Meravigliose creature
…sono chimere, sirene, serpenti blu e unicorni ma anche leopardi dall’aria triste e dimessa. Assomigliano a bestie magiche e vivono nei bestiari antichi… Quello di Aberdeen, in Inghilterra, forse, è il più bello di tutti
Che i serpenti a due teste non si accoppiano con i gatti e che i draghi non sputano fuoco, lo sappiamo tutti: certe creature non esistono. Non esistono ma sono meravigliose.
Nessuno di noi incontrerà mai leoni o iene con zampe d’uccello, elefanti blu con gli occhi enormi che sono poco più grandi di un agnello, o unicorni e cavalli alati. Lo sapevano anche nel Medioevo. Anche se i bestiari medioevali ci fanno quasi credere che certi meravigliosi esseri siano vissuti davvero, magari in epoche lontanissime.
Non ci si crede, ma i bestiari non sono album approssimativi di animali sconosciuti. Offrono un identikit di esseri veri. Veri, non esatti.
Il loro compito è raccontarci il mondo esatto del naturalista, ma ciò che è vero: per gli antichi, queste due parole non sono né sinonimi né concetti assimilabili. Per loro, ciò che è esatto non è detto che sia vero. Ciò che è “vero” esiste oltre la nostra normale percezione sensoriale. Va oltre, va al di là.
In altre parole, i bestiari non sono una foto naturalistica e naif del mondo che vediamo, ma sono un insieme di codici, simboli e metafore del sapere. E’ stata la sapiente regia della Chiesa e quella dei dotti a costruire un lessico potente attraverso le meravigliose creature dei bestiari che non usa solo colori, inchiostro, oro e forme eleganti.
I bestiari sono vere e proprie enciclopedie del sapere filosofico e dotto, non del regno animale. E’ attraverso i bestiari che il sapere si propaga, ci catechizza, predica, istruisce, mitica costumi, proclama ed educa.
Le meravigliose creature imprigionate nei bestiarivenivano infatti accompagnate da spiegazioni moralizzanti e religiose. A ogni animale era associato un vizio o una virtù; il messaggio del bestiario era quello di scegliere e orientare comportamenti positivi necessari a guadagnarsi la salvezza e il Paradiso: venivano fatti vivere persino nei portali scolpiti delle nostre cattedrali, nella letteratura di corte, nei poemi miniati e nell’immaginario vivacissimo di ogni uomo.
Sapete qual è uno degli esemplari più belli di bestiario? È quello di Aberdeen (è conservato nella Biblioteca dell’Università di Aberdeen, sfogliabile su http://www.abdn.ac.uk/bestiary/ms24/f1r).
Si tratta di un manoscritto inglese del XII secolo con oltre 120 figure di animali (ma anche di piante e minerali) realizzate con la tecnica della miniatura. Appartenuto a re Enrico VIII, sembra essere stato molto letto e sfogliato dalla famiglia reale, essendo molto usurato sui bordi delle pagine.
Anche se sono passati mille anni, è capace di raccontarci, con le sue coloratissime immagini, la favola più bella che c’è, cioè quella biblica della Creazione.
Le sue prime pagine sono dedicate alle varie fasi illustrate dei sette giorni della Creazione. Di seguito, poi, inizia a descrivere le specie animali che popolano il mondo, quello “vero”: illustra il leone, spesso collegato al coraggio e alla regalità, che appare come re degli animali, e vieneassociato alla figura di Cristo. La descrizione prosegue con altri felini, la tigre, il pardo (leopardo) e la pantera: ognuno è accompagnato da un testo che ne dice le caratteristiche e significato allegorico.
Alcuni sono associati a caratteri negativi; tra i serpenti sono immortalate creature mitologiche quali il basilisco (noto per il suo letale veleno), il drago (da sempre associato in Europa a significati malevoli e talvolta satanici), le sirene (seduttrici e ingannatrici).
E poi ci sono animali che meritano persino un sorriso: il leopardo che ha zampe anteriori estremamente tozze e una testa enorme, non ha un volto tanto feroce, ma sembra triste; il serpente blu cheha due teste e due precise volontà, ciascuna vuole portare il serpente dove vuole lei, anche nella direzione opposta all’altra, immobilizzandolo. La iena, ancora, ci colpisce per la sua bruttezza, diventando ridicola, più che temibile: non ha peli ma solo aculei e zampe ad artiglio, poco stabili e sicure per un animale così aggressivo.
Sono animali realistici solo in alcune parti, gli animali dei bestiari antichi: hanno il colore della fantasia e sono il frutto di un’immaginazione vivacissima, ricchi di dettagli curiosi e proporzioni deformi. Ma hanno storie che sarebbero ancora capaci di riempire pagine e pagine di storie, romanzi, poemi.
Soprattutto sanno raccontare atmosfere meravigliose e mondi straordinari, ma anche pericoli e cattiverie inaudite. Questi animali, non esatti ma veri, non invecchieranno mai e vivranno per sempre nel mondo di ciascuno di noi: le sirene provocatrici esisteranno sempre; anche l’invidia avrà sempre un pelo lucido perché ben alimentata. E il veleno, anche quando letale, scorrerà a fiumi, mischiato con la bellezza e la dolcezza di animali affascinanti.
Vive e lavora a Genova, insieme ai suoi libri, dove svolge la propria attività di giornalista professionista e studiosa di storia della critica d’arte e Futurismo. Convive con la SM da 18 anni. Ama la scrittura e le parole, il figlio, la vita, la sua famiglia.
Al suo attivo molte pubblicazioni e monografie di storia dell’arte. Svolge la professione giornalistica con passione da oltre trent’anni, si muove tra la carta stampata, i nuovi media, la TV. Ama parlare delle persone, con la gente e sempre a vantaggio della cultura sociale che fa crescere e aprire occhi e cuore. “Le persone sono sempre scopo primo e ultimo della mia scelta professionale, come servizio agli altri. Senza riserve”.