Libro della settimana: Le origini della follia di Valentina Stanga
Quando siamo travolti, come in questi giorni, da un omicidio che è oltre l’immaginario anche per uno scrittore di thriller, la tendenza primaria è di attribuirlo ad un folle, ad un malato di mente. È una forma di difesa, umana, naturale: il male non può appartenerci, è altro da noi.
Invece purtroppo il male esiste, dice Valentina Stanga, psichiatra forense bresciana, e non sempre è attribuibile ad una patologia, che il più delle volte è solo fragilità o autolesionismo. Le origini della follia è il suo primo romanzo, ambientato nel mondo che conosce meglio, che incontra in ambulatorio o, spesso, in carcere.
Protagonisti sono Alberto, psichiatra, professore universitario, consulente del Tribunale e Viola, giovane Commissario di Polizia. Tra loro c’era stato un accenno di storia qualche anno prima, poi lei si era tirata indietro, ma il sentimento, mai sopito, è destinato a tornare prepotente. È Viola a chiamare Alberto. Nell’appartamento dove abitava solo è appena stato trovato il cadavere di un uomo orrendamente mutilato. Si tratta di un poveraccio, assitito dai servizi dell’ospedale dove lavora Alberto. Sarà il primo di una serie di omicidi, sempre di persone con problemi psichiatrici, che il serial killer rievoca simbolicamente nelle sue macabre, spettacolari esecuzioni.
Valentina Stanga fa ampie digressioni nella narrazione sulle diverse malattie di cui soffrono le vittime per consentire a chi investiga di mettere insieme i pezzi del puzzle. In teoria. Perché la soluzione, come la realtà, è tutt’altro che scontata. Viola e Alberto si troveranno a fare i conti con un folle omicida o un omicida di folli?
Gino Tomasini, bresciano, Giornalista Professionista
Studi di filosofia, Master in “Relazioni Pubbliche d’impresa” all’Università IULM di Milano. Dal 1990 vivo di parole, prima in radio, poi in alcuni quotidiani locali, tv e agenzie di pubbliche relazioni. Dal 2006 communications manager in una multinazionale farmaceutica.
Appassionato di libri.