Libri: La Mazzetta di Attilio Veraldi
Quando incontro un autore che non conosco ad incuriosirmi sono il titolo del libro e in subordine la bellezza della copertina. L’una cosa o l’altra (se entrambe ancora meglio) mi spingono a leggere la breve sinossi, il profilo dello scrittore e gli eventuali commenti.
Devo dire che La Mazzetta non rispondeva a niente di tutto ciò. Ho però dato fiducia alla considerazione che alcuni suoi colleghi di grande spessore, Massimo Carlotto e Diego De Silva giusto per citarne due, hanno di Attilio Veraldi, considerato il padre della letteratura gialla in Italia.
E in effetti Veraldi aveva una bella penna e sapeva creare le giuste atmosfere in cui far crescere le sue storie, quella principale e quelle che stanno nei dintorni, non meno importanti. Questa per esempio si sviluppa in una Napoli cupa e violenta, tra camorristi e sicari.
Breve sinossi. Al centro della vicenda c’è una cartella scomparsa. Al suo interno si trova la documentazione di un appalto truccato il cui beneficiario è don Michele Miletti, forse l’uomo più ricco di Napoli, di sicuro un camorrista. A trafugarla è stata sua figlia Giulia, che vuole con questo far pagare al padre tante cose, in primis l’allontanamento forzato del giovane fidanzato. Per recuperarle – figlia in fuga e cartella, non necessariamente in quest’ordine – don Michele si rivolge a Sasà Iovine, ufficialmente il suo avvocato, di fatto un giovane faccendiere senza troppi scrupoli e mosso dall’unico prosaico obiettivo di intascare la “mazzetta” del titolo. Rimettere le mani sui documenti è di importanza vitale, non tanto per l’appalto in sé ma perché Miletti ha tramato alle spalle del socio in affari e sodale in malaffare. Che infatti scopre l’inganno e manda a sua volta alla ricerca della cartella e di Giulia – qui l’ordine è invece più interessato – i suoi tirapiedi: due gemelli con il QI di una caprese, nel senso dell’insalata, con un Master però in maieutica a mani nude. Sasà si ritrova coinvolto in una vicenda molto più grande di lui, politica ma soprattutto famigliare, che di fatto è il vero cuore del romanzo. E spesso ne esce non si sa come, fratello letterario di Mister Magoo o, se preferite, di Mister No.
Il romanzo si snoda tra corruzione, istinti famelici, cadaveri, adulteri impensati e impensabili, inganni, fino al finale, che non svelo. Velardi, come detto, è considerato il padre del giallo italiano e La Mazzetta, datata 1976, “è così attuale, ritmato e potente che sembra essere stato scritto domani”.
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Gino Tomasini, bresciano, Giornalista Professionista
Studi di filosofia, Master in “Relazioni Pubbliche d’impresa” all’Università IULM di Milano. Dal 1990 vivo di parole, prima in radio, poi in alcuni quotidiani locali, tv e agenzie di pubbliche relazioni. Dal 2006 communications manager in una multinazionale farmaceutica.
Appassionato di libri.