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Ma quanto sono famose e potenti, le nutrici di un re!

Charles e Henri Beaubrun dipingevano soprattutto figure femminili: dame di corte e nobildonne legate all’eutourage privato della famiglia di re Luigi XIII di Francia; erano cugini, questi due pittori “un po’ manierati” che svolgevano il mestiere di “fotografi” ufficiali della regina di Francia.

Lavoravano sempre insieme, tanto che ancora oggi è pressoché impossibile distinguere le loro mani: le loro opere sono attribuite sempre a entrambi, congiuntamente.

La loro carriera iniziò grande a Henri, che entrò in contatto con la corte reale con l’incarico di “porta archibugio” di Luigi XIII. Si racconta che il suo ruolo – da valletto a ritrattista di corte – cambiò espressamente per volontà di Sua maestà: “aveva notato – scrisse Georges Guillet de Saint-George –  che aveva una grande predisposizione al disegno, perciò volle che (Henri) vi si applicasse e imparasse a dipingere; così egli apprese quel che era necessario nella pittura come la prospettiva, l’architettura e qualche principio di geometria… “. Henri fu poi nominato valletto di guardaroba, per concedergli la possibilità di applicarsi all’apprendimento dell’arte pittorica: “continuò i suoi studi così felicemente, malgrado le distrazioni della sua carica, che il re gli fece l’onore di sceglierlo per insegnargli a dipingere a pastello”.

Henri Beaubrun (Amboise, 1603 – Parigi, 1677) e Charles Beaubrun (Amboise, 1604 – Parigi, 1694)

Dopo “l’onore” di questa “borsa di studio reale”, Henri fu assunto, era il 1638, come ritrattista: la sua prima opera per la corte del re fu però, non un ritratto alla regina ma alla nutrice del Delfino; l’opera si chiama “Luigi XIV e Madame Longuet de la Giraudière”.

Non è un’opera di qualità eccelsa, ma lo stesso ragguardevole, soprattutto per le sue connessioni con la vita di corte. Come mai Madame Longuet, meritò un’”istantanea con il re”? quali furono i suoi straordinari meriti? Era così “potente”?

Si. Lo fu per un motivo semplice. Non perché fu la prima nutrice del Delfino di Francia, ma perché fu una delle poche: dopo di lei ce ne furono almeno cinquanta… ma si dice fuggirono tutte; si racconta che il piccolo Luigi avesse due piccoli dentini molto taglienti con cui mordeva i capezzoli delle sue nutrici.

Il Delfino fu quindi allattato da Madame Longuet,e quindi immortalata mentre esibisce il seno; in questo compito fu presto affiancata dall’umile popolana Pierrette.

Louis XIV et sa pemière nourrice, Madame Longuet de la Giraudière – Charles Beaubrun, 1638

Quest’ultima si chiamava Pierrette Du Four; fu non solo la nutrice cui il re Luigi restò più legato, fu la persona a cui volle più bene per tutta la sua lunga vita. Di lei non esiste un ritratto, purtroppo. Ma tante testimonianze.

Sapete chi per primo che si recava a salutare Re Sole al Lever? Proprio lei, Pierrette Du Four: non erano un duca o un principe, non un alto prelato o un funzionario della corona ad essere ammessi per primi nella stanza del re. Era Madame Pierret, la sua vecchia e materna nutrice, solo lei poteva dargli un bacio mentre era ancora a letto. Fu così per oltre cinquant’anni.

Questa donna senza titoli nobiliari e priva di ogni gloria precedeva la gerarchia del reame e veniva prima di tutte le eminenze, mogli e amanti. Sembra curioso che storie così incredibili, come quella della fortuna di due artisti come Charles e Henri Beaubrun, siano dipese dal soggetto ritratto, la nutrice del re; è difficile credere che il rito del Lever di Re Luigi, sia stato interpretato per cinquant’anni da una popolana che amò il re come un figlio.

A guardarlo bene, il quadro dei due Beaubrun, sembra, come spesso accade, che oltre a quella scontata e ovvia, quella di una balia un po’ bruttina e che esibisce il suo seno come un ex voto, quello di un piccolo lui (che diventerà re Sole), imbalsamato nel pizzo con il volto di un cherubino (suoi dentini si vedono), racconti una storia di grande distacco emotivo.

Mi chiedo: baci e coccole il piccolo re li ricevette mai? Vi rispondo di sì: non furono immortalati da Charles e Henri, ma dai racconti di Saint-Simon, che nelle sue Memorie, cometestimone diretto della vita del suo re, anche lui scrisse con affetto: Pierrette lo amò eccome, il suo piccolo re, fin che ebbe vita.