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Intervista a Gabriella Dorio, la regina olimpica dei 1500 metri

Intervista a Gabriella Dorio, la regina olimpica dei 1500 metri
Gabriella Dorio – Foto CONI

Da quando ho imparato a camminare mi piace correre.
(F. W. Nietzsche)

Una vita intera per l’atletica leggera e sempre ai vertici di questo sport. Un’epopea iniziata 50 anni fa con una vittoria ai Giochi della Gioventù, proseguita raggiungendo record italiani tuttora imbattuti e vittorie memorabili, protrattasi fino ai giorni nostri con il ruolo di Capitano delle Nazionali Giovanili.

Gabriella Dorio è uno dei monumenti viventi dell’atletica italiana, sempre sul campo di gara, prima come atleta protagonista di grandi imprese che hanno portato in alto il tricolore italiano e poi come talent scout e capitano dei futuri campioni italiani. Nell’anno in cui l’Italia dell’atletica alle Olimpiadi finalmente riemerge da decenni di magre soddisfazioni, una ragionevole e meritata menzione speciale la meritano i tecnici, i professionisti, gli allenatori di giovani talenti e tutte le persone come Gabriella Dorio che hanno lavorato in silenzio e dietro le quinte per riportare in auge la regina degli sport nel nostro paese.

Nata a Meggiano, in provincia di Padova, il 12 giugno del 1957, Gabriella Dorio inizia a praticare il mezzofondo vincendo subito prima una corsa campestre e poi i 1000 metri nella finale dei Giochi della Gioventù, nel 1971. Nella categoria allieve polverizza tutti i record italiani sotto la guida del fratello Sante e da giovanissima vince il primo titolo tricolore su pista. L’inarrestabile ascesa la conduce fino alla vittoria dei 1500 m nei Giochi Olimpici di Los Angeles, nel 1984. Nel corso della sua carriera la Dorio ha stabilito 12 primati italiani su distanze che variano dagli 800 ai 3000 metri, si è aggiudicata 7 titoli italiani negli 800 m, 10 titoli nei 1500 m, e 4 titoli indoor (2 negli 800 m e 2 nei 1500 m). È ancora primatista italiana sia outdoor che indoor dei 1500 metri, inoltre detiene il record italiano degli 800 metri piani, dei 1000 metri piani e del miglio.

Gabriella Dorio è uno dei monumenti viventi dell’atletica italiana – Foto FIDAL
  • Ciao Gabriella, grazie per aver accettato il nostro invito. Sei appena tornata dai Campionati Italiani Cadetti disputata a Parma, cosa ti ha lasciato questa ennesima edizione che hai seguito da Capitano delle Nazionali Giovanili di Atletica?

È stata organizzata molto bene, i ragazzi quando arrivano a questo evento sono quasi tutti alla prima vera esperienza in un campionato nazionale e sono sempre molto emozionati. All’inizio appaiono un po’ spaesati, ma questi eventi servono innanzitutto per preparali alla vita perché li inducono a socializzare, ad abituarli a condividere insieme una competizione sportiva in cui ognuno fa il tifo per la propria squadra e a confrontarsi con coetanei provenienti da ogni zona d’Italia.

  • Partiamo dai tuoi esordi. Sei capitata nel mondo dell’atletica quasi per caso, a tredici anni, vincendo prima un’importante corsa campestre e poi i Giochi della Gioventù. A quel punto ci si trova davanti a un bivio: continuare ad allenarsi e a gareggiare sul serio oppure evitare di sacrificare buona parte del tempo libero dell’adolescenza. Cosa ti ha spinto a crederci fino in fondo e come reagirono i tuoi genitori quando capirono che la tua vita era l’atletica?

Sì, è successo più o meno come succede a questi ragazzi che osservo quotidianamente. Mi sono ritrovata a gareggiare al posto di una ragazzina che stava male, ho iniziato a vincere qualche garetta, ho realizzato che mi piaceva quel mondo e non ho più smesso. Per me dedicare la mia vita di ragazzina all’atletica è stata una cosa abbastanza semplice perché fondamentalmente mi piaceva correre, è stata una scelta naturale. A casa mia la decisione di praticare atletica non è stata accolta con grande favore, ero una “femmina”. Erano altri tempi … Ho dovuto lottare anche contro i genitori e per fortuna avevo come alleata mia nonna che mi ha aiutato in questa scelta. Non parlerei di sacrifici, ma di decisioni e scelte. Ogni tipo di scelta e promessa, per osservarla e mantenerla fino in fondo, necessita di fatica.

Gabriella Dorio – Foto FIDAL
  • Cosa diresti a un ipotetico genitore che manifesta perplessità di qualsiasi tipo sul desiderio della propria figlia di voler praticare atletica leggera?

I genitori dovrebbero lasciare tutte le porte aperte ai propri figli, ogni desiderio e ogni decisione sullo sport da praticare o non praticare spetterebbe sempre a questi ultimi. Ho a che fare ogni giorno con bambini e ragazzi, vedo che anche a 6 anni con l’atletica si divertono. È uno sport che ha un vantaggio enorme: offre la possibilità di scegliere tra molte specialità, in base alle proprie caratteristiche fisiche e alle proprie attitudini.

  • Poi sono arrivate le prime grandi vittorie e i primati italiani, tuttora imbattuti. Alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984 la tua medaglia d’oro nei 1500 metri arrivò dopo una gara condotta all’attacco dall’inizio alla fine. Qual è il flashback, il frammento di ricordo più significativo e più nitido di quella memorabile giornata, che ancora oggi ti scorre nella mente?

Ho fatto cinque finali olimpiche e son state cinque gare diverse tra loro. A Los Angeles ricordo che ebbi molta paura all’inizio perché il ritmo fino a metà gara era molto lento, ho pensato che dopo 15 anni di allenamenti sarebbe potuto andare tutto in fumo. Sapevo di stare bene fisicamente ma spesso non basta, bisogna avere la capacità di saper usare anche la testa e interpretare le varie situazioni. In quella gara azzeccai la tattica giusta portando le rumene, che erano molto veloci negli sprint finali, a faticare più del dovuto già da metà corsa e ad arrivare stanche nei metri conclusivi.

Gabriella Dorio – Foto CONI
  • I tuoi primati italiani resistono e a distanza di 40 anni, nonostante il progresso tecnologico e strutturale dello sport, la diversa alimentazione e le migliorie nel tipo di allenamenti, sono ancora i più longevi dell’atletica femminile. Come te lo spieghi? Che sensazione provi quando continui a leggere il tuo nome negli almanacchi sportivi, nella voce dedicata ai record?

Beh, speriamo che durino poco perché vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro con i giovani! (ride, ndr). A parte gli scherzi mi fa ancora enormemente piacere leggere il mio nome lassù, in alto nelle graduatorie dei primati. Insomma, credo di aver lasciato un bel segno nella storia dell’atletica. Penso, però, che tra poco tempo i miei record cadranno perché ultimamente noto qualche ragazzina che sta emergendo prepotentemente anche nelle mie specialità.

  • Sei veneta come Sara Simeoni, altro simbolo dell’atletica italiana, e come molte altre donne di sport che hanno portato in alto il tricolore. C’è qualcosa che ti lega maggiormente a quella terra e al fatto di essere veneta?

Sicuramente il carattere che ci permette di avere un alto livello di sopportazione della fatica, contraddistingue il nostro DNA di venete. Basti pensare che generalmente i veneti sono sempre andati in giro per il mondo a lavorare duro, come ad esempio nella pianura pontina.

  • Osservi e visioni giovani atleti quotidianamente, credi che presto anche nelle tue specialità arriverà una campionessa italiana, sull’onda dei successi di Antonella Palmisano nella marcia femminile e di Jacobs, Tortu e Tamberi nella velocità maschile e nel salto in alto?

Come ho già accennato prima ci sono tre o quattro ragazzine che potrebbero emergeranno anche nel mezzofondo, hanno talento e abnegazione. A loro dico sempre che bisogna metterci passione perché  non bastano solo gli allenamenti e la costanza.

Gabriella Dorio – Foto YouTube
  • Cosa ti trasmettono i ragazzi che vedi allenarsi e gareggiare oggi? Noti delle differenze particolari rispetto alla tua epoca?

Erano altri tempi, altri modi di lavorare, altri modi di vivere. A me sembrano più “svegli” , hanno più strumenti che li aiutano nella crescita. A Los Angeles noi non avevamo il telefono ed era appena uscito il primo Macintosh … La fatica fisica, però, è la stessa, e non può diminuire con la tecnologia. Per ottenere risultati servono gli allenamenti che ti occuperanno parte della tua giornata, del tuo mese e del tuo anno. Questo aspetto non è cambiato e non cambierà. 

  • Alle recenti Olimpiadi di Tokyo la spedizione azzurra ha raggiunto risultati inaspettati in uno sport, l’atletica, in cui negli anni precedenti solo dalla marcia sono arrivate delle soddisfazioni. Cosa è cambiato nell’atletica italiana? L’exploit di Tokyo costituisce il primo capitolo di una nuova era aurea per l’atletica italiana?

È stata un’Olimpiade che è andata al di là di ogni previsione, fantastica. Personalmente sono molto orgogliosa dei risultati raggiunti perché molti di questi ragazzi li ho visti passare dalle giovanili. Patta era ancora nella Nazionale Giovanile, doveva concludere il percorso da under 23, invece i tecnici hanno pensato di portarlo nella 4×400 olimpica. La scelta è stata strategica. Lo stesso Tortu è giovanissimo come altri ragazzi che ho visto fino all’altro giorno nei raduni giovanili e che mi hanno reso orgogliosa, da ex atleta, da tecnico e da italiana. È cambiata sicuramente la programmazione e il modo di allenare, ora diamo maggiore importanza ai raduni coinvolgendo diversi specialisti. Credo fermamente che il lavoro di gruppo porti qualche vantaggio rispetto agli allenamenti solitari. Ci teniamo, come educatori prima di tutto, al fatto che i ragazzi mettano al primo posto la scuola e l’istruzione, inoltre cerchiamo di prepararli anche al rapporto con i media, a farli sentire più sicuri davanti a un microfono. L’atleta, adesso, non è più colui che indossa le scarpette, gareggia e poi a va a casa. È cambiato anche il modo di comunicare con i media di tutti i tipi, ora sono sicuramente molto più presenti rispetto alla mia epoca.

Gabriella Dorio – Foto CONI
  • Concludiamo tutte le nostre interviste con tre domande più “leggere” le cui risposte alle nostre interviste saranno successivamente raccolte in un pezzo unico. Ci può dire il titolo del libro che stai leggendo, la canzone che ti accompagna in questo mese e il tuo piatto preferito?

Leggo due o tre libri alla volta a seconda del momento che sto vivendo, alterno argomenti più complessi a temi più frivoli, mentre per la musica sono meno ferrata, pur ascoltandola di tanto in tanto. Mi piace cucinare e molti dicono che sia brava in quel contesto, inoltre essendo di famiglia contadina curo un orto nel quale coltivo verdure di stagione che raccolgo personalmente … tutto a km 0, quello vero! (ride, Ndr). E poi la cucina veneta è buonissima!