Incontro con Margherita Buy, Micaela Ramazzotti, Luisa Ranieri, Sabrina Impacciatore e Benedetta Porcaroli per l’uscita nei cinema di 7 donne e un mistero, una commedia noir dal cast di sole donne
“Le donne si dovrebbero aiutare tra loro e non farsi la guerra, neanche se lo chiede un uomo”
Ecco la chiave di 7 donne e un mistero, commedia noir di ispirazione francese ma tutta italiana, diretta da Alessandro Genovesi, con un cast di sole donne d’eccezione composto da Ornella Vanoni, Margherita Buy, Diana Del Bufalo, Micaela Ramazzotti, Luisa Ranieri, Sabrina Impacciatore e Benedetta Porcaroli.
Già François Ozon con 8 Femmes nel 2002 aveva trasposto l’opera teatrale di Robert Thomas facendosi guidare da una squadra di magistrali attrici francesi tra cui Catherine Deneuve e Isabelle Huppert. Dal suo testo, Genovesi prende spunto ma al noir regala la commedia grazie agli inaspettati tempi comici di attrici che siamo abituati a vedere su registri diversi come Margherita Buy e Micaela Ramazzotti. 7 donne che compongono la vita di un imprenditore, marito e padre si riuniscono sotto lo stesso tetto per la vigilia di Natale. Lui viene misteriosamente ucciso e tutte sono sospettate e bloccate nella villa di famiglia. Non resta che dare il via al cluedo e in perfetto stile Agatha Christie provare a scoprire la colpevole. Prodotto da Wildside e Warner Bros, in uscita nelle sale italiane il 25 dicembre, 7 donne e un mistero, con il suo cast di sole donne è purtroppo ancora oggi per il cinema italiano un’eccezione, mentre per la controparte maschile è spesso la regola. Incontriamo 5 attrici su 7 (Ornella Vanoni e Diana Del Bufalo assenti giustificate perché impegnati su altri lavori) per farci raccontare questa esperienza ancora quasi unica nel panorama del cinema italiano e ci interroghiamo con loro su stereotipi e pregiudizi sulle donne che ancora persistono oggi nella speranza che, al cinema questo Natale, il giallo alla Agatha Christie declinato all’ironico femminile vinca su blockbuster e commedie natalizie.
Com’è stato lavorare tutte insieme su questo set?
Sabrina Impacciatore: un’esperienza che non dimenticherò mai più, mi ha arricchito tantissimo, ero terrorizzata tantissimo questa volta. Chissà forse per il fatto che fossimo tutte donne. Credo sia perchè siamo state cresciute con l’idea che le donne sono in competizione tra loro e invece è successa una cosa magica: le donne quando riescono a creare un terreno di ascolto, gioco e osservazione reciproca hanno una capacità inarrivabile per gli uomini. Ci capiamo su tanti piani differenti e credo che questo esperimento sia stato meraviglioso, prima ci stiamo studiate, abbiamo cercato di comprenderci, ci siamo anche fraintese. Si sentiva giorno per giorno che questa relazione tra noi cresceva e sempre di più andava nella dimensione del sostegno reciproco e del gioco. Noi adesso abbiamo una chat che cambia nome ogni settimana per sole donne dove ci sentiamo, confrontiamo ogni tanto, e facciamo il punto e questa è una cosa che dà una misura della chimica e complicità che si è sviluppata in questo film. Vedere delle femmine che hanno talento a me fa godere. Dopo aver visto il film mi sento così orgogliosa e potente di aver fatto parte di questa squadra che ne farei subito un altro.
Margherita Buy: le donne devono sostenersi tra di loro e non devono tradirsi. La dico spesso a mia figlia questa cosa. Basta con questa idea che le donne devono farsi la guerra, se siamo unite saremo sempre più forti. Anche per me è stata un’esperienza surreale, io son sempre una che sta molto per i cavoli suoi, mi ha fatto bene, ero molto impaurita anche io però è stata un’occasione per osservare il lavoro delle altre. Abbiamo recitato tanto in un terreno dove devi accordarti con le altre.
Luisa Ranieri: che bello che si faccia un film con tutte donne. Io non ero spaventata, sapevo che avrei trovato delle professioniste, poi all’inizio ci si annusa e bisogna trovare la chiave per entrare in comunicazione. Dopo una settimana abbiamo fatto lavoro di squadra, anche sulle scene, al trucco ci confrontavamo, era quasi un lavoro a tavolino come si fa a teatro e questo l’ho trovato meraviglioso. Storicamente le donne erano delle zitelle che dovevano maritarsi con chi aveva i soldi. Nel frattempo le donne si sono evolute, siamo tutte professioniste che si sono incontrate e trovate.
Micaela Ramazzotti: innanzitutto ci sono delle attrici pazzesche con dei tempi comici geniali. Ornella Vanoni quando mi ricapita, poi il tocco alla Agatha Christie, le musiche. Stare tutte insieme, un film di sole donne al cinema mi da molta forza, coraggio e coesione. Io ho un’inclinazione molto asociale e misantropa e forse a livello umano l’ho scelta perché volevo fare questa esperienza a livello personale prima che da attrice. Volevo avere a che fare con queste colleghe brave e intelligenti.
Benedetta Porcaroli: per me è stato più un onore che altro poter lavorare con attrici che stimo da quando ho iniziato a fare questo lavoro. Ho potuto conoscere Ornella che per me è un mito. Ho letto questa sceneggiatura brillante e mi sono lanciata in questo esperimento antropologico e molto sereno devo dire, eravamo tranquille sempre anche nei momenti più difficili, compatibilmente con i nostri caratteri diversi. Sono fiera di questo progetto e sono contenta che ci sia un film così.
Senza fare spoiler bisogna dire che nel film vince la solidarietà femminile sul vecchio cliché che le donne si fanno sempre la guerra. Che ne pensate?
Margherita Buy: Sono abbastanza d’accordo, certo, è la fine di una storia dove c’è un uomo che non si è comportato benissimo ma in generale è un ottimo consiglio:stare insieme e non farci la guerra. Soprattutto quando c’è un occhio maschile che sembra compromettere i rapporti tra donne.
Qual è secondo voi uno dei pregiudizi su noi donne più difficile da scardinare?
Luisa Ranieri: un po’ è questo sulle donne che si fanno la guerra perché invece negli uffici dove lavorano le donne vanno quasi sempre super d’accordo. Siamo pragmatiche e andiamo sempre al punto della questione. Venendo noi da una cultura maschilista, fuori da questo schema riusciamo a dare il massimo perché portate a portarci a casa ciò che serve, prima di tutto. Questa è la grande forza delle donne che se devono fare squadra lo sanno fare meglio degli uomini.
Perché ci abbiamo messo così tanto tempo in Italia per realizzare un film con un grande cast di sole donne?
Sabrina: Venivo personalmente da un film di tre donne protagoniste che era Amiche da morire, diventato un piccolo cult e mi viene in mente che questo nostro film in Francia è stato fatto 20 anni fa. Ne deduco che sia una questione culturale. L’italia è un paese inconsapevolmente e tendenzialmente misogino e diciamo che c’è questa cultura che supporta la società degli uomini che è ancora esistente. Questo mi sembra un film molto importante perchè forse è la seconda volta in cui si vedono tutte donne protagoniste. In questo credo che si veda la ripercussione positiva del Me too anche sul mondo del cinema e ognuna di noi si è giocata questa occasione. Il mio approccio è sempre lo stesso, io qualsiasi cosa debba affrontare, lo faccio dando l’anima ma diciamo che qui avevo anche la sensazione di fare un film politico e sentivo la responsabilità di dover dimostrare che le donne possono far ridere, coinvolgere e possono fare squadra. Questo film celebra il femminile in 7 forme diverse, lo racconta in maniera piuttosto completa, dimostra che anche le femmine possono far ridere, giocare insieme e adesso vediamo quale sarà la risposta del pubblico .Per noi è fondamentale capire come questo film sarà accolto.
Benedetta Porcaroli: io penso che siamo arrivati tardi perchè è così. Se da una parte noi donne possiamo impegnarci forse a tratti un poco di più per certi versi, dall’altra parte c’è un disinteresse un po’ generale per quanto mi riguarda. Questo divario invece che unirci diventa sempre un po’ maschi contro femmine. Io sono felice che si sia fatto un film così, che io abbia avuto la possibilità di lavorare con tante donne. Quando siamo tutte insieme c’è una sinergia in cui ognuno scopre delle cose dell’altra e allo stesso tempo scopre qualcosa anche di sé. Per me poi donne e uomini non è un argomento, io mi confronto con gli esseri umani.
C’è differenza nel femminismo delle ragazze di oggi?
Benedetta Porcaroli: La mia generazione ha una partecipazione rispetto a questi temi che è quasi ancestrale, è una cosa con cui abbiamo più consapevolezza, come con altri temi che colpiscono la nostra società, come la salvaguardia dell’ambiente per esempio.
Ho fatto un altro film con Warner Bros., La scuola cattolica, con un argomento molto attuale e ho visto in questa mia generazione una cura e indignazione rispetto a certe tematiche che mi fa ben sperare.
Napoletana trapiantata a Roma nel 2006, dopo un inizio da programmatore di rassegne cinematografiche, si dedica al giornalismo di cinema, prima per una radio internazionale, poi in TV come critico cinematografico e su riviste e magazine specializzati. Dalla maternità in poi si dedica anche a scrivere delle infinite sfumature dell’essere donna e mamma. Nel tempo libero che riesce a trovare, si dedica all’altra sua grande passione: cantare con Le Mani Avanti, un coro a cappella di 30 elementi.