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Louise Glück, la poetessa che ha vinto il Nobel per la Letteratura 2020

Louise Glück

Ha vinto il premio Nobel per la Letteratura la newyorkese Louise Glück, poetessa e saggista con incarichi di docenza alla Yale University. Il riconoscimento conferito dall’Accademia svedese va a coronare una lunga carriera, cominciata nel 1968 con la pubblicazione del suo primo volume di poesie “Firstborn”, che l’ha condotta a essere riconosciuta già da tempo tra le autrici più importanti nel panorama letterario degli Stati Uniti. Sono stati 12 i volumi di poesie pubblicati nel corso della sua attività, una produzione copiosa che non ha mancato di suscitare polemiche (come nel caso del componimento “The Drowned Children”) ed è riuscita a legare ispirazioni mitologiche e naturalistiche a esperienze personali spesso struggenti, che l’hanno indotta ad affrontare tematiche quali perdita, trauma e depressione.

Tante sono le ispirazioni attribuite (e probabilmente a ragione) alle poesie di Louise Glück, le due più celebri Emily Dickinson e Sylvia Plath. Molti sono i fili che legano queste tre figure, ma la produzione della vincitrice del Nobel è tutt’altro che derivativa. Louise Gluck riesce infatti a trovare il perfetto baricentro tra intellettualismo e passione, la fusione ideale tra apollineo e dionisiaco. Una grande cura formale nello stile accessibile, perfettamente studiato nel ritmo e nella scelta lessicale, e le frequenti ispirazioni mitologiche sono una superficie cristallina che si apre improvvisamente su abissi emotivi profondissimi, costringendo il lettore a compiere un lungo viaggio dentro sé stesso.

Non è il primo riconoscimento Louise Glück: dal premio Pulitzer del 1993, vinto per “Wild Iris”, al National Book Award per il volume del 2014 “Faithful and Virtuos Night” sono state diverse le occasioni in cui la platea degli “addetti ai lavori” ha riconosciuto alla poetessa – che per di più è la dodicesima poetessa “laureata” degli USA, ulteriore riconoscimento ufficiale che le venne attribuito nel 2003 – il grande valore del suo operato. Con il conferimento del premio Nobel, arriva ad un pubblico più vasto questa voce poetica che, come recita la motivazione data dai 18 membri dell’Accademia svedese, “con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”.

Attualmente solo due delle sue raccolte sono state tradotte e pubblicate in Italia: “L’iris selvatico” (Giano, 2003) e “Averno” (Dante & Descartes, 2019). Alcune poesie compaiono nelle antologie “West of Your Cities” (minimum fax, 2003) e “Nuovi poeti americani” (Einaudi, 2006). Ma speriamo ben presto di poter apprezzare anche il resto!