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L’esperto risponde – Cosa c’è da sapere sul papilloma virus?

L’esperto risponde – Cosa c’è da sapere sul papilloma virus?

Ammettiamolo, ci sono argomenti di cui si fa fatica a parlare con disinvoltura, tra questi i problemi connessi alla salute delle nostre parti intime si aggiudicano sicuramente un posto molto elevato in classifica.

L’imbarazzo deve tuttavia cedere il posto alla corretta informazione, soprattutto quando si affrontano patologie estremamente diffuse e potenzialmente dannose come le infezioni da papilloma virus (HPV), che in alcuni casi sono addirittura responsabili dell’insorgenza di gravi tumori maligni. Su questa – come su altre malattie sessualmente trasmesse – è importantissimo accrescere il livello di awareness in special modo tra i giovani, che rappresentano una fascia di popolazione molto a rischio.

Scoprire il virus e i suoi diversi ceppi, avere chiare le modalità di prevenzione e conoscere le indicazioni terapeutiche migliori per tenere a bada i suoi sintomi, sono le migliori armi a nostra disposizione per arginare l’HPV. Per questo abbiamo chiesto al professor Giovanni Miniello, Ginecologo e Sessuologo, Visiting Professor di Colposcopia e Microscopia Diretta, Trainer dell’International Agency for Research on Cancer, Consulente Internazionale per le Nazioni Unite, di parlarci in modo chiaro e approfondito di questa infezione.

Professor Miniello, iniziamo dalle basi: cos’è l’HPV?

Il papilloma virus (Human Papilloma Virus o HPV) rappresenta un gruppo di virus che raccoglie ben 200 ceppi o genotipi distinguibili in due gruppi: quelli a basso rischio (LR) e quelli ad alto rischio (HR) di cancro o carcinoma del collo dell’utero (detto cervice uterina). L’infezione da HPV è ad oggi una delle più diffuse malattie sessualmente trasmesse.

Quanto è diffuso il papilloma virus?

Si tratta di un’infezione molto diffusa: si stima infatti che circa l’80% della popolazione sarà infettato da uno o addirittura più genotipi del virus nell’arco della propria vita. Bisogna però fare distinzioni, perché la raccolta dei dati sulla sua diffusione è dipendente dal genere dei soggetti affetti. Infatti, mentre nella donna l’HPV test ha una sensibilità – e quindi un’attendibilità – che sfiora il 100%, nel maschio il test (che viene eseguito sul prepuzio del pene) non è altrettanto attendibile, in quanto si registra un alto numero di falsi negativi.

Attenzione però, perché i test genetici non sono del tutto infallibili nemmeno nella popolazione femminile: il virus può in alcuni casi risultare latente, cioè non rilevabile con il test genetico, cionondimeno può causare lesioni pre-tumorali rilevabili al PAP test e individuabili con l’ausilio della colposcopia.

Perché è così importante prevenire l’infezione da HPV?

Perché alcuni genotipi di HPV sono strettamente correlati allo sviluppo di tumori maligni molto pericolosi. I diversi ceppi del papillomavirus sono connotati ciascuno da un numero. L’HPV 16 e 18, per esempio, sono responsabili del 70% di tutti i casi di cancro della cervice uterina, la quarta più comune neoplasia che interessa le donne di tutto il mondo. Il papilloma virus infetta anche la pelle e le mucose di vari distretti. Nella maggior parte dei casi l’HPV non è dannoso, ma in alcune circostanze più rare può causare lesioni tumorali della vulva e della vagina e del pene. Talvolta causa l’insorgenza di tumori che colpiscono la regione anale e la cavità buccale, e questi sono molto più frequenti nella popolazione maschile che in quella femminile.

Quali armi di prevenzione abbiamo a disposizione oggi?

La protezione nei confronti del papillomavirus si basa essenzialmente su corrette abitudini sessuali, come limitare il numero dei partner sessuali e l’uso del condom. Il profilattico maschile non è tuttavia del tutto efficace nel prevenire l’infezione da HPV in quanto la trasmissione può avvenire anche attraverso il contatto di regioni che non sono coperte dal preservativo come pube, vulva, ano, perineo, base del pene, scroto, nonché la pelle. Cionondimeno, il condom riduce notevolmente la carica virale.

Una svolta epocale nella prevenzione primaria di questa infezione è rappresentata dall’introduzione del vaccino. Tre tipi di vaccini HPV sono stati introdotti sul mercato negli ultimi 15 anni: il vaccino quadrivalente (contro 4 tipi di HPV) nel 2006, il bivalente (contro 2 tipi) nel 2007 e il nonavalente (contro nove tipi) nel 2014. Tutti i vaccini hanno in comune la protezione verso i genotipi 16 e 18 ma è utile precisare che persino il vaccino nonavalente non protegge da tutti gli oltre 150 tipi di HPV ad alto rischio esistenti. Per fortuna, la profilassi riguarda i ceppi che causano il 71-90% dei casi di carcinoma cervicale e sino al 90% dei condilomi (le cosiddette “verruche genitali” o “creste di gallo”, altra manifestazione clinica abbastanza comune dell’infezione da HPV). Per tale ragione, le persone vaccinate non devono sentirsi completamente immuni dal papilloma virus. Va inoltre ribadito che non sono per nulla rari i casi di infezione da ceppi di HPV per cui ci si è vaccinati.

Di conseguenza non va mai trascurata la prevenzione rappresentata dallo screening periodico con il Pap test, a cui devono aderire sia le donne non vaccinate che quelle vaccinate.

Se viene diagnosticato il papillomavirus, cosa bisogna fare e cosa si deve evitare?

La maggior parte delle infezioni da HPV ad alto rischio si risolve spontaneamente entro 1-2 anni, ma nel 5-10% delle donne infette l’infezione persiste e può sviluppare circoscritte lesioni pre-tumorali, che si aggravano progressivamente. Per fortuna, questa progressione necessita di molti anni e a volte di decenni. Sottoporsi a periodici Pap test ed eventualmente all’esame colposcopico – che consiste nel guardare il collo dell’utero con uno strumento ottico, chiamato colposcopio, per consentire allo specialista di individuare eventuali lesioni – permette di individuare iniziali trasformazioni cellulari o alterazioni colposcopiche che possono essere rimosse agevolmente in ambito ambulatoriale. Per quanto riguarda le lesioni anali indotte dal papillomavirus, sfortunatamente non esiste un HPV test per l’ano, ma un’accurata anoscopia che si esegue con l’utilizzo del colposcopio, può far sospettare l’insorgenza di displasie anali. Per diminuire la carica virale, prerogativa essenziale per la negativizzazione del virus, è consigliabile utilizzare il profilattico ed evitare rapporti oro-genitali.

Quali sono le terapie oggi disponibili?

Come per la gran parte delle infezioni virali, non esiste ad oggi una terapia specifica per l‘HPV. In commercio sono tuttavia disponibili vari prodotti non farmacologici, in forma di gel e ovuli vaginali, oltre a spray da applicare sulla pelle e sulle mucose. Questi prodotti, pur contenendo sostanze naturali diverse, hanno in comune l’obiettivo di stimolare la risposta immunitaria e/o un’azione riparatrice e rigeneratrice delle mucose genitali. Tra questi ricordiamo il betaglucano,per la sua riconosciuta attività immunostimolante e immunomodulatoria, e che in specifici prodotti commerciali è associato all’argento micronizzato, noto per favorire la cicatrizzazione delle lesioni.

Ebbene sì, purtroppo non esiste ancora una terapia specifica per l’HPV. La ricerca, tuttavia, lavora instancabilmente per intervenire in modo efficace sulle manifestazioni cliniche, pap test anomali o alterazioni colposcopiche e per aiutare il nostro sistema immunitario a combattere il virus, qualora presente. Attualmente esistono dispositivi medici non farmacologici, come Colpofix, un gel vaginale nebulizzabile del gruppo nutraceutico Uriach Italy, che, attraverso un meccanismo brevettato, permette di erogare il prodotto direttamente sulla cervice uterina, favorendo una distribuzione uniforme ed efficace del preparato. L’azione sinergica di carbossilmetilbetaglucano e polycarbophyl, i componenti contenuti nella formulazione di Colpofix, si è dimostrata capace di stimolare la risposta immunitaria del tessuto cervicale, in concomitanza con un’azione riparatrice e rigeneratrice delle mucose genitali e di ripristino del microbiota vaginale nelle donne affette da HPV. A dirlo è stata una ricerca del 2020 pubblicata su BioMed International Research, che ha coinvolto 784 donne con HPV test positivo o diagnosi lesioni al collo dell’utero di lieve entità. Per la sua efficacia e innovatività, il prodotto ha vinto nella categoria Excellence in Pharma: Finished Formulation alla 17esima edizione dei CPhI Pharma Awards durante il Festival of Pharma, la più grande fiera farmaceutica al mondo.