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Salute delle donne e parità di genere possono trainare la ripresa post-Covid: Organon Italia lancia “un’alleanza virtuosa” per l’empowerment femminile

Salute delle donne e parità di genere

Salute femminile e parità di genere – insieme a sostenibilità e cronicità – sono le grandi sfide della salute globale, al centro delle agende politico-istituzionali e in Italia del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Ogni dollaro speso in interventi per la salute riproduttiva, materna, neonatale e infantile, può generare 20 dollari in benefici economici

Su queste priorità è impegnata anche Organon, prima azienda a livello globale a mettere al centro la salute femminile in ogni fase della vita – contraccezione, fertilità, menopausa – che promuove un’alleanza virtuosa per accelerare l’empowerment delle donne e superare ritardi e ostacoli

in tema di salute riproduttiva: dall’accesso alla contraccezione, oggi limitato al 16% delle donne fertili, al crollo della natalità, alla corretta gestione della menopausa per contrastarne i sintomi.

Dalla salute delle donne a quella delle loro famiglie e delle comunità, la sfida della sostenibilità passa attraverso la gestione delle malattie croniche non trasmissibili, tra cui tumori, patologie cardiovascolari e osteoarticolari, che in Italia colpiscono oltre 24 milioni di persone.

Donne protagoniste della ripresa post-Covid: il tema della parità di genere – attraverso l’incremento dell’occupazione femminile, l’eliminazione del divario retributivo e il potenziamento dell’assistenza sanitaria di prossimità per le donne e le loro famiglie – è al centro delle più importanti agende politico-istituzionali, dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite fino alle “priorità trasversali” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) messo a punto dal Governo italiano. 

Cruciale in tutti gli scenari il tema della salute femminile, anche per le sue ricadute come volano per la crescita dell’economia: secondo una ricerca condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, un’adeguata gestione della salute delle donne potrebbe contribuire con 12 trilioni di dollari al PIL globale nel 2040. Ogni dollaro speso in interventi per la salute riproduttiva, materna, neonatale e infantile, può generare 20 dollari in benefici economici.

In prima linea a raccogliere questa sfida come partner di Istituzioni e autorità regolatorie c’è Organon, prima azienda a livello globale che mette al centro della propria missione la salute femminile in ogni fase della vita: contraccezione, fertilità, menopausa.

A seguito del lancio ufficiale avvenuto lo scorso giugno e con la quotazione alla Borsa di New York, oggi Organon Italia si è confrontata a Roma con tutti i principali stakeholder – Istituzioni, Società scientifiche, Associazioni di pazienti e media – nel corso di un evento scientifico-istituzionale dedicato alle grandi sfide socio-sanitarie dei prossimi anni: parità di genere e salute femminile, sostenibilità, cronicità.

«La nostra aspirazione è quella di essere, qui e ora, per la Salute di ogni Donna, in ogni fase della sua vita, della sua famiglia e della comunità cui appartiene – afferma Alper Alptekin, Presidente e Amministratore Delegato di Organon Italiale priorità cardine delle agende politico-istituzionali sono le nostre stesse priorità: siamo pronti a lavorare insieme alle Istituzioni in un modello virtuoso di partnership pubblico-privata, offrendo soluzioni terapeutiche e servizi innovativi per l’empowerment femminile in materia di salute riproduttiva, ascoltando al tempo stesso e cercando di rispondere ai più pressanti bisogni di salute che ancora oggi interessano tante donne in Italia e nel mondo».  

La necessità di accelerare gli interventi per la tutela della salute delle donne nasce anche dai danni lasciati sul terreno dalla pandemia e dai ritardi accumulati in conseguenza del Covid-19. 

Oltre all’impatto diretto sull’occupazione femminile (secondo i dati ISTAT, in Italia su 101.000 occupati in meno, 99.000 sono donne), la ridotta capacità operativa delle strutture deputate (Consultori, Unità ginecologiche pubbliche) ha determinato una drastica contrazione dei servizi di tutela e cura della salute della donna: -54% di esami ginecologici, -34% nuovi trattamenti, circa 130.000 cicli contraccettivi in meno e un incremento medio di 45 giorni di attesa per una visita ginecologica.

Rispondere ai bisogni e alle necessità che impattano sulla vita quotidiana delle donne significa incidere positivamente anche sulle famiglie, dal momento che – secondo alcune stime – le donne guidano nell’80% dei casi le decisioni sulla salute familiare.

Ma in Italia sono tanti gli ostacoli – di natura culturale e organizzativa – che rallentano la promozione della salute delle donne e la piena valorizzazione del contributo femminile alla società.

La carenza di informazioni sulle possibili scelte contraccettive e la quasi totale assenza di programmi educazionali sull’argomento limita l’accesso alla contraccezione, circoscritto ad appena il 16% delle donne in età fertile, relegando l’Italia al 26° posto in Europa per accesso ed informazione alla contraccezione (Atlante europeo della contraccezione, European Parliamentary Forum 2021).

Lo scarso ricorso ai metodi contraccettivi è l’altra faccia del percorso ad ostacoli verso un’adeguata pianificazione familiare, che penalizza le donne nelle loro scelte di vita: l’emergenza Covid ha peggiorato lo scenario della natalità in Italia, dove gli ultimi dati ISTAT mostrano, per il 2021, un calo del 3,8% delle nascite rispetto al 2020, nuovo minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia. 

Un calo determinato non solo dalla pandemia, che ha provocato il completo lockdown dei Centri di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) per oltre 5 mesi con un impatto di -1500 nuovi nati con queste tecniche, ma anche dal ricorso tardivo delle coppie a tali Centri a causa dei crescenti problemi di fertilità; che in Italia oggi interessano circa il 20% delle coppie (1 su 5), rispetto al 10% di circa 20 anni fa.

Sebbene in aumento negli ultimi anni, un terzo dei trattamenti di PMA è eseguito in coppie in cui la donna ha più di 40 anni, con ricadute negative sul tasso di natalità. Riguardo all’accesso alla PMA, esistono forti disomogeneità a livello regionale, con una diversa distribuzione dei Centri pubblici e privati convenzionati dal Nord al Sud, lunghe liste di attesa, ostacoli burocratici e la mancata definizione di un tariffario nomenclatore all’interno dei LEA per queste prestazioni.

Ma i ritardi culturali pesano anche nell’adeguamento dei comportamenti di prevenzione in considerazione dell’aumento dell’aspettativa di vita che per le donne è di 84-85 anni: una donna trascorre in menopausa circa 30 anni, ma solo il 7% delle italiane ricorre alla terapia ormonale sostitutiva per trattare i sintomi della menopausa, in particolare quelli di tipo neurovegetativo (come vampate, disturbi del sonno, sudorazione notturna, ecc) e prevenire le complicanze cardiovascolari sul lungo periodo, oltre che beneficiare di una migliore qualità di vita.

Dalla salute delle donne a quella delle loro famiglie e delle comunità, le grandi sfide sono quelle della cronicità e della sostenibilità: in Italia sono 24 milioni i pazienti con malattie croniche non trasmissibili, tra cui tumori, patologie cardiovascolari e osteoarticolari, che assorbono circa l’80% del Fondo Sanitario Nazionale. Le malattie croniche non trasmissibili sono responsabili del 93,3% dei decessi e del 90,2% dei DALY (Disability-adjusted life year: valore che esprime il numero di anni persi a causa della malattia). L’emergenza di Covid-19, impattando fortemente sull’organizzazione del Sistema Sanitario Nazionale, ha minato la continuità terapeutica nella gestione territoriale delle malattie croniche. Al tema della cronicità si associa quello della sostenibilità e della gestione dei tumori per garantire elevata qualità delle cure a tutti i pazienti che ne hanno bisogno e ridurre gli oneri finanziari a carico della sanità pubblica.

Anche su questi due fronti Organon si candida a lavorare in partnership con le Istituzioni, grazie a un portfolio che abbraccia un concetto ampio di salute e che ai farmaci per la salute femminile affianca soluzioni terapeutiche sostenibili e di consolidata efficacia nella gestione delle patologie croniche a più alto impatto sociale – ipertensione, ipercolesterolemia, osteoporosi, osteoartrosi, asma, emicrania e dermatiti–e prodotti biosimilari in ambito oncologicoper garantire l’accesso alle cure e alle terapie salvavita a tutti i pazienti che ne hanno bisogno.

Organon Italia promuove attivamente la parità di genere con una forte presenza ‘al femminile’ al suo interno, sia a livello globale che in Italia. Nel nostro Paese, Organon è presente con oltre 250 dipendenti dei quali quasi la metà sono donne.  Inoltre, il Team di Leadership è composto al 70% da donne e il Consiglio d’Amministrazione è al femminile per il 50% della sua composizione, un risultato importante se si considera che la media italiana è del 33%.

Ufficio stampa – Pro Format Comunicazione: www.proformatcomunicazione.it

Daniele Pallozzi, cell. 348 9861217; Alessandra Deswal, cell. 347 6213705; Tel. 06 5417093 – ufficiostampa@proformat.it

Contatto media:   

Simonetta Alunni Director, Policy & Communication -simonetta.alunni@organon.com – cell. +39 335228112

Le tavole rotonde

  1. Quello di cui le donne hanno bisogno per un futuro più in salute

Il contesto generale – L’impatto della pandemia 

«Oltre all’impatto diretto del Covid-19 sulla popolazione femminile, meno colpita rispetto agli uomini ma con numeri comunque rilevanti, la pandemia ha ostacolato o rallentato la diagnosi e cura di molte patologie che colpiscono le donne: la riduzione dei pazienti non Covid presi in carico nel circuito del SSN ha comportato la riduzione di controlli, screening e check-up e il rinvio o l’annullamento di molti interventi chirurgici».

Giovanni Scambia –Direzione Scientifica Fondazione Gemelli, Precedente Presidenza SIGO, Presidente European Society for Gynaecological Endoscopy

Contraccezione

«I ragazzi e le ragazze arrivano all’inizio della vita sessuale e riproduttiva con una preparazione totalmente inadeguata sia sotto il profilo dell’anatomia, della biologia del corpo e dell’apparato genitale, sia sotto il profilo emotivo. Le donne in Italia conoscono poco la contraccezione ormonale e la utilizzano poco (solo il 16% delle donne in età fertile vi fa ricorso). In questi mesi, i riflettori sono stati accesi sugli effetti tromboembolici associati all’utilizzo di contraccettivi a seguito della vaccinazione anti-Covid-19. Ma non vi sono evidenze sul ruolo dell’estroprogestinico e di tutte le terapie ormonali nell’insorgenza di un evento tromboembolico». 

Franca Fruzzetti –Presidente Società Italiana Contraccezione – SIC

Fertilità e natalità

«L’emergenza Covid ha peggiorato lo scenario della natalità in Italia, dove nel 2020 si è registrato il record negativo di nascite. A fronte di una fecondità reale in costante calo da almeno 10 anni, tuttavia, l’Istat rileva che gli italiani continuano a desiderare di avere due figli, in tutto il Paese in modo omogeneo e marcato. È evidente, dunque, uno scarto tra quanto si desidera e quanto si riesce a realizzare».

Andrea Borini Past President Società Italiana di Fertilità e Sterilità-Medicina della Riproduzione – SIFES-MR

«Nel 1965 in media le donne italiane arrivavano al primo parto a 23 anni, nel 2015 l’età media era di 32,3 anni. Nel 2017 oltre il 70% delle donne che si sono sottoposte a un trattamento di fecondazione assistita era over 35. Le possibilità di ottenere, anche in vitro, embrioni evolutivi si riducono significativamente soprattutto dopo i 40 anni e le chance che gli embrioni ottenuti siano cromosomicamente normali si riducono già dopo i 35 anni».

Filippo Maria Ubaldi Presidente Società Italiana di Fertilità e Sterilità-Medicina della Riproduzione – SIFES

«Circa il 20% di tutte le coppie giovani ha problemi di fertilità con un tasso di denatalità molto alto: chiuderemo il 2021 con meno 40.000 bambini nati rispetto all’anno precedente, e una percentuale di bambini che nascono attraverso le tecniche di procreazione assistita vicina al 6% di tutti i nati. Riguardo all’accesso alla PMA esistono forti disomogeneità a livello regionale. La migrazione legata alla PMA può essere superata solo attraverso l’introduzione della Procreazione Medicalmente Assistita nei Lea nazionali».

Luca Mencaglia –Presidente Fondazione PMA

Menopausa

«La transizione tra la vita fertile e la menopausa dura in media 4-5 anni ma in molte donne i sintomi che accompagnano questa fase possono durare anche più a lungo. Gli strumenti per aiutare la donna ad affrontare al meglio questo lungo periodo ci sono e di diverso tipo, ma la terapia ideale è un basso dosaggio di terapia ormonale sostitutiva per un ragionevole numero di anni, almeno 5 riducendo gradualmente il dosaggio e valutando annualmente la donna».

Angelo Cagnacci –Presidente Società Italiana di Menopausa – SIM

«La carenza di estrogeni comporta sintomi come la secchezza vaginale, disturbi del tono dell’umore, il rischio di sviluppare un’osteoporosi o malattie cardiovascolari. La terapia ormonale sostitutiva, la cosiddetta TOS, risponde negli ultimi anni, ha offerto formulazioni sempre più “leggere”, efficaci e, soprattutto, sicure. Per chi non può fare o non vuole la TOS, esistono terapie non ormonali che, pur non avendo un’efficacia paragonabile alla TOS, possono aiutare le donne in menopausa che hanno disturbi».

Stefano Lello –Segretario Società Italiana Ginecologia Terza Età – SIGITE

  • Il peso della gestione delle malattie croniche non trasmissibili

«La pandemia ha svelato alcuni punti deboli dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale: sottodimensionamento, strutture insufficienti, carenza di personale infermieristico. Gli studi di medici di Medicina generale non sono adeguatamente attrezzati e i medici sono spesso rimasti soli davanti all’emergenza».

Claudio Cricelli –Presidente Società Italiana di Medicina Generale – SIMG

«Il PNRR descrive dei contenitori, mentre poco si è compreso rispetto a quello che potrà essere l’effetto di miglioramento della qualità assistenziale, soprattutto nella differenziazione di un percorso di cure personalizzato. L’eccesso di valorizzazione di struttura e di algoritmi organizzativi altamente tendenti alla standardizzazione rischia di ridurre il processo di personalizzazione delle cure».

Silvestro Scotti – Segretario Generale Federazione Italiana Medici di Medicina Generale – FIMMG

«Lo sviluppo della Rete sanitaria territoriale di prossimità si basa sul coordinamento delle reti professionali: in questo scenario le farmacie interagiscono con medici di medicina generale e specialisti nella gestione del paziente e, in particolare, di coloro che sono affetti da patologie croniche, nel monitoraggio dell’aderenza alla terapia e nella presa in carico».

Marco Cossolo – Presidente Federfarma

«I benefici del nuovo modello di assistenza focalizzato sulle cure di prossimità potranno avvantaggiare i pazienti cronici in termini non solo di erogazione di servizi, ovvero della possibilità di moltiplicare i punti di erogazione degli stessi, decongestionando gli ospedali, ma anche in termini di miglioramento dell’efficienza e di umanizzazione».

Antonio Gaudioso Presidente Cittadinanzattiva

  • Qualità, universalità e accesso delle cure in oncologia

«Il peso sociale dei tumori femminili è molto elevato: decine di migliaia di donne si ammalano ogni anno di tumore della mammella, dell’utero e dell’ovaio e quando si ammala una figlia, una madre, una moglie di cancro è come se si ammalasse l’intera famiglia. Per cui i numeri, in termine di peso sociale, triplicano. Per questo è importante informare le donne, fare prevenzione e aumentare la consapevolezza e la conoscenza nell’opinione pubblica di questi tumori».

Saverio Cinieri Presidente Eletto Associazione Italiana di Oncologia Medica – AIOM

«L’influenza del sesso e del genere sulla patogenesi delle malattie neoplastiche viene sempre più considerata: dalle differenze negli stili di vita a quelle nell’incidenza e mortalità delle varie malattie oncologiche e nella risposta alle terapie e nelle reazioni avverse ai farmaci, fino alle problematiche relazionali, psicologiche, sociali differenti tra uomini e donne colpiti da tumore».

Stefania Gori Presidente Fondazione AIOM, Presidente Rete Oncologica Pazienti Italia – ROPI

«Le terapie biologiche hanno rivoluzionato il trattamento di numerose malattie. I brevetti e l’esclusività per un certo numero di prodotti biologici sono in scadenza. Ciò ha creato l’opportunità per lo sviluppo e l’approvazione di biosimilari, prodotti biologici sviluppati utilizzando un approccio graduale per ottenere un farmaco che non dimostri differenze clinicamente significative in termini di qualità, efficacia, sicurezza e immunogenicità rispetto al biologico di riferimento».

Romano Danesi – Professore ordinario di Farmacologia, Università di Pisa

«I biosimilari danno le stesse garanzie dei farmaci originatori senza la necessità di dover corrispondere il prezzo che serve a recuperare lo sviluppo di un nuovo farmaco. Il risparmio può essere utilizzato per investire in nuovi farmaci, in nuove terapie e nell’anticipare l’accesso dei pazienti a farmaci che consentono trattamenti innovativi».

Paolo Marchetti – Direttore Dipartimento di Oncologia, Ospedale Sant’Andrea, Roma

«Il ruolo delle Associazioni pazienti è molto cambiato in questo ultimo decennio, si è passati da un paziente passivo ad un paziente attivo, protagonista delle scelte mediche, un paziente che paritariamente con le altre figure coinvolte, siede ai tavoli istituzionali, preparato e formato a portare la sua esperienza e quella della comunità a cui appartiene. Il volontariato genera valore».

Rosanna D’Antona – Presidente Europa Donna Italia