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lo sguardo rosa sulla società

La malattia del secolo: l’iper-normativismo

La pedagogia è la scienza del qui ed ora consapevoli, concreti e tangibili; risulta essere infatti l’unica scienza costituita da un organico sistema di pratiche educative, applicabili nell’immediatezza, che l’uomo produce per sé stesso: sia in qualità di agente, sia come destinatario.

La pedagogia utilizza, quando è necessario rielabora, dei modelli già sperimentati, attraverso i quali attua dei progetti concreti per porre rimedio a dei problemi pratici all’interno dei vari percorsi educativi. Se da una parte la pedagogia, non elaborando teorie generali, non consente di applicare uno stesso modello a contesti differenti, ossia non consente la possibilità di creare un progetto educativo che sia univoco per tutti gli individui in tutti i contesti, dall’altra si fa concretamente carico di sviluppare dei percorsi che tengano davvero conto: delle specialità individuali dei singoli, delle loro caratteristiche personali, delle realtà e dei contesti sociali all’interno dei quali tutti noi viviamo. Questa caratteristica della pedagogia: essere plasmata per e sulle persone, prendersi cura dei singoli, non è il suo limite, ma risulta essere la sua massima potenzialità. Disporre di una scienza che tenga conto delle reali esigenze delle persone, la rende incomparabile rispetto a tutte le altre scienze che invece sono alla ricerca di regole di massa applicabili a tutti gli individui in modo indistinto.

La pedagogia è costituita da quella qualità intrinseca che le consente di andare esattamente in senso contrario alla massificazione. Se vogliamo immaginare di poter avere un futuro la pedagogia sarà quella scienza alla quale fare maggior riferimento, poiché l’unica in grado di tenere conto dell’individuo e di rimetterlo al centro di qualunque progetto socio-educativo. Non è una scienza chiusa, non vuole per questo motivo non collaborare con le altre scienze, non si erge ad unica voce interpretativa del malessere sociale del nostro tempo, ma certamente ha tutte le carte in regola per diventare un polo catalizzatore, in grado di convogliare tutte le nostre migliori energie sulle reali esigenze dell’uomo e fare da sparti acque tra ciò che oggi rende l’uomo uomo e ciò che in epoche passate ha cercato di rendere l’uomo macchina. Il poco tempo a nostra disposizione, data la grave situazione di emergenza sociale alla quale stiamo assistendo, non ci lascia molte alternative, da studiosa e da ricercatrice in campo pedagogico sono certa che faremo sempre più ricorso alla pedagogia e troveremo una crescente sua applicazione anche in contesti per i quali in passato non si era pensato potesse essere applicata, penso ai luoghi di lavoro ad esempio. Siamo di fronte ad una emergenza di disagio sociale significativo soprattutto tra i più giovani. Oggi abbiamo un numero sempre più crescente di giovani che sono sia senza scuola, tanti senza una famiglia di riferimento, e anche quando a scuola questi ragazzi vanno di fatto fisicamente, restano identificabili come dei dispersi. Tale dispersione è la conseguenza del totale disfacimento delle principali agenzie educative, che sono ormai classificabili come inadatte ed obsolete rispetto alla necessità di incidere concretamente ed in modo significativo nelle vite di queste persone, affinché esse possano trovare un equilibrio e vivere in modo armonico.

società composta da ragazzi che non hanno punti di riferimento

Difatti ci troviamo dinnanzi ad una società composta da ragazzi che non hanno punti di riferimento validi, che sono molto spesso contro qualunque regola, anche e persino contro sè stessi, perché disorientati, che hanno smarrito il senso della relazione con gli altri, incapaci di riconoscere le proprie ed altrui emozioni, ragazzi che per lo più si dividono tra chi è completamente incapace di provare: paura, orrore, mancanza, perdita, amore, né tanto meno dare un senso alle loro azioni, e chi vive in costante conflitto emozionale. Tutti loro dimostrano ad una attenta analisi di avere in comune di essere completamente privi di punti di riferimento fisici, e pratici. Avvertire l’emergenza all’educazione, quindi significa dover comprendere cosa accade nella mente di questi giovani, sostenerli, accompagnarli e presentargli delle alternative alle difficoltà del nostro tempo e l’unico approccio di cui nell’immediato disponiamo è appunto la pedagogia. Si tratta di giovani che soffrono la mancanza di un ruolo adulto tangibile nelle loro vite: una “eclissi relazionale”, che in concreto non è solo la rottura con la relazione primaria, ma va ben oltre.

L’assenza di una figura significativa di riferimento produce un vuoto in relazione al principio di autorità e spesso attraverso il deficit di autorevolezza i giovani assumono, in mancanza di altro, come riferimento sè stessi. In conseguenza della perdita del senso di autorevolezza accade anche che questi ragazzi comincino a rappresentarsi con atteggiamenti, stili di vita, persino abbigliamento, che hanno caratteri di adultizzazione, perdono via via completamente il senso di riconoscere come autorevole una qualunque altra figura che sia: un professore, l’agente di Polizia, lo Stato, fino ad accedere verso l’esaltazione che può sfociare in un onnipotente senso di impunità. Il fenomeno a cui assistiamo è l’innalzamento della delinquenza nelle fasce di età comprese tra gli 11 anni e i 17 anni. In questo quadro è fondamentale almeno rimettere un adulto di riferimento accanto a questi giovani. E’ evidente che tutta la società sia stata avvolta per lungo tempo dalla fugacità, dell’effimero e che il disagio dei nostri figli sia il risultato di un sistema che ha fallito, e che essi risultino i primi a pagarne il prezzo. Questi comportamenti non sono messi in evidenza soltanto per una mancanza di regole o punti di riferimento, ma anche per l’applicazione di regole non corrette, che definisco ‘REGOLE DEVIANTI’’.

Mi riferisco ad un numero sempre crescente di regole, è evidente che dato un numero sempre maggiore di indicazione a cui attenersi il rischio in cui si incorre sia quello di creare delle norme che in qualche punto siano in contrasto con altri punti di altre norme, perché è impossibile che i casi presi in esame siano sempre diversi l’uno dall’altro e che non abbiano mai nulla in comune. Quindi l’espressione deviante indica una impalcatura di regole in contrasto tra di loro, ossia dettami che nel contesto attuale perdono la loro efficacia applicativa perché l’uno contiene l’opposto dell’altro.

Facciamo degli esempi concreti: se su una strada a percorrenza media pongo il limite di velocità a 60 chilometri all’ora, ma poi distribuisco solo mezzi di locomozione che non possano scendere al di sotto dei 70 chilometri all’ora, va da sé che io abbia creato una regola deviante.
Oppure: se regalo un gioco elettronico a mio figlio e poi gli dico non giocare con i giochi elettronici, sia che io motivi il mio divieto, sia che io lo renda privo di motivazione, anche in questo caso io ho creato una regola deviante.

Attualmente la nostra società è il risultato di un insieme di regole devianti. Un sistema completamente incoerente, che fornisce infinite regole come automatismi, pronte ad essere sostituite con altre infinite regole in automatismi. Con tali esempi è semplice sottolineare l’errore di fondo, non possiamo come società pretendere che le giovani generazioni abbiano fiducia, o tengano in considerazione un apparato di regole infinite ed in contrasto tra loro, si è persa persino la certezza del diritto. Quindi, è altresì chiaro, che le nuove leve generazionali vivano ancora più forte il senso di ribellione tipico dell’età adolescenziale, poichè nessun essere dotato di logica intelligenza si sottometterebbe a regole con così forte tendenza alla contraddizione: muoviti – stai fermo. Il cervello recepisce due segnali di segno totalmente opposto, chiunque può comprendere pertanto il significato di regole devianti e porvi rimedio.

La nostra società attuale è permeata di indicazioni opposte, ci fornisce elementi di cui poi ci priva, un giovane o una giovane che si apprestano a trovare nel mondo circostante dei punti di riferimento generali, oltre a non poterne recepire in senso fisico, non ne trovano nemmeno in senso astratto. La nostra società è malata di ’iper-normativismo. Quindi cosa è necessario fare per porre rimedio a questa situazione? Ridurre il numero delle regole, renderle semplici e di immediata attuazione, semplificare le azioni normative, guardare al singolo. Da ciò ne deriva che l’unica scienza che va in questa direzione come è stato dimostrato sia la pedagogia. Gli apparati sociali, che intendano sopravvivere alla attuale situazione di disagio e allarme sociale, non potranno fare altro se non snellire nel più breve tempo possibile i loro codici normativi, applicare codici del passato riappropriandosi di semplici regole già sperimentate, di cui conosciamo l’importanza e la valenza e di cui il genere umano avverte l’atavica necessità.