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Odium vatinianum

Odium vatinianum

Nell’uso letterario l’espressione figurata ‘odio vatiniano’ si utilizza per ricordare l’odio feroce ed implacabile di Cicerone per Publio Vatinio, uomo politico romano dell’ultima età repubblicana, fautore di Giulio Cesare.

Espressione che resta proverbiale per designare un tipo di ostilità insuperabile, un odio che non risparmia nessuno. Ecco che nasce spontanea la riflessione sul comprendere cosa sia l’odio, cosa lo susciti, e quali siano le sue componenti. L’odio è un’emozione. Le emozioni sono in parte innate e in parte connaturate con il contesto sociale nel quale siamo inseriti; ma per poterle: riconoscere, definirle correttamente, non confonderle tra loro, imparare ad analizzarle, in quanto parlano di noi e delineano chi siamo e come reagiamo alle situazioni che viviamo ogni giorno, bisogna investire su un grandissimo approfondimento lessicale, sulla conoscenza. In questo quadro è assolutamente necessario introdurre il pedagogista, colui che sviluppa il potenziale umano.

Più saremo in grado di alimentare la conoscenza di parole nuove, sempre più precise, più potremmo ampliare la gamma delle sfumature di cui sono composte le nostre emozioni, più nel contempo potremmo avvicinarci ad esse: conoscerle e riconoscerle, maturarle, esprimerle, condividerle, esternarle. È un percorso conoscitivo che dura tutta la vita. E l’odio, come tutte le emozioni, è composto da tante sfumature. L’odio è: rancore, disgusto, disprezzo, rabbia. La rabbia è ira. Il termine rabbia viene usato impropriamente, quando ci riferiamo ad una situazione, che indica uno stato psichico alterato, suscitato da elementi di provocazione capaci di rimuovere i freni inibitori, che normalmente stemperano le scelte del soggetto coinvolto, noi stiamo parlando di ira. L’ira provoca una profonda avversione verso qualcosa o qualcuno e, in alcuni casi, anche verso se stessi.

” Più saremo in grado di alimentare la conoscenza di parole nuove, sempre più precise, più potremmo ampliare la gamma delle sfumature di cui sono composte le nostre emozioni, più nel contempo potremmo avvicinarci ad ess e”

C’è chi attribuisce un giudizio negativo all’ira, definendola una follia, e chi invece la identifica in una passione ambivalente come rivendicazione di giustizia contro un torto o un sopruso subiti. I meccanismi della collera non sono esclusivamente fisici, anche l’ambiente sociale e l’educazione ricevuta sono fattori che influiscono sulla propensione al comportamento iroso. Non è chiaro fino a che punto qualcuno possa avere una propensione innata verso l’ira. L’ira è una forma di reazione da parte di una persona a situazioni sfavorevoli. L’ira quindi può avere una influenza positiva se mira a correggere dei comportamenti sbagliati, se promuove un’eguaglianza sociale, ma si rivela potenzialmente distruttiva e pericolosa se non viene incanalata in una visione positiva e costruttiva, in quanto una persona irata può perdere oggettività, empatia, prudenza e senso di riflessione, causando danni ad altre persone o cose. Ira ed aggressività fisica o verbale, diretta e indiretta, possono essere distinte, ma possono influenzarsi a vicenda. L’ira aggressiva e l’ira passiva hanno sintomi caratteristici, come: l’elusività, il distacco, la finta riservatezza, la distruttività, la vendetta, rompendo rapporti, rifiutando di perdonare, fino ad arrivare al bullismo con: intimidazioni, atti persecutori nei confronti di soggetti deboli della società, minacce, esplicitate anche in modo anonimo, furia improvvisa, attacco indiscriminato senza tenere conto delle esigenze altrui, con egoismo e autocommiserazione, sconsideratezza posta in essere con atti di vandalismo teppismo e danneggiamento.

Si possono curare: l’ira, l’odio, la rabbia? Sì, si possono curare attraverso l’accettazione e il cambiamento, un ritrovato senso del se’ come individui, per lasciare la vecchia immagine interiore di noi stessi, e riscoprire un IO, che sia in grado di tornare a vivere, sperare, desiderare con consapevolezza, verso la possibilità di costruire anche un nuovo NOI con altre persone. Questi cambiamenti sono necessari perché, seppur generino un periodo di confusione personale, di tormento interiore, che si alternano per un certo periodo di tempo, più o meno lungo, rispetto alla tipologia di personalità e alla specificità degli eventi di vita, provocano un maggior auto-ascolto necessario, che ci induce a capire dove si è sbagliato, che cosa si poteva fare e non si è fatto, che cosa ci si aspetta dal futuro con presa di coscienza. Siamo quindi rassicurati dal fatto che non esista un odio vatiniano che non abbia cura, un tipo di odio permanente ed incurabile.

NOI siamo in grado di curare l’odio, disponiamo di tutti i mezzi e di tutti gli strumenti per curarci: inoculare l’amore, la consapevolezza, la condivisione, il rispetto, la gratitudine attraverso la conoscenza, è possibile attraverso l’applicazione della scienza e della cultura pedagogica.