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Libri: Alcune ragioni per sopprimere la libertà di stampa di Vincenzo Zeno-Zencovich

Un piccolo grande saggio di parecchi anni fa ma stimolante per una riflessione sull’attività giornalistica.

Chi scrive è un giurista, docente di Diritto comparato all’Università di Roma Tre. Il titolo è evidentemente una provocazione e lo si capisce già dalla nota dell’editore che prende le distanze da quanto scritto, giustificando la pubblicazione con il fatto che il libro sarebbe stato comunque stampato da altri. La critica di Vincenzo Zeno-Zencovich è velenosa. La categoria non ne esce bene, così come gli editori.

Secondo l’autore la libertà di stampa – la faccio semplice – nasconde da un lato la volontà di impunità e di garanzie, non previste per altre categorie, e dall’altro tende a mascherare una certa cialtronaggine e pressapochismo in chi scrive. Zeno-Zencovich auspica e propone un complicato metodo di verifica delle fonti, il ritorno della Censura, in funzione di controllo del metodo utilizzato nella ricerca della verità, la distinzione netta tra fatti e opinioni e una patente per i giornalisti, da riconfermare periodicamente, previo superamento di appositi corsi di aggiornamento. Per gli editori una chiara separazione tra giornali di approfondimento e tutto quello che fa spettacolo, con il monito ad evitare qualsiasi commistione e strizzate d’occhio tra le parti, funzionali ad un incremento delle vendite delle testate del gruppo. Un paradosso certo, sicuramente contrario alla velocità richiesta oggi (ma siamo sicuri che sia così imprescindibile?) che nelle conclusioni viene svelato.

Scrive Vincenzo Zeno-Zencovich (…) Occorre sopprimere la libertà di stampa? Sì. Ma nel contempo no. Come non occorre sopprimere la medicina e tornare alla stregoneria perché i medici sono dei cani (…). (…) Va respinta la libertà di stampa come formula vacua, mentre ciò che occorre affermare è l’informazione come presupposto della libertà. Non vi può essere né libertà fondata sulla menzogna, né libertà di diffondere la menzogna (…).