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Cartoline d’Italia: L’altro lato di Ravenna si trova ad Albenga

mosaico del battistero di Albenga

È un cielo blu tempestato di stelle

È un cielo blu tempestato di stelle a otto punte, sistemate in file ordinate: è uno spettacolo di vetro blu, tanto simile ai monumentali mosaici d’oriente che decorano mausolei e basiliche dell’antico esarcato imperiale a Ravenna, sua capitale, governato dalla nobilissima e potentissima Galla Placidia.

Ma non si trova a Ravenna, questo mosaico. Si trova in Albenga, una cittadina della Riviera ligure di ponente. È “nascosto” nelle volte di un battistero “incastrato” in una piccola piazza e accanto alla cattedrale di San Michele, probabilmente eretto nella prima metà del V secolo, grazie all’opera ricostruttrice di Costanzo, generale e cognato dell’imperatore Onorio.

È storia di destini incrociati, questo mosaico: si muove tra i monumenti tardo romani dell’Emilia Romagna e della Liguria, tra le preziose decorazioni musive e le loro sofisticatissime maestranze, tra la famiglia imperiale e i suoi generali (che diventarono imperatori), i traffici dei due trafficatissimi porti, le eresie e la vera dottrina.

Il mosaico del battistero di Albenga ricopre le superfici della volta, della lunetta e del sottarco di una nicchia; la sua datazione oscilla tra la seconda metà del V e l’inizio del VI secolo.  Il cielo blu tempestato di stelle a otto punte, al centro del quale si trova il monogramma di Cristo, formato dalle lettere greche chi e rho sovrapposte, inserite entro un alone circolare di tonalità azzurro chiaro, è un incanto.

Ma è molto di più di bellezza e stupore. Fu un potente e sofisticato strumento di propaganda politica. Fu un “manifesto” di lealtà di Costanzo verso la fede dell’imperatore: il cerchio ripetuto tre volte indica l’importanza delle tre figure della Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo); le 12 colombe rappresentano gli apostoli, fondamento della Chiesa. Così simile all’iconografia del mausoleo di Galla Placidia –  di colei che fu nipote di tre imperatori, figlia di uno, sorella di due, moglie di un re e di un imperatore, madre di un imperatore e zia di un altro -, questo mosaico afferma senza dubbio alcuno e sopra tutto, quale sia la verità di fede della Chiesa e dell’Imperatore, quale sia il pericolo delle eresie che fanno scivolare nell’errore, indebolendo l’impero.

Se il tema centrale di questa rappresentazione sono la fede trinitaria unitamente al tema della divinità di Cristo in contrapposizione con l’eresia ariana che negava la divinità di Cristo, suo indiscutibile obiettivo è dichiarare una grande e alleanza politica tra fede e potere imperiale: i dogmi della la religione sono armi formidabili in mano a chi comanda (sia che siano papi, imperatori, re).

Ravenna fu capitale fastosa dell’impero in occidente; Albenga ne fu avamposto economico. Del piccolo battistero non si conoscono nomi e riferimenti di chi ne sia stato artefice. Per realizzare quest’opera musiva furono probabilmente impiegate maestranze esperte (conoscevano le novità dei centri dell’impero, in maniera diretta o attraverso la circolazione di cartoni e schemi iconografici) e quantità notevoli di preziosissime paste vitree di elevatissima qualità, prodotte forse nelle medesime industrie artigiane che rifornirono Ravenna e pagate con oro sonante. Vero è che il blu del cielo scelto dalla nobilissima Galla per il suo mausoleo, è lo stesso magico blu di questo sconosciuto battistero, sono “fratelli” della stessa meravigliosa bellezza.