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Protagoniste: Intervista a Teresa Saponangelo – Premio Attrice del Presente al Trieste ShorTS International Film Festival

Teresa Saponangelo - Premio Attrice del Presente al Trieste ShorTS International Film Festival
Foto: Trieste ShorTS Internatioanl Film Festival 

Nel giro di un anno si è portata a casa tutti i premi cinematografici possibili tra cui il David di Donatello per il film biografico di Paolo Sorrentino, È stata la mano di Dio, e Il Nastro D’Argento per questo titolo e Il Buco in testa di Antonio Capuano. Teresa Saponangelo ha preso il volo ed è inarrestabile.

Protagonista alla V edizione del Filming Italy Sardegna Festival, la incontriamo virtualmente e nuovamente in occasione di un altro premio conferitole, il Premio Attrice del Presente al 23esimo Trieste ShorTS International Film Festival. Di padre tarantino e mamma napoletana, Saponangelo si è sempre distinta per ruoli che in letteratura cinematografica e teatrale, definiremmo “impegnati” o d’autore. È stata diretta da alcuni tra i migliori registi che il cinema italiano ha da offrire. Per nominarne solo quattro, oltre ai già menzionati Capuano e Sorrentino: Paolo Virzì, Silvio Soldini, Cristina Comencini, Sergio Rubini. Oltre il teatro che l’ha sempre vista protagonista, con È stata la mano di Dio, Teresa Saponangelo sta vivendo finalmente il momento della consacrazione. È in questo stato di grazia e di nuova consapevolezza che dialoga con noi di Pink su cinema e protagoniste femminili.

Comincerei con il Trieste ShorTS che con te e per te istituisce un premio. Che valore ha questo ennesimo riconoscimento dopo il David di Donatello e il Nastro d’Argento?

Sono sempre dei premi unici e speciali che arrivano da addetti ai lavori e persone che hanno uno sguardo esperto su questa materia per cui io mi sento onorata e gratificata che il mio lavoro sia piaciuto. Non è che si aggiunge ad altri premi ma sono sempre grata quando arrivano. Certo, è anche un momento un po’ strano, questi premi, uno dietro l’altro, è come se confermassero un momento di maturazione e di consapevolezza di lavoro, di quanto diciamo più ci si può esprimere in questo lavoro. È come se fosse stato indicativo proprio della fine di un percorso per poi iniziarne uno nuovo, più consapevole sia con il riconoscimento de Il Buco in testa che con È stata la mano di Dio. Sento come fosse un indicatore di un nuovo inizio cioè un ripartiamo da qui, da questa “forma di maturazione”.

Esistono personaggi che, interpretandoli e vivendoli, ti cambiano nel profondo?

Quello di È la stata la mano di Dio, sicuramente mi ha lasciato delle cose indelebili proprio, questa possibilità di interpretare questa madre così dolce, così comunicativa e combattuta tra il dolore di un tradimento vissuto per anni e invece questo aspetto caratteriale così ironico,gioioso, è una cosa che è come se a tratti mi avesse fatto vedere la mia fotografia. Questo personaggio mi appartiene più di altri. Poi mi ha dato la possibilità di esprimere una parte nel materno un po’ insolita per me, io sono sempre un po’ un generale, ho una parte normativa molto forte. Attraverso questa esperienza artistica invece, ho avuto la possibilità di esprimere la parte più dolce e calda mia, quella che esiste e che è sempre esistita ma che è stata messa sullo schermo in maniera così evidente e potente solo con questo film. Il fatto che i film durino ed esistano nel tempo, darà la possibilità, in futuro, a mio figlio di guardare la madre anche sotto un altro aspetto.

Credi che il cambiamento in atto anche nel mondo del cinema e dell’arte, riguardo alla parità della donna, sia vero o solo imposto?

Sicuramente c’è una maggiore attenzione e quindi questo è importantissimo perché se c’è una lente di ingrandimento sulla questione , non si può far finta di niente e quindi serve. Un “vero vero vero” cambiamento diciamo di contenuti e di temi, io ancora non l’ho visto. Registro l’obbligatorietà di inserire ruoli di protagoniste femminili ma che sono dei ruoli maschili quindi si continuano a scrivere storie maschili però interpretate da donne, quindi non si affrontano veri temi femminili. Fatta eccezione per determinate registe come per esempio Susanna Nicchiarelli che ha scritto proprio per una donna, una storia femminile, un profilo femminile vero e proprio, con Nico 1988 oppure con Miss Marx. Secondo me il percorso è ancora lungo, perché ci sono un sacco di storie di donne, di cose che riguardano la donna come può essere la maternità (ho letto dei libri bellissimi sul diventare madre) e queste sarebbero dei contenuti tipicamente femminili ma che non vengono proprio presi in considerazione. Si tende un po’ ad emarginare le questioni vere, quelle che fanno la differenza dal punto di vista politico e dal punto di vista di messaggi che veicoli però, l’obbligatorietà , le leggi sulla parità di genere che costringono, obbligano, a tenerne conto, comunque creano miglioramento, di questo sono sicura.

Intervista a Teresa Saponangelo
Foto: Filming Italy Sardegna Festival 

Mi è stato detto che le quote servono ad aumentare i posti a disposizione per le donne e quindi far sì che non si competa più tra noi per quell’unico posto. Che ne pensi?

Sicuramente bisogna essere più solidali perché spesso si combatte per emergere a discapito, a volte, di un’alleanza che potrebbe essere molto più utile e farci ottenere più cose. Si continua ad essere un po’ individualiste ed è chiaro che ci sia ambizione personale e voglia di vincere le altre e gli altri ma sulle lotte importanti bisogna essere molto solidali perché altrimenti poco si ottiene.Non bisogna più giocare l’arma della seduzione ma bisogna giocare l’arma del gruppo, del numero, mettendo da parte un aspetto tipicamente femminile che invece non ci fa ottenere un granché.

Il teatro è il tuo primo amore e continui a farlo. È vero che, in quanto a personaggi femminili, si è evoluto prima?

Innanzitutto esistono i testi teatrali e quindi esiste una storia di personaggi femminili che resta superiore a quella cinematografica e televisiva. Adesso i prodotti televisivi stanno migliorando in questo senso ma al teatro esiste Shakespeare, Williams, Molière, stanno lì, non esiste un vera e propria drammaturgia contemporanea, anche lì noi siamo indietro rispetto al contemporaneo ma esistendo questi classici dove i ruoli femminili sono meravigliosi, sono meglio sviluppati ed emergono delle protagoniste femminili.

Intervista a Teresa Saponangelo

Molte attrici, soprattutto americane, sono passate a diventare produttrici, per poter scegliere i contenuti. Che sia un percorso spontaneo per le attrici, raggiunto un certo livello?

Spontaneo non lo so perché comunque sono percorsi complessi per cui non puoi essere sola. Necessario però, perchè se si vuole raccontare qualcosa che abbia un peso specifico e riguardi tematiche realmente femminili, come dicevo, devi forse diventare produttrice di te stessa per essere aiutata a realizzarli, perchè non è facile trovare un reale supporto.