Intervista a Ester Pantano
Attrice, cantante, ballerina, la catanese Ester Pantano è ormai giovane star indiscussa della fiction Rai. Dopo molti ruoli tra teatro e cinema, tra cui la partecipazione a Notti Magiche di Paolo Virzì, dal 2017 ha collezionato un successo TV dopo l’altro.
Basti citare La Mossa del Cavallo di Gianluca Maria Tavarelli, film tratto dal romanzo di Andrea Camilleri, la sua Jessica Matarazzo nella fiction Imma Tataranni – sostituto procuratore ( di cui sta girando la seconda stagione) e da stasera 15 marzo per 4 serate su Rai1 la miniserie Màkari accanto a Claudio Gioè. Approfittiamo di questa occasione su Rai1 per scoprire meglio con Ester questa nuova avventura, finalmente nella sua Sicilia e per approfondire il mondo dell’attrice, i suoi ruoli del cuore e le sue battaglie.
Ormai non sei nuova alla fiction di Rai1, com’è stato però questa volta approdare nella tua Sicilia?
Diciamo che le ambientazioni fino ad adesso sono state, a parte la Puglia e Roma, sempre anche in Sicilia ma in modo sporadico. Questa volta invece mi è capitato per la prima volta di stare sul set, totalmente fuori casa da Roma, a Trapani, neanche nella mia Catania e ho potuto scoprire questa nuova provincia meravigliosa che è diventata casa in pochissimo tempo. Nonostante il Covid, anzi forse grazie al Covid, è stata vivibile in un periodo, da agosto fino a dicembre, in cui sarebbe stato impossibile girare e lavorare. Ci sono dei panorami nella serie e già dalla prima puntata incredibili e si scoprono degli scorci che sembrano finti, è una poesia stare lì, in mezzo al mare. Nonostante fosse il mio primo set con il Covid, è stato anche il primo set dove passeggiavi un attimo sotto casa e sotto casa senza andare lontano, c’era il paradiso.
Come sei stata scelta per la serie? Classico provino?
Regolarissimo provino, tra l’altro è stata una trafila molto lunga perché all’inizio io non ero neanche stata provinata come tutte le siciliane e le attrici del sud perché dal romanzo di Gaetano Savatteri, Suleima, il mio personaggio, è di Bassano del Grappa. Per me è stato un grandissimo onore perché noi siciliane, ci metto tutte insieme come in una tribù, siamo arrivate in ultima tranche ed il fatto di aver adattato a me un personaggio che comunque da romanzo è di un’altra città, mi ha riempito d’orgoglio. Aver proprio deciso di apportare una modifica che concedesse la mia presenza ed aver convinto tanto regista, casting e produzione tanto da arrivare a fare una scelta che comunque va in direzione diciamo opposta a quella che è il romanzo, mi ha lusingato.
Come descriveresti Suleima ?
È una donna libera, una giovane donna incredibilmente caparbia e soprattutto innamorata in modo sano di un uomo. Non abbandona tutto per un uomo, continua a tenere il punto ed è una donna lucida.
Da un primo sguardo alla serie, devo dire che Suleima mi ha colpito per una certa sicurezza e consapevolezza di sè pur conservando una semplicità e freschezza della giovinezza. Mi è molto piaciuta come rappresentante di questa generazione di donne.
Sì perché non abbiamo più il passato che avevano le nostre nonne e abbiamo fatto un salto molto grande anche rispetto alle nostre mamme. Diciamo che adesso siamo a questo punto dove, anche lo scegliere di voler fare solo la madre e non lavorare, non è una condizione obbligata ma quasi sempre una scelta per una donna. Se veramente c’è stata una passione folgorante verso la propria professione, un amore per il proprio lavoro e si è lottato per quella professione è difficile che si possa cedere all’abbandono di questo in modo semplice. Credo che ci sia una grande lotta e struggimento e che spesso c’è semplicemente un periodo di pausa dal lavoro per poi poter riprendere quello che ti ha nutrito prima che arrivasse questo cambio nella tua vita, che sia un compagno/a, un figlio/figlia. Credo che oggi per noi donne siamo molto difficile riuscire a conservare il nostro romanticismo tenendoci salde a quella che è una lotta quotidiana che dobbiamo fare per non dover rinunciare, per sentirci pari perché questa è una cosa a cui purtroppo siamo costrette. Ci dicono: volete la parità? E ti fanno credere che comunque per un verso o per un altro , per ottenerla, bisogna rinunciare a qualcosa. Sarebbe bello invece riuscire a conservare questo romanticismo pur in una momentanea rinuncia.
A proposito di donne interessanti e carismatiche, anche il personaggio di Jessica Matarazzo, che riprenderai nella seconda stagione di Imma Tataranni non è da meno. Questo interpretare sempre donne forti, credi sia un’esigenza e desiderio che poi proietti nei progetti a cui prendi parte o è anche un sintomo di qualcosa che è effettivamente cambiato nel modo in cui le donne sono rappresentate al cinema ed in TV?
Io credo di poter affermare che valgono entrambe. Da un lato è qualcosa che è proprio insita in me. Spero e credo che l’energia affermativa, quella di un essere umano non dipendente sia efficace dal primo momento in cui tu incontri qualcuno, quindi non si può nascondere il fatto di voler anche a volte forzare la dimostrazione di dire: Io riesco. Faccio un esempio su cose banali : quando ti vogliono portare la borsa. Premetto che io sono una persona che aiuta tantissimo, ma aiuto donne e uomini quindi non mi puoi aiutare solo perché sono una donna. Se tu lo fai anche con un uomo allora è cortesia, se lo fai solo con me, mi stai considerando incapace di fare questa cosa. È un atto di gentilezza, certo, ma so che purtroppo sotto la bellezza di questo gesto (ed io sono sempre stata criticata per il mio voler fare sempre tutto da sola) c’è anche tanta necessità di dire “io ti servo, io sono necessario affinché tu possa fare questa cosa”. Purtroppo questa è una cosa che io voglio assolutamente scardinare violentemente.
Per quel che riguarda i ruoli al cinema, in Rai o anche nel mondo, stiamo avendo finalmente una grande ventata di racconti di donne che hanno assolutamente un potere e soprattutto che appunto sono felici di fare determinate rinunce, che rinunciano a quello che è il percorso prestabilito per una donna, che rinunciano a quello che è il luogo comune di come deve essere rappresentata una donna. In questo, da un lato sono super felice e dall’altro, a volte credo che sia anche un modo per dare un po’ da una parte e un po’ dall’altra. Ancora perché sia reale questo sentimento di scambio ci voglia ancora un po’ però intanto lo stiamo cominciando a raccontare e metterle in scena queste donne. Poi da lì a che tutti gli autori e scrittori credano realmente a quello che stanno scrivendo, forse ci vuole ancora un pochino.
Dopo Notti Magiche di Paolo Virzì e altre collaborazioni, quali sono i tuoi desideri cinematografici?
Ho tanto desiderio di mettere in scena una donna che abbia una forza e un vissuto che non siano per forza di ribellione ma che lei sia semplicemente serena della sua realtà, cioè non una donna in lotta per il suo diritto ma una donna che ha il suo diritto. Vorrei un ruolo così, che abbia un peso rispetto anche a questo racconto generazionale e a questo periodo che stiamo vivendo, a questa nuova ondata e questa nuova consapevolezza. E poi ovviamente ho il sogno del cinema francese e poi anche il sogno di Xavier Dolan, un pezzo di cuore ovviamente. C’è Michel Gondry, lui è proprio il padre dei miei sogni. Non ti voglio fare nomi di registi ma ti dirò che ho voglia di un cinema onirico, che racconti tanto la dimensione emotiva, la percezione emotiva e non per forza quello che sta realmente accadendo, non per forza la trasposizione della realtà, vorrei piuttosto la trasposizione della percezione. Vorrei che si andasse su qualcosa di più sensoriale.
Un personaggio di serie o film che avresti voluto esser tu a interpretare?
Abbiamo sicuramente Frances McDormand in Tre manifesti a Ebbing, Missouri ed un altro ruolo bellissimo è quello di Gabourey Sidibe in Precious di Lee Daniels. Ho poi un piccolo sogno perché io amo la guida sportiva, le moto e le auto: il ruolo di Ryan Gosling in Come Un Tuono o Drive. Quei ruoli talmente significativi per cui dopo potresti anche fermarti. Poi ci sono i musical mia grande passione, vedi Moulin Rouge per esempio.
A proposito di Musical, leggo nella tua biografia infatti anche un altro amore, il canto. Hai infatti un duo jazz. Sogni un ruolo in cui puoi mostrare entrambe le tue arti?
Lo sto aspettando e sto aspettando pure di danzare perché ballo anche. Sto aspettando che si possa fare tutto insieme, io non vedo l’ora che si riesca a fare un musical vero, che prenda dall’Italia e non provi a fare qualcosa che è di un’altra parte. Spero si possa cercare qualcosa di autoriale dentro un musical e portarlo a casa senza essere paragonati a un altro cinema che non è il nostro. Io ho pure Grease che per me è un altro caposaldo. Sono tutte quelle cose che canti canti canti e balli balli balli e dici:” ecco vorrei essere lì”.
Napoletana trapiantata a Roma nel 2006, dopo un inizio da programmatore di rassegne cinematografiche, si dedica al giornalismo di cinema, prima per una radio internazionale, poi in TV come critico cinematografico e su riviste e magazine specializzati. Dalla maternità in poi si dedica anche a scrivere delle infinite sfumature dell’essere donna e mamma. Nel tempo libero che riesce a trovare, si dedica all’altra sua grande passione: cantare con Le Mani Avanti, un coro a cappella di 30 elementi.