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Protagoniste: Intervista a Michela Giraud e Rita Abela per Flaminia

Oggi 11 aprile esce in sala Flaminia, un film scritto, diretto e interpretato da Michela Giraud che sceglie tutte le sfumature della commedia per raccontare una storia personale tra gioie e dolori.

Giraud interpreta una ragazza di una famiglia arricchita di Roma Nord che vive sotto la pressione sociale che le mette sua madre in primis ma tutto l’ambiente dentro cui è cresciuta. Sta per sposare Alberto, il figlio di un importante diplomatico regalando all’intera famiglia la tanto agognata scalata sociale.

Prigioniera di una maschera e un vita che non le appartiene, Flaminia viene scossa, per sua fortuna (scoprirà) dal ritorno in casa della sorellastra Ludovica, trentenne nello spettro autistico, che non solo risveglierà nella donna un rapporto dimenticato ma le farà riconoscere la gabbia in cui si è rinchiusa da sola.

Trae ispirazione dalla sua vera sorella e dalla sua adolescenza a Roma Nord Michela Giraud per realizzare un’opera che con leggerezza si occupi di scuotere le coscienze o più semplicemente induca delle domande.
Stiamo veramente facendo la vita che volevamo?
Sulla scia di questo quesito esistenziale, abbiamo incontrato Giraud che nel film interpreta Flaminia e Rita Abela, co-protagonista e interprete di Ludovica. Con loro abbiamo sottolineato l’importanza nella vita di avere persone che ci spronino ad essere noi stessi e volere sempre il meglio.

Citiamo le parole di Michela Giraud nelle sue note di regia:“Ho realizzato un film nel quale spero che le persone della mia generazione si possano in qualche modo riconoscere e per certi versi anche consolare”. Possiamo aggiungerci anche un “risvegliare” perché chiedo ad entrambe: che succede se non arriva una Ludovica a scuotere le acque?
Michela Giraud: Io auguro a tutti quanti di avere una Ludovica nella propria vita, però non tutti hanno questa fortuna che in apparenza per alcuni può essere una sfortuna. Mi auguro che incontrino qualcuno di uguale valore o altrimenti magari, vedendo questo film di farsi qualche domanda.
Rita Abela: io credo che Flaminia rispecchi molti di noi perché tutte le mattine si alza e si arma, si scherma per stare al mondo. Finché non ritrova Ludovica che è disarmante perché è lei stessa disarmata. Credo che l’amore sia la cosa più disarmante che ci sia e forse è questo che nel legame tra le due sorelle vince e permette che qualcosa possa cambiare.

Gioie e dolori del raccontare la propria vita e il rapporto con una sorella?
Michela Giraud: non racconto proprio la mia vita perché io ho a mia volta un’altra storia che racconterò tra tanto tempo se sarò viva e non sarò andata a Lugano (luogo dove voglio andare un po’ più in là quando non avrò voglia di parlare con nessuno come Mina). Diciamo che ci sono degli aspetti che sentivo l’esigenza di raccontare, li ho mutuati perché forse non avevo né la voglia nè dell’interesse e non credevo l’avesse lo spettatore, di vedere quello che realmente è stata la mia vita. Ce ne sono degli aspetti: la volontà e il coraggio di scegliere quello che si è o quello che si vuole fare, l’insofferenza nei confronti della superficialità e della stupidità di chi non vuole vedere al di là del proprio naso o anche il esigenza di abbattere tutta quella ipocrisia che ho visto intorno a me. Non ho raccontato pedissequamente tutto quello che è stato altrimenti ti avrei fatto un documentario anche per la rappresentazione della mia reale sorella ma ho messo degli elementi di urgenza al servizio della storia, di questa favola che spero sia digeribile per un ampio pubblico.

Rita in che cosa ti sei fatta guidare da Michela e dove sei stata invece più libera di trovare la tua Ludovica?
Michela è stata bravissima a guidarmi in questo percorso che era delicato e sicuramente non facile, ed è stata altrettanto brava anche nel darmi le chiavi giuste per poi cercare dentro di me le porticine da aprire soprattutto per gli aspetti più emotivi: il non sentirsi compresi, il non sentirsi visti, la paura di essere dimenticati, il fatto che talvolta si pensa che il valore e la dignità nella vita di una persona siano legate a il modo in cui si appare. Sono state tante le chiavi che mi hanno permesso di fare un percorso necessario per restituire autenticità a questo personaggio.