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La storia d’amore tra la Madonna delle Grazie e Sandro Botticelli

Il ritrovamento della Madonna delle Grazie di Sandro Botticelli, uno tra gli artisti simbolo del Rinascimento fiorentino, è una tra le più belle storie di questo 2023.

Cercata per oltre cinquant’anni era svanita nel nulla. Si temeva fosse finita nelle mani di collezionisti senza scrupoli, ma eccola ricomparire: la tela non era mai scomparsa ma saldamente in custodia della famiglia Somma, residente al confine tra Gragnano e Santa Maria la Carità, per sottrarla alle mani dei trafficanti d’arte.

La notizia più intrigante? Che questa non è solo un’opera d’arte qualsiasi, ma il quadro per secoli custodito a Gragnano dalla famiglia de’ Medici, all’interno di una piccola cappella, opera che fu anzi proprio papa Sisto IV a donare all’oratorio nella palude di Gragnano.

La curiosità? Che quest’opera che ritrae la giovane e bellissima donna, ci regala, in realtà, il volto della musa ispiratrice di Sandro Botticelli. La bellissima ed eterea Madonna delle Grazie seduta sul un trono, con i capelli biondi coperti da un velo, vestita con una veste pieghettata color vermiglione, è la ragazza di cui era innamorato e che morì giovanissima. Fu lei a ispirare il pittore in decine di opere. Si racconta che fu donata al Papa da Botticelli stesso mentre era impegnato a dipingere una parete della Cappella Sistina. Fu Sisto IV a donarla lla famiglia de’ Medici in cambio di finanziamenti ricevuti.

Ci sono voluti oltre cinquant’anni e un po’ di fortuna per ritrovare l’opera, vincolata con un decreto sin dal 1931, in origine collocata nella cappella di Santa Maria delle Grazie. “Ora – fa sapere il soprintendente Nuzzo – sarà affidata alle cure di un Istituto del Ministero della Cultura specializzato nel settore del restauro delle opere d’arte al fine di avviare un percorso di studio e valorizzazione del dipinto».

Ebbe sì. L’opera ritrovata versa in pessime condizioni conservative: mostra distacchi della pellicola pittorica, cadute di colore, abrasioni ed alterazioni cromatiche dovute sia a ridipinture che all’ossidazione di vernici protettive sovrapposte. L’opera, che può considerarsi frutto dell’attività matura del pittore, ascrivibile al nono decennio del XV secolo, a seguito dell’analisi a luce radente della superficie cromatica ha evidenziato criticità diffuse, mentre l’analisi ai raggi UV ha mostrato ampie ridipinture e manomissioni.

Eppure resta una delle opere più belle e raffinate di sempre: è opera di un’artista leggendario, è protagonista di una delle storie più affascinanti della storia dell’arte, degna davvero di un noir di tutto rispetto, è soprattutto il simbolo di un amore impossibile. E gli amori, se non finiscono mai, ci emozionano per sempre. Ancora e ancora