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“Musa e Getta”: 16 scrittrici per 16 muse

Le mitiche Muse hanno abbandonato il monte Elicona e già da tempo hanno lasciato a donne in carne e ossa il compito di ispirare le opere di grandi artisti e pensatori. “Musa e getta”, antologia di racconti recentemente edita da Ponte alle Grazie, riscopre queste figure ispiratrici, grazie alle voci di 16 tra le scrittrici italiane più conosciute e apprezzate.

Abbiamo incontrato le curatrici dell’opera, Arianna Ninchi e Silvia Siravo, che ci hanno raccontato qualcosa in più su questo interessante progetto che celebra e riscopre i talenti delle donne.

Chi sono le Muse a cui è dedicata la raccolta?

Quando abbiamo steso il progetto per presentarlo alla casa editrice abbiamo utilizzato questa definizione: donne che sono state fonte d’ispirazione per i loro uomini e che si sono sentite dire “non ti muovere” più spesso di quanto non si siano sentite dire “ti amo”. C’è un grande cono d’ombra sul ruolo giocato dalle compagne degli artisti nel loro processo creativo, tanto che su Wikipedia alla voce “Muse” si parla solo delle divinità della mitologia greca. Noi ci siamo sentite chiamate a dare una risposta a questo vuoto. Per fortuna il progetto ha incontrato Ponte alle Grazie, che ha sposato la nostra idea nella persona di Vincenzo Ostuni. Grazie a questo incontro le nostre 16 autrici hanno potuto finalmente accendere i riflettori su queste donne, dando loro una voce magnifica.

Com’è nata l’idea?

Arianna: Prima è nato il titolo, che evidentemente esprimeva un’ossessione. Confrontandoci tra noi ci siamo rese conto che si tratta di una ossessione comune (ride). Il primo nucleo del progetto si è formato nel 2013, quando ho letto la biografia di Lizzie Siddal, modella dei preraffaeliti e Musa di Dante Gabriel Rossetti. Mi ero innamorata di lei e volevo assolutamente portarla a teatro da attrice. Per molto tempo non ho trovato persone che condividessero la mia passione per questa figura, finché, un’estate di tanti anni dopo, non ho prestato la biografia a Silvia. Lizzie ha fatto innamorare anche lei. 

Silvia: Conosciamo tutti Lizzie Siddal, l’abbiamo vista nelle vesti di Ofelia morente nel quadro di John Everett Millais. La storia mi ha colpito subito: per quel dipinto è rimasta immobile, ferma dentro una vasca da bagno perdendo la salute e la vita. Mentre leggevo la sua biografia mi veniva da dirle “Muoviti, alzati, salvati!”. A partire da le abbiamo iniziato a interrogarci su altre Muse, su altre compagne fedeli e devote di uomini probabilmente più presi dall’amore per l’arte, per la scienza, o per sé stessi. Una Musa tira l’altra e abbiamo notato che erano tantissime e sparse attraverso i secoli, anche se le nostre autrici hanno creato quasi un “assembramento”, scegliendo molte donne vissute verso la fine dell’800 e i primi del 900.

Lizzie Siddal nei panni di Ofelia nel famoso dipinto di John Everett Millais

Come mai?

Probabilmente perché è un periodo in cui le donne cominciano a “scalpitare”, a sentirsi strette nel ruolo di Musa. In questi anni c’è un fermento nuovo e anche nuove possibilità di indipendenza per le donne. Alcune (come Lizzie) sono rimaste vittime altre invece si sono iniziate a ribellare, con alterne fortune. Abbiamo cercato di ridare luce a queste donne vissute nell’ombra, che probabilmente sono state penalizzate dall’epoca in cui sono nate, in cui le donne dovevano star sempre “un passo indietro”.

Come sono state scelte le Muse da inserire nella raccolta?

Ogni autrice ha scelto liberamente la sua: tra loro c’era anche chi aveva già una “Musa nel cassetto” un personaggio che voleva raccontare da tempo, altre invece hanno cercato la propria Musa anche sulla base di nostre proposte. Ognuna di loro ha dato voce al proprio personaggio con una totale libertà di stile e forma.

Si è da poco conclusa l’iniziativa “Scrivi la tua Musa”, che ha accompagnato l’uscita del volume. Di cosa si tratta?

Come abbiamo detto, le Muse sono tante, ma per motivi di spazio molte di loro sono rimaste escluse. Ci siamo quindi dette “chissà i lettori che Muse sceglierebbero” e quindi abbiamo dato il via a “Scrivi la tua Musa”. Abbiamo invitato i nostri lettori a mandarci dei racconti che avessero come protagoniste le donne che per loro sono una fonte di ispirazione, non necessariamente personaggi storici o celebri ma anche ragazze della porta accanto. Abbiamo ricevuto una grande risposta! I migliori racconti verranno raccolti in un ebook scaricabile gratuitamente dal sito di Ponte alle Grazie.

Nell’introduzione del volume parlate di futuri progetti per le vostre Muse. Ci potete anticipare qualcosa?

Ci piacerebbe che le Muse calcassero i palcoscenici, perché l’antologia è pensata anche per il teatro e i testi che la compongono sono stati pensati per essere adattabili alla scena. Già quest’estate faremo delle presentazioni teatralizzate dell’antologia, in diversi festival (sperando che i teatri riaprano al più presto). L’idea più ambiziosa sarebbe quella di avere 16 attrici per tutte e 16 le nostre muse. E ce la faremo.

Qual è la vostra Musa preferita tra quelle che compaiono tra le pagine di Musa e getta?

Arianna: la mia è Sabine Spielrein, prima paziente di Jung, poi sua allieva e infine psicanalista. Trovo straordinaria la sua forza di studiare la disciplina che le aveva dato la possibilità di salvarsi, malgrado le fortissime resistenze incontrate. Sabine viene ammessa all’Università grazie a una lettera di Freud, intervenuto dopo che la raccomandazione di Jung non era bastata. In molti pensavano che malgrado il percorso di psicoterapia non fosse guarita. La sua passione non si spegnerà mai: quando Stalin proibisce la psicanalisi, lei torna in Russia e riceve i pazienti clandestinamente. Di Sabine mi colpisce anche la leggenda che avvolge la fine della sua vita: lei si sarebbe spontaneamente consegnata ai nazisti con le due figlie, convinta che la Germania non avrebbe mai potuto farle del male. Una fiducia straordinaria nei confronti dell’umano che, certo, l’ha portata alla morte ma è meravigliosa.

Silvia: la mia è Lou Andreas Salomè, un’altra pioniera della psicanalisi anche se questo suo impegno spesso viene messo in ombra dai suoi rapporti con Nietzsche e Paul Rèe (tra gli altri). La ammiro per la sua incredibile forza e perché probabilmente ha preferito essere fedele a sé stessa piuttosto che a qualcun altro. La sua vita è un viaggio di autodeterminazione e quindi trovo giusto ispirarsi a lei. Poi c’è questo piccolo aneddoto che mi diverte molto e che viene anche citato nel libro: Lou è l’unica tra le Muse a cambiare il nome del suo uomo, il poeta Rilke, e non viceversa. Tutte le altre donne hanno dei nomignoli inventati dai propri compagni celebri. È una donna che dà forma alla sua vita.