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Medicina estetica sempre più gentile e preventiva, ma anche high-tech: dalla conversazione sui social alle app di face editing

Archiviata l’era dell’overdoing, delle fronti ‘congelate’ e delle labbra da cernia (o a canotto), la parola d’ordine in medicina estetica è la naturalezza, l’anti-aging poco visibile, l’invecchiare con stile ed eleganza e soprattutto la prevenzione, che ha portato ad un sensibile ampliamento della fascia d’età dell’utenza, soprattutto nei confronti dei più giovani.

Di qui il boom dei trattamenti di prejuvenation, molto gettonati fino alla mezz’età età. L’idea è di far ricorso alle nuove tecniche gentili di prevenzione, per arrivare il più tardi possibile e in maniera graduale e non ‘trasformante’ alle procedure correzione. La filosofia del ‘less is more’ si impone dunque anche in medicina estetica e inaugura l’era dell’eleganza, delle ‘clean girl’ (dalla pelle naturale e dal glow luminoso), del minimalismo nelle correzioni e dell’understatement.

Le parole di tendenza nelle richieste dei pazienti oggi sono: costo-efficacia e convenienza, downtime minimo e risultati veloci. Avere a disposizione procedure dal costo più conveniente ha reso la medicina estetica più inclusiva, alla portata di tutti. Un’apertura facilitata dai social media che hanno contribuito ad abbattere tante barriere legate all’accettabilità del ricorso a queste procedure, sdoganando la medicina estetica non solo presso il pubblico femminile, ma anche presso quello maschile e contribuendo a ‘normalizzare’ la frequentazione con il medico estetico e a far conoscere i trattamenti. L’impatto dei social media in medicina estetica è sempre più evidente ed esteso dalla generazione Z ai millennial, con un marketing ‘su misura’ declinato sui diversi social, a seconda della classe d’età. Ma con ricadute diverse e non sempre positive.

Da una parte la conversazione continua e approfondita sulle tecniche di medicina estetica, spesso alimentata anche da professionisti, diventati veri e propri guru dei social, oltre che dalle influencer, ha dato un contributo importantissimo allo sdoganamento del ricorso alla medicina estetica, che fino a qualche tempo fa era guardato con sufficienza o addirittura circondato dallo stigma, almeno da parte di alcuni settori del pubblico. Dall’altra però i social stanno avallando l’affermarsi di standard di bellezza non realistici, a volte pericolosi e associati alla pretesa di ottenere tutto e subito.

L’empowerment derivante dalla conoscenza approfondita delle nuove tecniche andrebbe sempre calato nella realtà delle singole persone, che dovrebbero affidarsi al medico estetico per la scelta del trattamento da effettuare, senza interpretare il ricorso alla medicina estetica come un progetto on demand, dal menu offerto dai social. La psicologia dell’individuo, la sua personalità e le istanze del suo benessere interiore non dovrebbero mai essere sacrificate in nome dell’aspetto esteriore da sfoggiare in un selfie o in una clip su TikTok.

Le nuove tecnologie digitali e di Intelligenza Artificiale hanno messo a disposizione ‘app’ di face editing ed esperienze di realtà aumentate che stanno entrando sempre di più nelle dinamiche di consulto, preliminari al trattamento e che permettono al medico di fornire al paziente un’idea precisa dei risultati di una determinata procedura.

“Finalmente stiamo assistendo ad un ritorno alla normalità e alla naturalezza dei risultati della medicina estetica – commenta il presidente della SIME Emanuele Bartoletti – Ma ogni era ha la sua debolezza. Infatti se è vero che le donne dai 35-40 anni in su hanno iniziato a capire l’importanza della naturalezza, stiamo assistendo oggi ad una esasperazione del concetto di prejuvenation: un termine che traduce in linguaggio moderno il concetto di prevenzione che è il primo obiettivo della medicina estetica. Infatti troppe giovani e molto giovani spinte da comunicazioni social troppo aggressive fatte da loro coetanee o, peggio, da medici o non medici con pochi scrupoli, ricercano delle modifiche non giustificate del loro corpo (labbra, zigomi, seno, naso). Non essendo giustificate da un inestetismo da correggere, se eseguite non fanno altro che portare ad una alterazione della naturalezza e della bellezza fisiologica che è propria dell’età adolescenziale e postadolescenziale. Ricordo che la prevenzione è soprattutto educazione allo stile di vita, non va confusa con la correzione. Dietro il termine prejuvenation troppo spesso si nascondono inutili correzioni su soggetti troppo giovani fatte con la scusa della prevenzione”.