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Libro della settimana: Non avevo capito niente di Diego De Silva

Non avevo capito niente di Diego De Silva

Da quando ho questa rubrica su Pink, in molti mi scrivono per avere consigli ulteriori di lettura. Soprattutto a ridosso delle ferie, quando il tempo diventa di nuovo di ognuno e un libro è un bel modo per trascorrerlo. La proposta non è un libro, o perlomeno non soltanto, è un autore: Diego De Silva, napoletano, classe ’64 come me.

Direi che c’è solo l’imbarazzo della scelta, anche se credo valga la pena iniziare da “Non avevo capito niente”, per prendere le misure a Vincenzo Malinconico, il protagonista di molti suoi romanzi: un uomo stropicciato, non solo dalla vita e dalla professione ma anche dall’età, che dopo i 40 – lo confermo – sembra avere un andamento geometrico più che aritmetico. Malinconico è un avvocato che finge di lavorare per riempire le giornate. Divide con altri finti occupati uno studio arredato con mobili rigorosamente Ikea, chiamati affettuosamente per nome. Una scelta questa di umanizzare sedie e tavoli apparentemente secondaria, che nel contesto si rivela però una piccola chicca. In “Non avevo capito niente” è appena stato lasciato dalla moglie, ma cerca con ogni mezzo di mantenere un legame con lei e i due figli adolescenti. Un giorno viene improvvisamente nominato difensore d’ufficio di un camorrista. Non ricordandosi il tempo passato dall’ultima causa penale, deve mettersi a ripassare il Bignami di diritto. E deve farlo in fretta e bene perché il suo assistito non è uno che scherza. Alla fine ne esce, non vi dico come perché altrimenti non c’è gusto. Questo è comunque solo il primo dei piccoli miracoli che gli capitano. Il secondo si chiama Alessandra: la pm più bella del tribunale, che si innamora di lui e prende a riempirgli la vita e, cosa che non guasta, il frigorifero. Una scrittura divertente, quella di De Silva, giocata molto sul registro dell’ironia, che gli consente di stemperare situazioni a volte tutt’altro che leggere.

Vincenzo Malinconico ha inoltre il grande pregio, o perlomeno a me è quello che piace, di assecondare i pensieri laterali – l’amore, la vita, la musica, tutto quello che attraversa la sua esistenza e la sua memoria – e di seguirne il filo a volte illogico, andando spesso e volentieri fuori tema, come si direbbe a scuola. Ma è un fuori tema di sostanza e le strade mentali che percorre non sono mai banali: hanno freschezza e genialità, con il loro lato buffo, dissacrante, spiazzante e maledettamente vero.