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Colpo di scena! Lo sapevate che la mano di Dio che si protrae verso Adamo non è opera di Michelangelo?

Colpo di scena! Lo sapevate che la mano di Dio che si protrae verso Adamo non è opera di Michelangelo?

Sedici giornate di lavoro richiese la scena della mano di Dio che si protrae verso Adamo: senza ombra di dubbio questo è uno dei brani più celebri dell’affresco più famoso che esista al mondo, quello della scena centrale della volta della Cappella Sistina dipinta da Michelangelo Buonarroti.

Questa immagine, sin da quel 1511, stupì il papa, stupì il mondo; stupisce e affascina tuttora. È da Oscar.

All’epoca, questa scena, che è ancora riprodotta ovunque, ottenne unanimi apprezzamenti.

È come un cult, momento culmine di tutto l’impianto immaginifico della Sistina.

Sembra la scena centrale di un film hollywoodiano; perché credetemi, la Sistina è un vero e proprio mega colossal, pieno di effetti speciali e attori di fama e bellezza strepitosa, realizzato su un set che non eguali e con la regia e la sceneggiatura di uno delle star più grandi di tutti i tempi, anche senza telecamera.

La mano di Dio che si protrae verso Adamo ci emoziona da morire. Lo fa ancora, dopo più di cinque secoli. La maestria di questo brano compositivo dell’affresco ci parla per un solo un istante. Ma è un istante immenso, che ci racconta (in presa diretta) il momento esatto in cui lo spirito della vita passa da Dio all’Uomo. È l’attimo in cui due anime si sfiorano e stanno per toccarsi, stanno per unirsi: tutto sta avvenendo proprio mentre noi, a naso in su’ e in religioso silenzio, assistiamo alla grande magia della vita.

La mano di Dio che si protrae verso Adamo

Ci piace questa scena in cui Adamo è svuotato di ogni energia. È bello come un modello, Adamo. Ma non ha né linfa né energia, non ha quasi più vita, e la sua mano, teso verso l’assoluto quasi trema, perché non ha più la forza di sostenersi. È una scena drammatica, quella di un uomo che raggiunge la consapevolezza di non aver neppure più la volontà di esalare l’ultimo respiro. Ma poi la vita non lo abbandona, e lo amiamo con passione il momento in cui Adamo riceve il soffio della vita. Michelangelo lo immortala… e sfiora persino noi, quel momento di magia… con lo stesso soffio

Dio è Dio, lo sappiamo. Ma l’Umanità di Adamo ci cattura, ci travolge; Michelangelo lo rappresentato come essere così profondamente umano, nella sua debolezza, da avere in sé un pò di tutti noi. Tutti ci riconosciamo in lui.

E poi è bello, questo Adamo. È giovane, fisicamente perfetto, in quanto simbolo più alto delle creazione divina. Vasari quando ne le sue Vite ci parla della Sistina lo descrive come un “Adamo figurato di Bellezza”,

Ora vi dico un’altra cosa. Ma non abbiatevene a male. La mano di Dio che si protrae verso Adamo, non è stata dipinta da Michelangelo!

La mano di Dio che si protrae verso Adamo, non è stata dipinta da Michelangelo!

Le dita che si sfiorano che ci fanno tremare il cuore, che ci fanno emozionare ogni volta che il nostro occhio si posa su quel magico di istante di vita, beh non sono più quelle originali. Risalgono al 1600. Furono ridipinte quando a causa di un distacco di una porzione di intonaco, l’affresco precipito a terra, polverizzandosi.

Che vi dicevo? Questa è roba da Kolossal hollywoodiani, effetti speciali compresi. Dentro questa mega opera (ci vollero quasi cinque anni di lavoro per affrescare mezzo chilometro di volta) si collocano grandi liti e plateali riappacificazioni tra committenza e “produzione”, sgambetti a non finire tra star e comparse, rovinose cadute di intonaci e doverose correzioni.

Qui, storia, miti, follia e arte ci sono dentro tutti. Resta inteso che il grande è Michelangelo. È sua la regia di questo enorme progetto, solo sua. Michelangelo resta lui il più grande di tutti. Giuro.