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Ansia, panico e depressione. Iniziamo a parlarne

Ansia, panico e depressione
Image by 8photo on Freepik

La pandemia da Covid-19 è stata – ed è ancora – una immane tragedia a livello mondiale. Ma se vogliamo trarre insegnamento da queste situazioni, non possiamo fare finta che non sia stata anche una cartina al tornasole che ci ha consentito di effettuare valutazioni, riflessioni e scoprire nel contempo realtà sommerse.
Nel caso specifico, il sommerso relativo alla salute mentale degli italiani e degli europei.

Cominciamo allora a presentare alcuni dati significativi: i disturbi psichici incidono (tra costi diretti e indiretti) fino al 4% del PIL dei Paesi dell’eurozona. E, ogni anno, abbiamo più suicidi causati da stati depressivi, che vittime di incidenti stradali. Nel lungo periodo si ritiene che la depressione (nelle sue varie forme e sfaccettature), diventerà la prima causa di disabilità entro il 2030 (vale a dire dopodomani) e non c’è indicatore alcuno che ci faccia intravedere un miglioramento della situazione.

La descrizione macroscopica del problema serve a capre che stiamo parlando di un fenomeno talmente diffuso (pur con diversi livelli di gravità), da essere considerato normale. Il che, tradotto in termini crudi e chiari, può essere detto anche così: vivere male è la regola, non l’eccezione.

Dunque, da che parte possiamo cominciare per invertire la tendenza?

Non esiste una risposta semplice a un problema tanto complesso ed è per questo che ringrazio Pinksociety per lo spazio che ha deciso di concedermi al fine di cominciare a trattare questi temi in modo organico. Ed è qui che il giornalista deve sfondare una immaginaria “quarta parete” con il lettore e fare un po’ di autobiografia.

Mi chiamo Giulio Divo, ho quasi 53 anni (52 all’anagrafe, mentre scrivo), faccio il giornalista divulgatore in medicina e scienza e – nella mia vita – ho sofferto a più riprese e a fasi alterne di disturbo di panico, agorafobia e depressione definita “reattiva”, cioè dipendente dalla frustrazione generata dal panico stesso. Così, un giorno, dato che il panico molto mi ha tolto, ho pensato che poteva, per lo meno, diventare un’esperienza da condividere attraverso la mia professione e gli strumenti di comunicazione offerti dal web. Ed è per questo che nel febbraio 2022 ho deciso di creare un sito internet (www.stopalpanico.com), con il relativo canale youtube. Lo scopo è quello di informare, sensibilizzare e contribuire a eliminare lo stigma della sofferenza psicologica.

All’interno di quella realtà mi prendo la libertà di trattare questi temi secondo la mia esperienza e sensibilità, cercando di dare voce alle domande che io stesso mi sono fatto – o di farmi interprete di quelle che tanti, in situazioni simili, si (e mi) pongono di continuo. L’idea, quindi, è quella di potare all’interno di questo posto accogliente (pinksociety) le novità, le considerazioni, le esperienze e le testimonianze più significative di quella indagine, facendo qualche riflessione ulteriore e cercando di affrontare anche qui il tema complesso della salute psicologica come elemento essenziale per la Gande Salute, in senso olistico (come la chiamava Oliver Sacks), lontani però da suggestioni new age o semplificazioni furbe e banalizzanti.

La stella polare? La ricerca medico scientifica e la sensibilità individuale. Il che non significa infallibilità ma interesse e passione per ciò che si fa. Onestà intellettuale e indipendenza, poiché Stopalpanico (che pure ha l’ambizione nel tempo di diventare una testata propriamente detta) è, allo stato, volontariato puro.

Io spero di essere all’altezza del compito che mi sono assegnato. E che Pink Society ha voluto confermarmi.