Libri: Dall’altra parte

Non è un libro facile. Parla di donne e della loro meravigliosa capacità di andare oltre.
Alcune di loro fino a quel momento non avevano mai preso un treno, altre non sapevano nemmeno cosa fosse la lotta armata, le brigate rosse, la rivoluzione del proletariato. Altre ancora erano addirittura analfabete: hanno imparato a leggere su quei convogli, durante le lunghe ore di viaggio tra un carcere e l’altro, a volte alla ricerca dei figli, trasferiti senza preavviso, magari nottetempo, magari da un capo all’altro della penisola.
Mamme, sorelle, fidanzate, compagne, mogli. Donne. Capaci, loro sì, di una rivoluzione – sociale, culturale, personale – per seguire il figlio, il fratello, l’uomo della loro vita, senza chiedergli e senza chiedersi perché. Gli uomini no. Gli uomini, i padri soprattutto, nella maggior parte dei casi hanno preferito chiudersi in sé stessi, per vergogna, incapacità di reagire ad un evento certamente enorme: hanno cancellato, dimenticato, lasciato alle mogli tutto il peso, psicologico e fisico, di un figlio in carcere, l’umiliazione delle perquisizioni, anche intime, prima di entrare nella sala dei colloqui, con un vetro a dividere le colpe, ad attutire le voci, negare il conforto di un contatto, una carezza, un gesto d’affetto. Così per un tempo dilatato, infinito.
“Dall’altra parte” è un bel libro, un libro sulla forza delle donne – le donne sono meravigliose, hanno una marcia in più – sulla loro odissea al seguito di un parente arrestato per motivi politici, che prescinde dal giudizio storico sugli anni di piombo. Ogni testimonianza parla una lingua propria; a tutte sono comuni paure e vessazioni – l’articolo 90, la tortura, le perquisizioni vaginali, i colloqui attraverso i vetri, le denunce – ma anche i comitati di lotta e di appoggio ai detenuti. Le vicende individuali divengono esperienza collettiva di solidarietà, che per molte significa presa di coscienza di sé, della propria identità sociale e familiare.
“Dall’altra parte”, pubblicato da Feltrinelli, è stato scritto dalla storica Lidia Santilli e da Prospero Gallinari, uno dei fondatori delle Brigate Rosse, deceduto qualche anno fa.
Gino Tomasini, bresciano, 56 anni, Giornalista Professionista
Studi di filosofia, poi Master in “Relazioni Pubbliche d’impresa”, all’Università IULM di Milano
Esperienze lavorative: inizio in radio nel 1990; poi 4 anni suddivisi in tre quotidiani locali tra Bergamo e Brescia come cronista di nera; 2 anni da responsabile del telegiornale e dei servizi giornalistici in una tv bresciana; 10 anni come caporedattore in un’agenzia di pubbliche relazioni, dal 2006 communications manager in una multinazionale farmaceutica.
Appassionato di libri.