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Mamme, il ritorno a scuola e la nuova normalità da emergenza Covid-19

Mamme, il ritorno a scuola e la nuova normalità da emergenza Covid-19

Era il 26 maggio 2020 quando verso la fine del lockdown dopo tre lunghissimi mesi, un rapporto di Save the Children dal titolo “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2020” ricordava a donne e mamme italiane che in quanto a carico emotivo ed organizzativo eravamo già al massimo della sopportazione e l’emergenza da Covid-19 non ha fatto che sferrare il colpo finale.

Battaglie su battaglie per poter dimostrare di poter aspirare ad avere tutto, carriera e famiglia, in “equilibrio” tra compromessi, desideri, aspirazioni e necessità e quando si stava finalmente cominciando a parlare di una vera ed equa distribuzione dei ruoli all’interno della famiglia, le donne e soprattutto le mamme, si sono ritrovate chiuse in casa a confrontarsi nuovamente con quelle piccole, grandi lotte quotidiane. Chi ha la memoria lunga ricorderà che verso la fine del 2019 iniziò a girare una raccolta di vignette che funzionarono un po’ come delle piccole epifanie per molte donne e i loro compagni, mariti e fidanzati. Dal titolo Bastava chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano della blogger e fumettista francese Emma, introduceva il concetto di “carico mentale domestico” e accendeva un campanello d’allarme anche nella nostra società per sottolineare quanto la gestione della vita casalinga, dell’organizzazione domestica fosse spesso a quasi totale discrezione della componente femminile e ancora, quanto la maternità fosse ancora percepita come un lusso, un desiderio e non anche un diritto. Tenendo ben presente questa situazione, è facile immaginare o constatare quanto la riorganizzazione di lavoro, spazi, vita che l’emergenza da Covid-19 ha portato, abbia penalizzato in primis le donne che spesso sentono in automatico su di loro il peso dell’organizzazione familiare perché culturalmente il mondo in cui vivono dentro e fuori casa, le convince che sia così. “Quello che è accaduto a marzo ci ha messo a dura prova perché è stato un cambiamento repentino che ci ha sconvolto tantissimo, in diversi ambiti. Non c’era soltanto il fatto che i bambini fossero a casa e che noi fossimo tutti insieme a casa, ma bisognava gestire tutte le emozioni che c’erano in quel momento: incertezze dubbi e senso di precarietà e una grande limitazione della libertà” ricorda Teresa Pomponi, psicologa e mamma di Cesare, 2 anni.

Lockdown ed estate 2020: Quello che è stato
Lockdown ed estate 2020

Lockdown ed estate 2020: Quello che è stato

Per fare un veloce riassunto delle puntate precedenti, il lockdown e i mesi immediatamente successivi sono stati quelli dove la mancanza della scuola si è fatta sentire come un macigno, ancor più dell’assenza del lavoro per alcuni.  “È stato un momento agrodolce – racconta Fabia Bettini, mamma di Alice 15 e Tito 6 e co-direttore artistico di Alice nella Città, sezione indipendente della Festa del Cinema di Roma dedicata alle giovani generazioni. Prosegue la Bettini: “è stato difficile gestire tutto quanto da casa, il lavoro, i bambini e la didattica a distanza non era semplice, a volte non ti sentivi all’altezza su certe cose soprattutto quando ti rendevi conto che riuscivi a spiegare solo nozioni”. C’è chi ha dovuto virtualmente tornare a scuola con i propri figli per riuscire a sostenere la didattica a distanza con cognizione di causa e chi si è inventato giochi su giochi per stimolare la creatività del più piccoli e non rimbambirli tra tablet e cartoni animati.  

Nella stra-grande maggioranza dei casi sono state le mamme quelle in prima linea in queste mansioni, spesso complice il fatto che, se parliamo in termini di numeri e statistiche, sono ancora gli uomini ad avere lavori migliori o meglio retribuiti e in un gioco al massacro di chi può rinunciare, spesso sono e sono state le donne quelle a mettere da parte la carriera, forzate in un part-time o le dimissioni. La più grande difficoltà del lockdown – racconta Stefania, impiegata e mamma di Alessandro 3 anni e Francesco 1 anno – è stata l’impossibilità di conciliare la vita lavorativa con quella familiare, fatta di orari e abitudini inconciliabili con un lavoro di ufficio fatto di conference call continue. Emotivamente è stata durissima, cercare di spiegare a due bambini sotto i 3 anni che mamma è fisicamente a casa ma non è possibile disturbarla e andare da lei ogni volta che si vuole. Da parte mia la frustrazione di potermeli godere molto di più solo in teoria ma non in pratica. Se devi lavorare non puoi giocare con loro” conclude. Conferma un sentimento di frustrazione anche Roberta, libera professionista e mamma di Lucrezia 3 anni e mezzo: “Come genitore mi sentivo sempre in difficoltà come se non riuscissi mai a sentirmi effettivamente soddisfatta di come era andata una giornata. Ho cercato di stabilire una sorta di calendario giornaliero però nel momento in cui non riuscivo a seguirlo mi sentivo frustrata oltre che impegnata a non far capire alla bambina il mio stress”.

La nuova normalità: quello che è e che sarà
E ora, la nuova normalità

La nuova normalità: quello che è e che sarà

Con tutto questo quadro di difficoltà che ci siamo lasciati alle spalle, siamo di fronte ad una nuova sfida: la ripartenza. La “nuova normalità” comporta molte regole da seguire ed a quelle che ormai abbiamo quasi acquisito di default come indossare la mascherina e praticare il distanziamento, si stanno aggiungendo quelle per permettere ai figli di tornare a scuola. A poche settimane dall’inizio dell’anno scolastico, con i contagi nuovamente in aumento, il problema crescente è quello dell’impossibilità di snellire le procedure di risoluzione dei possibili sospetti Covid. Aumentano i drive-in per i tamponi rapidi ma resta l’obbligo per cui, un semplice raffreddore, a valutazione del pediatra, può innescare un meccanismo di attese, paranoie e ansie per i propri figli e quelli degli altri a cominciare dai tre giorni di assenza da scuola che obbligano al tampone. Come lo stiamo affrontando? Quali sono i sentimenti dominanti? Prova a rispondere nuovamente Roberta: “tra me e mio marito, essendo io lavoratrice autonoma e lui dipendente, dobbiamo fare per forza una scelta, io non ho scadenze come lui, quindi sono io a seguire la gestione della bambina e le cose extra di casa. Voglio andare avanti fiduciosa però, questo è il periodo in cui dobbiamo tutti essere più responsabili. Come genitore brancoliamo un po’ tra ansia e fiducia che vogliamo dare alle istituzioni portando i bambini a scuola, sperando che non succeda nulla e che si comportino tutti come ti stai comportando tu”. Cerca invece di fare del suo meglio Fabia Bettini, alle prese anche con l’inizio della sua rassegna cinematografica di cui condivide la direzione con il marito Gianluca: “Io penso che il periodo post-lockdown sia stato quasi peggio – commenta – le più penalizzate sono state e sono le madri che difficilmente riescono a delegare. Con i nuovi ritmi lavorativi alle donne che lavorano si sta chiedendo un sacrificio davvero enorme anche a causa delle uscite da scuola con orari scaglionati, le difficili soste, un’organizzazione difficile che ricade sulla famiglia e sulle mamme che cercano di barcamenarsi come possono”.

Affrontare il futuro

“Come affermava Darwin, resiste di più la specie più adattabile e non la più forte” sottolinea Teresa Pomponi e con questa frase come ispirazione non resta che cercare di vedere i lati positivi di questa nuova vita che stiamo vivendo. Non aver paura di chiedere aiuto, costruire una rete e scegliere di continuare un percorso di emancipazione da condizionamenti culturali che ci hanno relegato per anni si può fare anche in questa nuova normalità. Bisogna solo scegliere di affrontare ogni cambiamento con morbidezza e flessibilità. Accetta infatti serenamente questa nuova condizione Stefania che preferisce di gran lunga queste mille regole ad un nuovo lockdown: “Se questo è l’unico modo per riprendere una vita normale, i nuovi protocolli mi sembrano il minimo per poter andare avanti, diventeremo più coscienziosi ed avremo in futuro un’attenzione diversa verso il prossimo”. Siamo solo ad ottobre ma possiamo superare anche questo anno di cambiamento e uscire più forti, flessibili e pronte a nuove sfide come quattro ore di fila in auto per un tampone al drive-in di qualche ospedale.