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Pink Society

lo sguardo rosa sulla società

Lei è Speciale e “lui” è unico: storia di Lorena e di un orologio (ancora prototipo), studiato per indicare i luoghi e non le ore. Ha il potere di rendere felici

Lorena
Lorena e il prototipo di orologio

Lorena è una donna minuta dalla bellezza delicata e gentile. Arriva a conoscermi seduta sulla sua carrozzina, accompagnata da Enrico, educatore del Centro Diurno torinese di AISM; ha un sorriso enorme. Chissà, forse lo esibisce per darsi sicurezza: mi dicono che è timida e che oggi, dovendo raccontarmi del progetto messo a punto proprio con lei e un gruppo di studenti del Politecnico di Torino, era in ansia.

Mi dovrà spiegare uno strano orologio che proprio lei ha il compito di testare. Mi dicono che è un “orologio” da polso “speciale”, pensato per chi ha difficoltà di orientamento nello spazio; attraverso quadrante e due lancette riesce a indicare la stanza dove ci si trova e quella che si vuole raggiungere.

E non è tutto. Mi dicono che è stata proprio Lorena a ispirare e stimolare l’idea dell’orologio, mettendo insieme energie e risorse di tutti, comprese quelle di giovani del Politecnico. Suo il bisogno di orientarsi correttamente nello spazio, così come l’impegno a stimolare i giovani dell’equipe del Politecnico alla creazione di un “orologio” con un quadrante simile a una meridiana.

Questo esperimento, un vero e proprio workshop, non è frutto casuale di un incontro con un gruppo di studenti e un bisogno, ma di una vera collaborazione tra AISM, la Cooperativa Valdocco e il Politecnico di Torino finalizzata alla realizzazione di ausili personalizzati, co-progettati con le persone che frequentano il Centro Diurno AISM, che in questo momento sono 24. In questo workshop, gli studenti del corso di Laurea in Design e Comunicazione del Politecnico di Torino entrano in contatto con le diverse difficoltà e sfide determinate da malattie cronico-degenerative e lavorano per creare ausili che realmente supportino la persona nelle azioni di tutti i giorni e ne aumentino l’autonomia. Attraverso questa esperienza, spiega il professor Cristian Campagnaro, “gli studenti imparano a non fare progettazione standardizzata, ma mirata, imparano semmai a pensare a un progetto che sia condiviso con il portatore del bisogno”.

Lorena e Enrica

Il bello è che ogni progetto realizzato con gli ospiti del Centro AISM non rimane sulla carta ma diventa oggetto e realtà concreta e spesso è oggetto di tesi di laurea. Ogni idea concepita deve soddisfare le necessità e bisogni delle persone, che concretamente partecipano alla realizzazione, protagonisti in tutte le fasi dello sviluppo del progetto, “proprio come accade in un qualunque cantiere di lavoro che necessita di un vero team di co-progettazione al cui centro c’è il beneficiario finale”, continua Campagnaro.

Ecco perché Lorena sta testando questo rudimentale prototipo, ben consapevole che questo oggetto potrebbe aiutare molti ad organizzare meglio le proprie abitudini quotidiane, potendo contare quindi sulla capacità maggiore di autonomia e di libertà. “Mi piace il mio orologio, perché credo che sia utile…spero che sia utile. A me, ogni tanto, capita di perdermi – dice – mi dimentico dove devo andare. Questa cosa mi disorienta, mi ferisce e questo potrebbe essere un modo per aiutarmi a sentirmi più serena e autonoma. Ora so che se guardo il mio orologio riesco a capire da sola quello che volevo fare e dove dovrei andare”. E lo dice ridendo di cuore, coinvolgendoti nella sua risata.

Quest’ultima frase mi colpisce allo stomaco. E già. Ci vorrebbe un attimo a dare una spintarella alla sua carrozzina e permettere a Lorena di raggiungere la stanza giusta. Ma non è ciò che vuole lei, perché lei vuole spostarsi in autonomia, come e quando vuole. Che tradotto, per persone con una difficoltà come la sua, significa: non toglietemi anche questa libertà!  

Ama chiacchierare anche davanti a un tè o a un buon aperitivo, che lo dice scherzando, fa magie per il mal di testa, soprattutto se preso fuori casa e con una buona amica. Che stare soli non fa bene. Le piace cantare appena si sveglia, e sorridere. Il sorriso è la sua arma segreta per affrontare qualunque cosa, la sua malattia (ha la SM da una trentina d’anni), la morte di suo marito avvenuta due anni fa, la quotidianità fatta anche di pensieri tristi e paure che rischiano di rendere grigie le giornate.

Dice e ripete che la sua vita è cambiata grazie al Centro Diurno di AISM, grazie alla vitalità delle persone che lo rendono un luogo in cui passare tempo di valore per sé e per gli altri: e ringrazia Enrico (l’artista educatore del Centro), Cristina (la coordinatrice del Centro), Sara (responsabile AISM del Centro), perché qui la sua vita è sì, protetta, ma assolutamente “normale”. Grazie al Centro, e forse anche grazie al suo orologio speciale, Lorena può continuare a vivere a casa sua, tra le sue cose, con le sue abitudini e in totale libertà (e normale dignità).

Non è tutto. Tra le cose che Lorena sta facendo, oltre a sperimentare questi marchingegni “intelligenti”, c’è il volersi raccontare con autenticità per diventare un esempio e un valore per gli altri. Non credo che sia cosa da poco. Ci vogliono consapevolezza, autoironia, voglia di sorprendersi e di sorprendere. E poi chi l’avrebbe mai detto che la felicità può risiedere anche in un orologio “speciale” come questo?  La felicità è saggia, ve lo dico io.