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Pink Society

lo sguardo rosa sulla società

Non chiamatela ‘banale influenza’.. e prevenitela!

Scena: è inverno di un anno qualunque. Fuori fa freddo. Sciarpona, paraorecchie per le più sensibili (e chic, diciamolo), grande attenzione agli sbalzi di temperatura. Eppure, eppure….

Brividi, febbriciattola che comincia così, con due lineette e poi si trasforma in un febbrone che ti lascia esausta per giorni. Eppure, eppure: tutto deve continuare, i ritmi, la famiglia, il lavoro, le scadenze. Noi siamo vittime, anche questa volta, di quella ‘banale influenza’ che secondo tutti quelli che hai intorno dovrebbe essere passata in 48 ore e si aspettano che tu sia la solita macchina da guerra che dea Kalì mi spiaccia casa e invece ti trascini per giorni, senza esserti riposata, senza esserti ripresa e dici “l’anno prossimo mi vaccino contro l’influenza”.

Ecco. Oggi è l’anno prossimo.

Dottoressa  Elisabetta Alti
Dottoressa  Elisabetta Alti

Per parlare di vaccini contro l’influenza su Pink Society abbiamo chiesto uno specialista Pink della FIMMG, Federazione Italiana Medici di Medicina Generale: la Dottoressa Elisabetta Alti, Direttore della Medicina Generale della ASL Toscana Centro e Componente della Rete vaccini di FIMMG.

Dottoressa, benvenuta. Ci aiuti a capire l’importante ruolo dei vaccini antinfluenzali.

In questo momento il ruolo della donna ha una particolare importanza, non solo a livello famigliare, ma anche a livello di società, un doppio ruolo che è quello che  conosciamo anche da un punto di vista “storico”. Da una parte, il ruolo della persona che ha la “cura” -proprio nel senso più completo- della famiglia, che si prende cura, che ha cura degli aspetti relazionali ma anche degli aspetti di salute della propria famiglia, ruolo che un po’ insito nella nostra componente femminile. Dall’altra parte c’è l’altro ruolo,  quello della lavoratrice, che impone fra l’altro una divisione dei compiti professionali da quelli familiari e che a volte non è facile gestire. La società in cui viviamo ci spinge ad avere un tipo di comportamento che sia sempre “perfetto” quindi la donna purtroppo sente spesso gravare sulle proprie spalle il peso di una professione che deve sempre fare al massimo, anche a volte purtroppo per non dico competere, però per rapportarsi con un genere maschile che almeno secondo quelle che sono le ultime rilevazioni ISTAT continua avere uno stipendio e un riconoscimento economico maggiore rispetto a quello della donna. Noi donne abbiamo questo doppio ruolo -famigliare, professionale- il cui equilibrio a volte non è facile mantenere.

Perché allora vaccinarsi?

Innanzitutto la vaccinazione è un atto di amore verso se stessi, un atto di amore che dobbiamo fare proprio per riprendere in mano questo amore che noi dobbiamo avere per la nostra persona e nei confronti della nostra persona. Una donna che è felice, sana, serena, sicuramente avrà intorno a sé un ambiente felice, sano e sereno. Quindi prima di tutto, vaccinarci per noi stesse.

Dottoressa ci aiuti a sottolineare il concetto: non è una banale influenza.

Scendiamo a livello “medico”: l’influenza non è questa malattia così semplice, che sicura un po’ di antipiretici e basta, perché in realtà è una malattia che in molti casi anche per esempio in condizioni fisiologiche particolari, come la gravidanza, può creare grossissimi problemi, non solo al nascituro ma anche proprio alla mamma: il nascituro può avere problemi durante lo sviluppo nel grembo materno, ma la mamma purtroppo se prende una forma severa influenzale rientra in quella casistica di morti o di complicanze da influenza come per le persone over 65 o a maggior ragione per i grandi anziani over 80. Quindi facciamo attenzione a dire per una donna “si vabbè è solo un’influenza”. È necessario tutelarsi, specialmente nel periodo riproduttivo, tutelarsi anche perché a volte il virus dell’influenza che come tutti i virus (e ora noi lo vediamo in modo assolutamente drammatico in questi ultimi due anni) abbassa le difese immunitarie e quindi quella che può essere definita una banale influenza, in realtà è l’influenza vera: sono 4-5 giorni di febbre molto alta, 10 giorni di malattia almeno, astenia cioè stanchezza quella che ci si alza e si dice “ma cavolo tornerei a letto”. Ecco, questo è quello che lascia il virus dell’influenza. In più lascia anche un indebolimento del sistema immunitario, aprendo le porte anzi in alcuni casi spalancandole, a sovrainfezioni batteriche, vedi per esempio broncopolmoniti ed altro. È vero, abbiamo gli antibiotici, ma una broncopolmonite è un mese a casa con un recupero che se va bene avviene in due mesi!

Quindi sì al vaccino antinfluenzale, in primis per noi stesse.

Prima di tutto vaccinarci per noi stesse, poi vaccinarci soprattutto perché una mamma malata porta ovviamente un carico emotivo ancora più grosso, perché chiunque di noi che ha figli losa, ma anche chi è senza figli e deve accudire i genitori anziani o che deve accudire qualsiasi altra persona nella sua cerchia più o meno stretta, sa benissimo che se sei malata ha letto il grosso della casa non funzionerà! Immaginate: i bambini litigehranno, qualcuno piangerà, e poi dovranno comunque uscire e  qualcuno deve fare la spesa, qualcuno deve stare dietro a tutte le piccole incombenze che nessun altro fa, c’è il gatto cui dar da mangiare e il cane da portare fuori due volte al giorno… come si fa? È vero che bisogna responsabilizzare i propri familiari quindi potrebbe essere un’occasione… ma si può fare in modo più dolce e meno cruento di una malattia come quella della sindrome influenzale. E poi soprattutto emotivamente più sopportabile: se io sto bene e dico al mio compagno oppure al figlio grande comprate il latte perché manca, non ho la stessa come posso dire sensazione di colpa di quando sono a letto febbricitante e dico compratelo voi perché io non ce la faccio. E la sensazione di colpa è dovuta anche al fatto che sono in fondo a un letto malata di una malattia che potevo evitare.

Malattia che si poteva evitare… con il vaccino antinfluenzale.

Sì, esatto. Oppure, altro scenario di famiglia moderna: donna single con genitori anziani. Ecco in quel caso è veramente importante non portare in giro il virus della sindrome influenzale. Abbiamo purtroppo dei dati incontrovertibili di come un’influenza possa far peggiorare una malattia cronica. Ad esempio, per un paziente tutto sommato stabile, affetto però da scompenso cardiaco, o da diabete mellito o da BPCO (broncopneumopatia cronico ostruttiva) prendere l’influenza è automaticamente quello che si dire fare ‘step touch’, scendere giù un gradino nella scala della propria salute. È quindi  importantissimo non trasmettere l’influenza.

Come si fa a non trasmettere l’influenza?

L’influenza non si trasmette non pretendola. I veicoli più efficaci per portare in giro il virus dell’influenza sono in realtà i bambini, che se la trasmettono all’asilo, a scuola, ai giardinetti, perché loro sono una popolazione che ancora per l’influenza non è tanto vaccinata e perché è difficile che tra loro non si abbraccino e per noi grandi non abbracciarli, quindi il virus circola. Una delle lezioni imposte dal SARS-Cov-2 è quella di lavarsi e disinfettarsi le mani: ecco, laviamoci le mani, disinfettiamocele, evitiamo luoghi sovraffollati ed evitiamo contatti ravvicinati, così potremo allontanare il rischio di contrarre il virus dell’influenza. Ma soprattutto vacciniamoci, per noi stesse, ma anche per accudire meglio i nostri familiari, i nostri nonni, i nostri genitori anziani.

Dottoressa, siamo ancora in tempo per vaccinarci contro l’influenza?

Sì. Rivolgetevi con fiducia al vostro MMG, il Medico di medicina generale, il medico di famiglia, saprà consigliarvi.

Grazie Dottoressa Alti per questo approfondimento.
Per chi volesse ulteriori dati sull’efficacia e la sicurezza di questi vaccini che, vogliamo sottolinearlo, sono conosciuti dagli anni 40 del secolo scorso, può guardare su YouTube la puntata di Pianeta Salute 2.0 su questo argomento: