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DonneUnite: un manifesto per le donne Afghane

L’Afghanistan è nuovamente nelle mani degli estremisti e con i talebani al potere ampie fasce di popolazione rischiano di perdere non solo i propri diritti, ma la vita stessa.

Le donne sono indubbiamente tra i soggetti più in pericolo. Lupi travestiti da agnelli, i portavoce talebani assicurano di essere cambiati, di essere disposti a preservare i diritti di donne e ragazze nell’ambito della Shari’a (una serie di principi etici e morali su cui si basa la fede islamica), ma le voci da Kabul narrano purtroppo una storia completamente diversa.

“Ci troviamo indubbiamente in una fase di transizione – dichiara il professor Foad Aodi presidente del Movimento Uniti per Unire (UXU) e Co-mai e membro registro esperti Fnomceo – è necessario prendere provvedimenti per evitare il panico nella popolazione. Quello che serve in questo momento è un governo di transizione che, laddove ci siano la volontà e la capacità politica, possa portare il paese a libere elezioni. È necessario un segnale concreto fortemente sostenuto dalla diplomazia internazionale, perché contro i talebani purtroppo non sono efficaci parole o trattative”.

La questione femminile dovrebbe essere uno dei pilastri su cui fondare la resistenza alle derive estremiste. Nasce dunque il manifesto #SalviamoDonneAfghane con il rispetto del loro ruolo professionale e nella società, documento voluto dal Dipartimento #DonneUnite e dall’osservatorio anti violenza del Movimento Uniti per Unire formato da centinaia di donne di tutti i continenti e di ogni religione (cristiane, musulmane, ebree, ortodosse, laiche di altre religioni). Più che un vero e proprio documento si tratta di un elenco di criticità/priorità a cui dare immediata attenzione internazionale.

#SalviamoDonneAfghane

Urgono dunque provvedimenti riguardanti:

  • Libertà
  • Indipendenza
  • Istruzione
  • Politica
  • Istituzioni
  • Professioniste
  • Dottoresse
  • Infermiere
  • Giornaliste

“Vogliamo rispondere direttamente alle donne afgane che hanno lanciato il loro grido dall’allarme alle nostre associazioni e movimenti tramite i medici e giornalisti afghani e tramite Telegram – continua il Presidente di UXU – chiedendo aiuto perché si sentono tradite, abbandonate e non protette e non credono alla trasformazione dei talebani e alle loro promesse. Assistiamo all’avanzata dell’esercito talebano in Afghanistan mentre da Kabul invasa giungono le prime immagini e le prime notizie di terribile violenza agita contro la popolazione tutta e contro le donne in particolare”.

Sono in particolare, le attiviste per i diritti delle donne a sottolineare la tragedia delle giovani afghane, cresciute nell’ultimo ventennio godendo di una serie di diritti, almeno sulla carta, tra cui quello all’istruzione, che in pochi giorni potrebbero perdere tutte le loro “libertà personali” e i loro “diritti fondamentali”. Sono numerose le manifestazioni in piazza contro l’occupazione talebana, ma occorre il supporto degli altri Paesi.

“Chiediamo che l’Italia e l’Europa tutta agiscano tempestivamente per portare soccorso alle donne afghane, alle bambine, alle attiviste e alle donne che hanno collaborato con i paesi occidentali per combattere la violenza talebana. Per questo auspichiamo che vengano immediatamente attivati corridoi umanitari internazionali per mettere in salvo tutte le donne afghane e i loro eventuali bambini, perché in quanto single, professioniste, insegnanti, intellettuali, artiste e attiviste sono anche oggetto di rastrellamenti, violenze, stupri, schiavitù sessuale e interdizioni dalle loro attività lavorative – prosegue – e chiediamo con forza che venga data prioritariamente assistenza alle bambine che vedono violati i loro diritti fondamentali all’istruzione, alla cura, alla tutela da ogni forma di sfruttamento sessuale e da ogni forma di violenza. Le donne devono continuare il loro impegno come medici, giornaliste, professioniste, insegnanti, sia nella politica sia nella università che nel mondo del lavoro professionale. Per questo – conclude – dobbiamo spingere per la formazione di un governo di transizione, che abbia al suo interno un ministero per le donne e per il rispetto dei diritti umani”.

Tra le associazioni promotrici del Manifesto:

Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai), l’Unione medica euro mediterranea (UMEM) e il Movimento internazionale Transculturale interprofessionale Uniti per Unire (UXU) a favore del delle donne e di tutti i cittadini afgani, CILI-ITALIA, Emergenza Sorrisi, European Women For Human Rights (EWHR), Mede@, Federformazione, Nuova Organizzazione Imprese, Parlamento del Mediterraneo, Saint Peter and Paul University School e Camera Penale Militare, Associazione culturale nazionale comunità afghana in Italia, Nuove Frontiere del Diritto.