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Bhasha Mukherjee: essere Miss Inghilterra e Medico ai tempi del covid

Bhasha Mukherjee: essere Miss Inghilterra e Medico ai tempi del covid

Una storia di bellezza, determinazione, impegno e generosità, che sbriciola definitivamente ogni possibile stereotipo ancora appiccicato alle reginette di bellezza, agli immigrati, all’impegno civile degli adolescenti, e persino alla dicotomia tra scienza e spiritualità. Miss Inghilterra, la dottoressa Bhasha Mukherjee, si racconta a Pink Society

24 anni, bellissima, laureata in Medicina e Chirurgia, Miss Inghilterra in carica e un QI di 146 che la classifica come genio, la dottoressa Bhasha Mukherjee ha conquistato i media di tutto il mondo, per aver coraggiosamente scelto di mettere la corona in un cassetto e indossare di nuovo il camice da medico per affrontare l’emergenza Covid a fianco dei suoi colleghi. Una storia di determinazione, impegno e generosità, che sbriciola definitivamente ogni possibile stereotipo ancora appiccicato alle reginette di bellezza, agli immigrati, all’ impegno civile degli adolescenti, e persino alla dicotomia tra scienza e spiritualità. Bhasha si racconta a Pink Society, che l’ha raggiunta al termine di uno dei suoi turni all’ospedale pubblico di Derby.

Bhasha Mukherjee: essere Miss e Medico ai tempi del covid

Diventare Miss e Medico nel giro di poche ore. “Molti pensano che le ragazze che partecipano a un concorso di bellezza siano belle ma svampite, beh si sbagliano, possiamo dimostrare che si può usare il successo, l’influenza e la fama per fare qualcosa di buono e importante per gli altri”, disse alle telecamere una delle candidate a Miss Inghilterra qualche giorno prima della finale. Poteva essere una delle tante risposte posticce tipo la classica “voglio la pace nel mondo” per cui si usava prendere in giro le bamboline dei concorsi di bellezza.  Peccato che a pronunciarla, nell’agosto dell’anno scorso, sia stata la dottoressa Bhasha Mukherjee, che non lo ha solo detto, ma prima di tutto lo ha fatto. Nei giorni precedenti all’incoronazione aveva ricevuto la notizia di essere stata ammessa come tirocinante al Pilgrim Hospital di Boston (Lincolnshire), così soltanto poche ore dopo l’incoronazione, salì su un treno alle 4 del mattino per prendere servizio in ospedale come junior Doctor. Nei mesi successivi, però, decise di mettere momentaneamente da parte la sua carriera medica per girare il mondo. No, non per fare la modella, piuttosto per essere un modello.

La Miss britannica originaria di Calcutta, all’inizio di quest’anno ha infatti partecipato come ambasciatrice per vari progetti di beneficenza, e aveva in programma ancora viaggi in Africa, Turchia, Pakistan e altri Paesi asiatici che l’avrebbero tenuta impegnata fino ad agosto. A marzo, però, mentre era in India per far visita ad alcune comunità per bambine abbandonate, per conto di un’associazione no profit inglese, nel Regno Unito è scoppiata la prima ondata della pandemia, e senza pensarci un attimo, ha deciso di tornare e riprendere il suo posto in ospedale.

Medico di base per prevenire le ospedalizzazioni…  Attualmente Bhasha sta completando il tirocinio al Royal Hospital di Derby, la città inglese dove si trasferì con la sua famiglia quando aveva 9 anni. È passata da poco a prestare servizio in psichiatria, dopo aver completato le rotazioni quadrimestrali nel reparto di pneumologia e poi chirurgia. Sulla specializzazione la giovane dottoressa ha già le idee chiare: “lavorerò come medico di medicina generale [medico di famiglia], perché mi piace la medicina preventiva, il mio obiettivo è curare i miei concittadini sul territorio, all’interno della comunità, evitando che finiscano in ospedale. Inoltre ho un particolare interesse per le malattie croniche come il diabete, e per la salute mentale”. Una scelta non banale, date le sue potenzialità, così come inusuale la motivazione che l’ha spinta a intraprendere gli studi di medicina, a parte la precoce propensione a prendersi cura degli altri: “Adoro i puzzle, e fare una diagnosi e curare qualcuno è molto simile a completare un puzzle, quindi ho capito presto di voler diventare un dottore”.

… ma anche Miss. Tra le tante passioni di Bhasha c’è sempre stato il teatro e la danza popolare, la rajasthani folk dance, che ha coltivato fin dai tempi della scuola e non ha mai abbandonato, poi ha iniziato come modella “a 16 anni, come lavoro occasionale, giusto per guadagnare qualcosa mentre studiavo. Il concorso di Miss Inghilterra è stato solo un tentativo di fare qualcosa di nuovo, ma senza alcuna aspettativa, un modo per lasciarmi una porta aperta”. Inevitabile chiederle se le è mai capitato di essere riconosciuta dai suoi pazienti: “No davvero – ride – da quando sono tornata indossiamo ininterrottamente la mascherina, e poi fino a qualche settimana fa ero in chirurgia, e come potrai immaginare i pazienti che entrano in quel reparto hanno ben altro a cui pensare”.

E una identità tra cittadinanza inglese e sangue indiano Miss Inghilterra con spiccato british humour, spesso si mostra in abiti tradizionali e balla danze del folklore indiano, “Non credo ci sia una dicotomia tra l’essere indiana e l’essere inglese, perché non c’è una definizione rigida e univoca di cultura ‘british’ che è di per sé meticcia, inevitabilmente influenzata dalla storia dell’impero britannico. Per farti un esempio banale il piatto nazionale inglese è il chicken Tikka, ma di fatto è un cibo ispirato alla cucina indiana – spiega Basha – l’India poi veniva chiamata ‘il gioiello delle Corona’ ai tempi dell’impero, quindi non ho alcun imbarazzo ad ammettere e ad ostentare le mie origini. Porto con me orgogliosamente l’eredità di una civiltà millenaria e ben definita, molto più ricca di quella esclusivamente britannica, che ha contribuito all’economia e al progresso della scienza, non solo nel Regno Unito ma in tutto il mondo, quindi la mia origine indiana non sottrae, bensì aggiunge, valore alla mia identità e al mio essere cittadina inglese.

Un aspetto caratteristico del suo Paese d’origine è anche la grande attenzione alla spiritualità, che nella visione occidentale potrebbe mal conciliarsi con un mestiere che si basa sulla scienza, ma non per la dottoressa Mukherjee, che definisce il suo rapporto con la religione molto personale, “da persona che studia e pratica la medicina sicuramente seguo la scienza, ma posso dirti che sono molto credente, e non ritengo che le due cose siano incompatibili. Vedo la scienza e la spiritualità come due metà dello stesso cerchio, che un giorno si congiungeranno per chiuderlo. La scienza semplicemente non ha ancora scoperto tutto, non ha ancora la tecnologia per vedere e spiegare ciò che la spiritualità racconta, che oggi risulta invisibile ma c’è, e un giorno riuscirà a essere svelato. È solo una questione di tempo e di progresso scientifico”

Combattere gli haters e il razzismo con un esercizio quotidiano di positività. Già gli organizzatori della kermesse avevano sottolineato che la presenza di Bhasha, “ha portato  un senso di diversità al concorso grazie alle sue origini, che riflettono veramente l’Inghilterra di oggi”, eppure non tutti accettano queste origini, ancora oggi nel 2020 c’è chi nega la sua legittimità a rappresentare la nazione, “Si è vero, ricevo spesso sui social commenti sgradevoli, ma davvero non mi hanno mai turbata, anche perché ogni giorno sono sommersa da centinaia di risposte positive di ammirazione e affetto, e sono troppo concentrata su cosa posso fare per ringraziare e ispirare coloro che credono in me, che mi seguono e mi supportano. Ad essere onesti – aggiunge la Miss con un certo umorismo – finora l’odio dei leoni da tastiera a me non è costato nulla, né denaro né altro, perciò non mi riguarda. Problema loro, non mio”.

Eppure non è facile essere un’”immigrata” nemmeno nel multiculturale Regno Unito, e il problema non si limita ai social network né alla sua elezione, “sin da bambina ho sperimentato come tanti quello che è chiamato ‘covert racism’ [razzismo occulto] – ammette – è qualcosa di molto difficile da spiegare a parole, lo puoi solo avvertire perché è impalpabile e mai esplicito, ma è sempre lì, e tu lo senti tutto il tempo senza poterci fare niente”. Ciò a cui si riferisce Bhasha è un fenomeno ancora poco considerato in Italia, sebbene presente, ed è quella particolare forma di razzismo implicita, talvolta persino inconscia perché deriva da stereotipi o luoghi comuni, che si traduce in “micro-aggressioni” verbali di contenuto ostile o dispregiativo, messaggi passivo-aggressivi, discriminazioni subliminali e nascoste da metodi evasivi, comunque difficili da documentare. Ma il problema in realtà è più universale, non riguarda solo le minoranze, ma può accadere a ognuno di noi, “Se ci pensi è in qualche modo inevitabile, chiunque, ovunque andrà, la maggior parte delle volte si troverà a subire una qualche forma di discriminazione, anche indipendentemente dall’ etnia, se vogliamo è la legge della giungla e – aggiunge – partiamo anche dal presupposto che non si può piacere a tutti, dobbiamo semplicemente accettarlo e gestirlo”. Il segreto, secondo la ragazza, è concentrarsi sugli aspetti positivi della propria vita e coltivarli, come hanno fatto i suoi genitori che sono stati lavoratori immigrati, “se ti trovi in una situazione come questa, finché hai una persona o due di cui ti fidi su cui contare, con cui condividere il tuo tempo e i tuoi sogni, puoi tranquillamente costruirti una esistenza piena e felice, al di là delle ore o dei giorni che sei costretta a trascorrere con persone che tentano di renderti la vita difficile. Non si tratta – specifica – di subire o far finta che non esista, è comunque una battaglia, ma che si traduce in una scelta attiva, un esercizio quotidiano positivo”.

“The Generation Bridge Project”, la no-profit fondata a 16 anni. Il volontariato è stato il fil rouge della vita di Bhasha, infatti il suo impegno è iniziato ben prima della sua elezione, con la fondazione,  a soli 16 anni, della Generation Bridge Project, una associazione no-profit che si occupa soprattutto di tenere compagnia agli anziani nelle RSA, organizzando concerti e spettacoli danzanti, chiacchierate e sessioni di bellezza per le signore, “per stimolarli e coccolarli, per farli sentire ancora parte importante della comunità, perché non può esserci salute fisica senza benessere psicologico”.

Una scelta insolita per un sedicenne, ma non per una come lei, abituata a coniugare cuore e ragione, generosità e determinazione, che ci spiega che in Inghilterra per essere ammessi alla facoltà di Medicina devi dimostrare di avere già una solida esperienza nel volontariato e nell’assistenza ai bisognosi, ma non è semplice per i giovani presentarsi in ospedale e chiedere di fare i volontari, spesso non vengono presi sul serio. “In quel periodo frequentavo altri amici che come me volevano diventare dottori o infermieri, e nessuno di noi voleva arrendersi, così pensammo semplicemente di fare da soli e fondare una nostra associazione riconosciuta. In questo modo – ricorda – abbiamo fatto qualcosa di utile per la comunità e contemporaneamente abbiamo accumulato l’esperienza necessaria per la nostra ammissione”. Ora che tutti loro sono laureati, si impegnano ad accogliere e preparare i ragazzi che vogliono dedicarsi al volontariato, compresi gli studenti che aspirano a frequentare facoltà sanitarie e che possono così ottenere un certificato o un lettera di raccomandazione della fondatrice, “facciamo davvero da ponte tra due generazioni: cerchiamo di colmare i gap sociali, tra i giovani che cercano di costruirsi un futuro nella società e gli anziani che hanno fatto questa società e hanno ancora tanta saggezza da offrire.

Quest’anno, le restrizioni dettate dalla pandemia hanno impedito le visite, quindi Bhasha ha prontamente riorganizzato il lavoro dell’associazione, adeguandone gli scopi: “Il lockdown può essere molto duro da sopportare e può minare la salute mentale, così abbiamo messo in piedi un ‘Circolo di Ascolto’ in cui volontari addestrati, che parlano diverse lingue, offrono il loro tempo per ascoltare chiunque senta il bisogno di sfogarsi o raccontare le proprie paure.”

Bhasha Mukherjee @Aryavisuals

E il suo futuro dopo la pandemia? Bhasha Mukherjee cederà ufficialmente la sua corona di Miss Inghilterra nell’aprile del 2021, poiché la nuova edizione è stata rimandata a causa della pandemia. Ma cosa accadrà dopo la fine di quest’incubo? Sceglierà la sua carriera di medico o quella dello show business?“Entrambe! – risponde decisa, e poi con ironica ingenuità chiede – Perché, dici che non posso?”.