Muoversi meglio per vivere meglio: alla scoperta del Metodo Feldenkrais e i suoi benefici
Il Metodo Feldenkrais è una tecnica rivoluzionaria che migliora il benessere attraverso il movimento consapevole. In questa intervista con Livia Negri, insegnante del metodo e “ricercatrice del movimento”, scopriamo cos’è, a chi è adatto e come iniziare a praticarlo.
Buongiorno Livia. Raccontaci come hai scoperto il MF e che cosa ti ha spinto a diventare insegnante di questo approccio?
Ho scoperto il MF perché fin da bambina ho avuto una grande passione per la danza che mi ha portata a sperimentare non soltanto tanti generi, dalla classica alla contemporanea fino al tango argentino, ma anche molte discipline e pratiche bodymind, fra cui il MF, che è molto diffuso proprio tra i danzatori.
Ho deciso di iscrivermi alla Formazione per diventare insegnante perché avevo il grande desiderio di aiutare le persone a sentirsi meglio nel proprio corpo e più libere nel movimento, che ho sempre ritenuto “espressione viva di se stessi”. Non immaginavo quanto mi avrebbe cambiata, dopo anni e anni di studio e pratica.
Il Metodo ha messo tutto in discussione: mi obbligava a dimenticare ciò che credevo di sapere, a non avere convinzioni o modelli, per affidarmi alle mie sensazioni e percezioni mentre mi osservavo durante i movimenti suggeriti dagli insegnanti. Ecco, quando sono riuscita a lasciarmi andare, a mettere la mente razionale “alla finestra”, ho preso il gusto dell’esplorazione per l’esplorazione, senza aspettative, senza voler raggiungere qualcosa in particolare e a quel punto il mio corpo è diventato il mio maestro e quello che prima appariva inusuale, non familiare, a volte difficile, si liberava, diventata facile, divertente, giocoso. I miei schemi mentali finalmente si spezzavano e io scoprivo nuove possibilità e abilità inaspettate. Mi stupivo ogni volta che andavo a ballare tango, perché ballavo meglio, ero più leggera, più flessuosa.
È così che mi sono innamorata del MF, perché ti porta “oltre” ogni idea preconcetta e ti conduce a una scoperta senza fine. Ho deciso che questa meraviglia volevo portarla anche agli altri, soprattutto alle persone che pensano di non avere possibilità, che pensano di non riuscire, di avere limiti, di non essere in grado. Quello che mi rende felice oggi nel mio lavoro sono gli occhi luminosi, sorridenti e soddisfatti di chi scopre un potenziale inaspettato dentro di sé.
Per chi non lo conosce come spiegheresti il Metodo Feldenkrais a qualcuno che ne sente parlare per la prima volta?
Se vuole davvero conoscere il Metodo, le consiglierei di provare, perché l’unico modo per conoscere qualcosa che riguarda il nostro soma (il corpo vitale) è attraverso l’esperienza che ne facciamo. Il fondatore, Moshe Feldenkrais, scienziato ed esperto di arti marziali, diceva che spiegare il suo Metodo è come descrivere il sapore di un mango a chi non lo ha mai mangiato: va assaggiato!
Ciò premesso, per dare un’idea concettuale, posso dirti che è un modo per migliorare la comunicazione tra il corpo e il cervello usando il movimento come linguaggio. L’attività sensoriale e motoria è la principale attività del nostro cervello per mantenerci in vita e il cervello è plastico (si modifica continuamente attraverso le esperienze). Il MF fornisce esperienze fatte di sensazioni e movimento che stimolano il cervello a creare nuovi percorsi neuronali, quindi nuovi modi di agire e sentire, più efficienti, più funzionali, più salutari. Oggi le neuroscienze considerano Feldenkrais un pioniere della neuroplasticità. Questa qualità è molto alta quando siamo bambini, ma mentre prima si pensava che con l’età andasse perduta, si è scoperto che, pur diminuendo, è presente per tutta la vita e il Metodo sfrutta questo potenziale.
Chi può trarre beneficio da questo metodo? È adatto a persone di tutte le età e condizioni fisiche?
Il Metodo funziona a qualsiasi età e in qualsiasi condizione proprio grazie alla neuroplasticità. Sicuramente ne traggono beneficio tutte le persone che desiderano riconnettersi al proprio corpo, alla propria intelligenza corporea, perché ti insegna un ascolto molto raffinato e profondo di come il tuo corpo agisce e reagisce. Aggiungo le persone che hanno delle limitazioni, a causa di dolori, incidenti, traumi, anche a causa di malattie neurodegenerative o stati infiamamtori cronici, come la fibromialgia o l’artrite.
Per chiarezza: il Metodo opera nel campo educativo, non terapeutico, ma nel migliorare le funzioni del cervello (quindi del corpo) ha effetti benefici anche su problemi di salute. Può trarne beneficio chi si sente sotto pressione, in ansia, chi fa fatica a gestire lo stress, perché aiuta a ripristinare l’autoregolazione del sistema nervoso. È uno strumento prezioso per chi pratica attività artistiche o sportive perché migliora le abilità. Infatti, come dicevo, è diffuso fra i danzatori, ma anche tra musicisti, cantanti e attori. Molto spesso nei conservatori di musica o nelle scuole di drammaturgia (come la Paolo Grassi di Milano) è presente un insegnante Feldenkrais. Aggiungo che migliora il portamento, inteso come movimento armonioso, perché va a sciogliere le rigidità posturali. Il fatto che abbia benefici ad ampio spettro è perché non lavora sulle singole parti del corpo, ma sulle funzioni del nostro sistema nervoso.
Si dice che il Metodo Feldenkrais aiuti a “muoversi meglio”. Puoi spiegare cosa significa e come avviene questo cambiamento?
Muoversi meglio è inteso come massimo rendimento con il minimo sforzo, quindi maggior efficacia. L’obiettivo è di eliminare ciò che boicotta il nostro agire, soprattutto le microtensioni abituali di cui non siamo consapevoli. Si ottiene migliorando la relazione con la forza di gravità, ad esempio trovando le giuste leve dello scheletro, così i muscoli si liberano dal “tenere”, trovano il loro tono basale e possono attivarsi nel loro pieno potenziale.
Feldenkrais diceva che non dobbiamo fare di più o meglio, ma togliere ciò che non serve. Per togliere ciò che ostacola il movimento più funzionale ed economico, il Metodo utilizza una strategia: ridurre lo stimolo, secondo la legge neurofisiologica di Weber-Fechner: quando riduci lo stimolo, percepisci le differenze e puoi accorgerti di quando cambia la qualità del tuo movimento. È per questo che nelle lezioni si invita a ridurre e a rallentare il movimento, in modo da riorganizzare al meglio l’organizzazione del movimento stesso. Se ci pensi, il principio che per aumentare la sensibilità, devi ridurre lo stimolo è rivoluzionario in una cultura come la nostra, in cui ti viene detto di “fare di più” per ottenere risultati. Invece è soltanto quando riduco lo stimolo che posso accorgermi immediatamente di quando cambia la qualità del mio movimento: nel respiro, una tensione nella lingua o negli occhi… e via via che procedo nella lezione, i movimenti si liberano spontaneamente.
Belllissimo!
Anche il Metodo Feldenkrais si basa sull’autoconsapevolezza attraverso il movimento come lo yoga o il pilates? In cosa si differenzia rispetto a queste discipline?
L’autoconsapevolezza la posso coltivare in tanti modi e fra questi il MF, ma non direi che il MF si basa sull’autoconsapevolezza. Si basa sulla plasticità del nostro sistema nervoso. L’autoconsapevolezza appartiene al Metodo in quanto mi alleno a osservarmi mentre mi muovo per scoprire come mi muovo. L’accento è sul come, non sul cosa e il movimento è uno strumento, non il fine. Inoltre generalmente pensiamo al movimento visto da fuori. Nel Feldenkrais invece vado “dentro”, faccio esperienza della mia anatomia nel movimento, seguo la trasmissione del movimento attraverso i segmenti dello scheletro, osservo come cambiano le relazioni interne tra una parte e l’altra e in relazione allo spazio esterno. Il MF è diverso dallo yoga o dal pilates allo stesso modo in cui è diverso dalla danza, dalla corsa, dalla camminata. Intendo che il Metodo non mi insegna “qualcosa”, ma mi fornisce i tools del processo di apprendimento. Ho lavorato spesso con maestre di yoga, persone che praticano Pilates, che vanno in palestra, così come con sportivi e danzatori e il MF le ha aiutate nella loro pratica.
Quali sono i benefici più immediati che chi prova il Metodo Feldenkrais può percepire dopo una lezione? E quelli a lungo termine?
Sinceramente? I più disparati. C’è chi si sente leggero, chi più alto, chi più calmo, chi ci vede meglio, chi non sente più il mal di testa che aveva prima della lezione… il sistema nervoso lavora a più livelli e gli effetti dipendono dal soggetto. In generale posso dire un senso di benessere, ma nel concreto è davvero soggettivo. Ad esempio ho tenuto pochi giorni fa una lezione sul respiro e poi praticamente tutti mi hanno detto che ci vedevano meglio, i colori erano più vividi. È facile da capire che un respiro libero e completo migliori anche la vista, ma in quel momento non mi aspettavo che si accorgessero principalmente di questo effetto.
Anche nel lungo termine dipende dalla richiesta iniziale: se arrivi col mal di schiena oppure perché vuoi correre più velocemente. Parlando di benefici in generale, posso dirti più vitalità, più presenza. Le persone sono più contente di se stesse perché si riappropriano della loro corporeità, non soltanto in senso fisico, ma anche mentale ed emozionale.
Ci hai spiegato dunque che il Metodo Feldenkrais non lavora solo sul corpo, ma anche sulla mente. Puoi spiegarci come questi due aspetti si integrano?
Corpo e mente sono un’unità inscindibile. È la nostra cultura che le ha divise. Oggi anche la scienza occidentale lo conferma: la neurobiologia ci dice che l’attività neuronale è in tutto il corpo, la neuroscienza cognitiva ci parla di mente incarnata. Anzi Vittorio Gallese (neuroscienziato) ultimamente ha scritto che non basta dire embodied mind (mente incorporata), perché è più appropriato parlare di bodily mind (mente corporea). Quello che ancora manca è il nostro percepito, perché da troppo tempo siamo abituati a parlare del corpo E della mente. Il MF non lavora sul corpo e sulla mente, di fatto lavora sul processo vivente in cui siamo incarnati (embodied).
Descrivici di una lezione tipo: cosa succede durante una tipica lezione di Metodo Feldenkrais? Ci sono attrezzi specifici o è tutto basato sul corpo e sul movimento?
Nelle lezioni di gruppo, che si chiamano Consapevolezza Attraverso il Movimento gli studenti sono guidati dalla voce dell’insegnante in sequenze di movimenti in diverse posizioni e orientamenti: supini, proni, sul fianco, seduti, in piedi, in quadrupedia.
La lezione inizialmente è costruita su movimenti piccoli, lenti, graduali che andranno a comporre un’azione più complessa, ma senza che gli studenti lo sappiano i precedenza, così da esplorare il viaggio e stimolare un processo di apprendimento spontaneo appartenente alla memoria motoria che abbiamo sviluppato da bambini. L’attenzione è sulla percezione di se stessi, nella piacevolezza e nella curiosità, per uscire dal “pilota automatico” con cui in generale agiamo. Tassello dopo tassello, il corpomente scopre come pulire il movimento, fino all’azione completa.
Di norma le lezioni iniziano con un auto-osservazione, lo chiamiamo movimento test, per poi riprendere il movimento test alla fine e verificare come è cambiato: più fluido, più ampio, più leggero, meno faticoso ecc. C’è quasi sempre un momento di bodyscanning a terra, anche qui per sentire le differenze tra il prima e il dopo.
Nel corso della lezione si usano molte strategie perché i passaggi che portano all’azione migliorino. Non sono correzioni, ma variazioni del movimento stesso che forniscono informazioni al sistema nervoso. Ad esempio i vincoli (come una mano appoggiata sulla fronte) che “obbliga” altre parti a diventare più mobili e flessibili per ovviare al vincolo, oppure le direzioni opposte tra due parti (come la testa che gira a sinistra e gli occhi a destra). Queste strategie hanno un potente effetto sottocorticale per migliorare i “tasselli” dell’azione completa. Una tecnica raffinata che usiamo è quella della visualizzazione: dopo aver fatto un lato, si può visualizzare l’altro attraverso la “visualizzazione sentita”, ossia riproducendo con la mente ciò che si è esperito con l’altro lato. Ciò permette di migliorare l’efficacia dell’azione dal secondo lato in una manciata di minuti, rispetto ai 15/20 impiegati per il primo lato. Le lezioni possono anche essere individuali, si chiamano Integrazione Funzionale, e si usa una comunicazione prevalentemente non verbale, con il tocco dell’insegnante. I principi sono gli stessi, quindi né correzione né manipolazione, ma un accompagnamento a esplorare nuove possibilità di azione. Il tocco è molto delicato e viene fatto da vestiti, su un lettino specifico per il Feldenkrais.
Hai lavorato con persone che affrontavano particolari sfide fisiche o emotive? Puoi condividere un’esperienza significativa che ti ha colpito?
Sì, molte volte. Una che mi è rimasta nel cuore è una donna con una malattia genetica agli occhi che l’avrebbe portata alla cecità. Ovviamente in questo caso non era possibile trovare una soluzione, ma attraverso il miglioramento della percezione corporea, di un maggior senso di equilibrio, di una maggiore agilità, quella donna che prima non usciva quasi di casa, ha iniziato ad andare in metrò da sola, a sentirsi più sicura, quello che non potevano vedere gli occhi, lo “vedeva” il corpo. Aveva ottenuto maggiore libertà e io ne fui felicissima.
Che storia davvero toccante Livia!
Come mai, nonostante i suoi benefici, il Metodo Feldenkrais non è ancora molto conosciuto secondo te? E cosa si potrebbe fare per farlo arrivare a più persone?
Non è molto conosciuto al pubblico, è vero, ma è molto più diffuso di quanto si sappia. Come dicevo appunto nelle scuole di danza, recitazione, musica (quelle accademiche e professionali). Spesso viene integrato da professionisti come fisioterapisti, psicoterapeuti, educatori…). Alcuni hanno fatto la Formazione, altri collaborano in insegnanti Feldenkrais. In Veneto c’è un centro medico in cui il MF è usato per bambini nati con paralisi cerebrale.
Ma quando dici che sei un insegnante Feldenkrais ti guardano come un marziano.
Va detto che è un Metodo piuttosto recente, attorno alla metà del Novecento esce il primo libro di Feldenkrais e i primi insegnanti da lui formati sono degli anni 70.
Diciamo pure che il nome non è melodioso e difficile da ricordare!
Quello che si può fare è quello che state facendo voi e vi ringrazio, quindi direi interviste come queste su vari tipi di media.
In ultimo, qualche consiglio per iniziare: se una nostra lettrice volesse avvicinarsi al Metodo Feldenkrais, da dove dovrebbe cominciare? Ci sono risorse, corsi o libri che consiglieresti?
Per iniziare la cosa migliore è farne esperienza. A quel punto la lettura può essere un supporto, ma partire dalla lettura per un approccio esperienziale rimane solo nozione senza il vero vissuto personale. E, aggiungo, non provare soltanto una lezione, un ciclo per entrare in questa modalità così diversa da ciò a cui siamo abituati. Anche perché le lezioni sono centinaia e possono essere diversissime, da quella sugli occhi, quasi meditativa, a quella che ti porta in squat. Si possono trovare gli insegnanti sul sito dell’AIIMF, dove si trovano anche risorse.
Personalmente ho un canale youtube su cui ho pubblicato alcune lezioni. I libri per fare lezioni da soli non li consiglio, a meno che non si registri la lezione scritta per poi eseguirla ascoltando la propria voce.
Fra i libri, non consiglio i testi di Feldenkrais, non subito almeno, perché sono molto complessi. So che è uscito un nuovo libro di un collega, che non ho ancora letto, ma che leggerò sicuramente: “Fare, ascoltare, cambiare – Trasformare il corpo e la mente con il Metodo Feldenkrais” di Sebastiano Borella. C’è anche quello molto interessante scritto dalla mia direttrice didattica della Formazione, Mara Della Pergola “Lo sguardo in movimento” sui cambiamenti di percezione delle arti visive attraverso le lezioni Feldenkrais.
Un enorme grazie a Livia per averci fatto scoprire il Metodo Feldenkrais con tanta passione e chiarezza. In redazione siamo rimaste tutte affascinate da questo approccio così innovativo e potente: inutile dire che lo proveremo sicuramente! 🙂
Per saperne di più:
Movimento Sano – FB – IG – YT – LI
AIIMF – Associazione Italiana Insegnanti del Metodo Feldenkrais
Beatrice è una nutrizionista con una lunga carriera alle spalle, ora dedicata alla scrittura per diffondere la sua grande passione: migliorare la salute e prevenire i disturbi più comuni attraverso un’alimentazione sana e consapevole.
Convinta che il cibo sia il primo passo verso il benessere, Beatrice condivide consigli pratici e approfondimenti scientifici per aiutare le persone a fare scelte alimentari migliori ogni giorno.
Tra ricette bilanciate e curiosità nutrizionali, il suo obiettivo è ispirare uno stile di vita più sano e armonioso per tutte le età.