliore.

Se si viene colpite da tumore mammario durante la gravidanza cosa bisogna fare?

Bisogna sicuramente rivolgersi a un centro specializzato, sarebbe un grave errore non farsi seguire accuratamente in una condizione di questo tipo, che è una condizione di fragilità a 360°. Occorre sincerarsi di avere a che fare con strutture che prevedano un team multidisciplinare composto da specialisti. Anche perché si tratta di una patologia intrinsecamente complessa, cui la gravidanza aggiunge un ulteriore elemento di complessità, e i protocolli da seguire cambiano in maniera molto rilevante a seconda del tipo di tumore che ci si trova a fronteggiare. Per questo motivo la biopsia è assolutamente prioritaria nell’individuazione delle strategie terapeutiche. L’appropriatezza terapeutica è determinante nella prognosi del tumore e nell’esito della gravidanza, ma, ci tengo molto a ricordarlo, tendenzialmente le gravidanze vanno a buon fine senza grosse complicanze per la madre e per il bambino. Non dobbiamo farci ingannare da notizie drammatiche che fanno scalpore: in molti casi è possibile intervenire chirurgicamente e spostare a dopo il parto l’inizio di trattamenti potenzialmente dannosi per il feto.