Libri: Che dispiacere di Paolo Nori
C’è un morto, ammazzato: Manuel Carrettieri, ultrà iuventino con la passione per la cocaina, trovato con un coltello piantato nel cuore sugli spalti di un campo da rugby. E c’è l’indagine, un presunto colpevole, che non è mai quello vero, e poi la risoluzione del caso. Siamo dunque nell’ambito del noir.
Ma Paolo Nori non è un giallista, o perlomeno non lo era fino ad ora. E comunque diciamo che la sua è una libera interpretazione del genere. “Che dispiacere” è soprattutto una commedia degli equivoci, ambientata tra le osterie del centro e i viali di una Bologna quasi fiabesca, scritta con lo stile consueto, che è un po’ la trasposizione su carta della lingua parlata, con tutti gli incisi e le subordinate della tradizione orale.
Ma quello di Nori è un divagare sapiente, che racconta. Racconta il contesto, definisce i personaggi, li rende vivi, tanto che alla fine ognuno di noi li (ri)conosce, può anche dar loro nome e cognome: sono il vicino di casa rompicoglioni, il collega più o meno sfigato, la ragazza del bar, nel caso specifico giustamente laureata in filosofia, degree ormai necessario per fare caffè e spillare birra.
Bernardo Barigazzi è uno scrittore che inizia a fare il giornalista. E lo fa clandestinamente, come il foglio che dirige: “Che dispiacere”. Giornale che esce solo il giorno successivo alle sconfitte della Juventus, firmato da un manipolo di giornalisti nascosti dietro uno pseudonimo. Fortunatamente per i tifosi bianconeri negli ultimi anni non è successo spesso, ma quelle poche volte – pesanti e dolorose – il giornale ha venduto uno sproposito di copie. E non serve spiegare il perché. Quando viene ritrovato il cadavere di Carrettieri, diversi indizi portano a Barigazzi, che prima ci mette del suo per incartarsi ulteriormente e alimentare i sospetti, quindi si deve impegnare non poco per ricostruire spostamenti, incontri e ricordarsi particolari, che risulteranno decisivi per la risoluzione del caso.
Paolo Nori è davvero bravo e “Che dispiacere” è una lettura godibilissima. Anche per gli iuventini.
Gino Tomasini, bresciano, Giornalista Professionista
Studi di filosofia, Master in “Relazioni Pubbliche d’impresa” all’Università IULM di Milano. Dal 1990 vivo di parole, prima in radio, poi in alcuni quotidiani locali, tv e agenzie di pubbliche relazioni. Dal 2006 communications manager in una multinazionale farmaceutica.
Appassionato di libri.