Il sesso in Italia è ancora un tabù. Parola di sessuologo.
L’intervista al neuro-sessuologo Rocco Salvatore Calabro per fare il punto sulla sessuologia in Italia.
Se negli uomini, i problemi sono di vario tipo, nelle donne il problema principe è il raggiungimento dell’orgasmo. Ma la scienza è preziosa ed esistono i sessuologi, professionisti sanitari con una visione precisa di quello che dovrebbe essere un mondo educato ad una sessuologia sana e consapevole.
Ne abbiamo parlato con il dottor Rocco Salvatore Calabrò neurologo presso l’Irccs Centro Neurolesi Bonino-Pulejo, tra i maggiori esperti di neuroriabilitazione avanzata del mondo secondo la classifica Expert Scape del 2021 che lo segnala al terzo posto in Italia e tra i primi 30 in Europa. Il dottor Calabrò ha da sempre una passione che lo ha accompagnato per tutto il percorso di studi e adesso nella sua carriera.
Chi è il sessuologo?
In Italia, non esiste una specializzazione medica in sessuologia. Rispetto ad altri Stati, anche latino-americani, nel Bel Paese si occupa di sessuologia principalmente lo psicologo, che si occupa di dinamiche psicosessuali, relazioni ed aspetti psico-emotivi. Il ginecologo e l’andrologo, o ancora lo psichiatra e potenzialmente qualsiasi medico, si occupano invece degli organici che possono essere causa di disfunzioni sessuali. In sessuologo dovrebbe avere competenze multidisciplinari. Si tratta di una figura professionale che si pone a metà tra chi cura l’aspetto psicologico e organico. Di solito, del paziente – in generale – va sempre considerata la parte psicologica oltre alla patologia in sé, e così accade anche di fronte a problemi di tipo sessuale, dove l’aspetto psicologico è ancora più accentuato perché può essere parte integrante del disagio. La figura del neurologo in questo ambito è un po’ particolare, e di neurosessuologi, come amo definirmi, ce ne sono davvero pochi.
Educazione sessuale: a che punto siamo in Italia?
Anche se in maniera meno evidente rispetto al passato, il sesso in Italia è ancora un tabù. Di educazione sessuale nelle scuole non se ne parla, e purtroppo i nostri ragazzi ottengono le informazioni da internet-imparando come affrontare il delicato aspetto della loro sessualità da fake-news provenienti dal web- o dal gruppo dei pari che si basa spesso su miti e stereotipi sessuali. Tutto questo perché non riusciamo a capire che se fossero gli esperti a far loro educazione sessuale, i ragazzi sarebbero formati in maniera adeguata e avrebbero dei punti di riferimento scientifici e chiari. Probabilmente l’eccessiva morale del cattolicesimo o la mentalità bigotta, tutta italiana, incide ancora molto anche sulle dinamiche educative del nostro Paese, quando basterebbe davvero poco affinché si impartisse un’educazione sessuale corretta.
Quando è il caso di rivolgersi a un sessuologo?
In tutti i casi in cui il soggetto vive con disagio un suo disturbo sessuale. Nella maggior parte dei casi, nei giovani-adulti sani e in assenza di patologie, le problematiche sessuali sono legate all’aspetto psicologico o psico-relazionale. Pensiamo ad esempio all’ansia da prestazione. In casi del genere il punto di riferimento è lo psico-sessuologo. Anche l’eiaculazione precoce, eccezion fatta per i rari casi di natura organica, è legata ad un fattore psicologico. L’approccio prevalente è la terapia sessuologica, sia di coppia che individuale. Via via che si cresce, le problematiche organiche prendono il sopravvento: si va verso una problematica di riduzione di flusso a livello genitale e quindi si parla di aterosclerosi che può provocare disfunzione erettile e problematiche di lubrificazione. La terapia farmacologica, soprattutto gli inibitori della fosfodiesterasi 5 quale viagra o cialis, diventa il trattamento di scelta. Nella donna, invece, la problematica è più spesso di tipo psicologico. È famosissimo, infatti, il disturbo dell’orgasmo, l’anorgasmia. Molto più che nell’uomo, la sessualità nella donna è davvero cerebrale ed è necessario, più che negli uomini, che la donna “si abbandoni” per raggiungere un orgasmo psico-cerebrale normale.
Cosa aspettarsi da una visita o un percorso con un sessuologo?
Solitamente, il primo approccio è quello della consulenza basata su una anamnesi clinica e psicosessuologica approfondita per arrivare ad una corretta diagnosi. Subito dopo, si può valutare e indirizzare il paziente verso esami più approfonditi, ed inviarlo allo specialista più indicato. L’aspetto da non sottovalutare è anche quello iatrogeno, ciò significa che i pazienti hanno disfunzioni sessuali causate dai farmaci che assumono. Proprio il mese scorso, ho redatto una relazione per individuare i farmaci più rischiosi, tra cui rientrano: antidepressivi, anti-ipertensivi, neurolettici, benzodiazepine, stabilizzanti dell’umore, e perfino (anche se più raramente) gastroprotettori e statine. In tal caso, bisogna verificarne la correlazione. Mi preme porre l’attenzione su una sindrome poco conosciuta ma molto diffusa, per cui io e altri colleghi italiani e internazionali abbiamo dato le prime linee-guida: è la PSSD o disfunzione sessuale post-SSRI. Un paziente che assume un anti-depressivo, nel 70% dei casi ha un disturbo dell’orgasmo. Eliminandone l’assunzione, dovrebbe sparire l’effetto collaterale. Ma da qualche anno si osserva che in alcuni soggetti – forse predisposti geneticamente- non solo non sparisce il sintomo, ma addirittura la sintomatologia potrebbe mostrarsi dopo la fine dell’assunzione.
Il disturbo interessa sia uomini e donne, anche se queste ultime riferiscono le loro problematiche con più difficoltà.
Sesso in pandemia: com’è cambiata la situazione?
Con l’avvento della pandemia, sono aumentate le disfunzioni sessuali in proporzione diretta all’aumento delle instabili condizioni individuali come la paura, l’ansia, la depressione, l’incertezza sul domani. Inoltre, molte coppie si sono squilibrate a causa della costrizione alla convivenza continua che ha fatto emergere le problematiche relazionali e di conseguenza quelle sessuali. È ovvio che le due cose non si possono scindere.
Formazione in sessuologia per i professionisti sanitari italiani?
Essendo una specializzazione non riconosciuta dal nostro SSN, è difficile pensare ad una formazione di sessuologia mirata in medicina. In Italia, pochi sono i master riconosciuti dal MIUR e sono quelli di tipo clinico, molti altri privati ma di alta formazione psicosessuologica (come quello frequentato da me all’IISS di Roma e dove insegno da oltre 10 anni) non sono invece ufficialmente riconosciuti. Sarebbe auspicabile e fondamentale insistere sulla formazione, sia professionale che a livello educativo per migliorare la qualità della vita degli adulti di domani. Affettività, emotività e sessualità dovrebbero essere i tipi di educazione impartiti sin da quando si è bambini per tracciare un vero e proprio cambiamento. Per non parlare poi della problematica relativa alla sessualità e disabilità, dove l’istituzione in Italia della figura del sexual coach sarebbe fondamentale. Qualche iniziativa c’è… con Max Ulivieri abbiamo fatto dei corsi di formazione, ma la strada ancora è molto… molto lunga.
Come ti sei appassionato alla sessuologia?
Il mio interesse nasce agli albori del mio percorso medico, ma da sempre ho nutrito interesse per la psicologia delle relazioni a livello sociale, poi piano piano mi sono avvicinato anche alla sfera sessuale. L’interesse reale iniziò quando ho iniziato a fare neurologia, ricordo che la frase che mi colpì fu “l’organo sessuale principale è il cervello”. In quel periodo mi occupavo di neurologia delle relazioni e del comportamento, durante la mia specializzazione e ho trovato molto affine questo aspetto con il mio lavoro e con la mia passione per le dinamiche relazionali e sociali. Nel frattempo, sono entrato in dottorato di ricerca di psichiatria e ho proposto alla mia relatrice di fare la tesi sulle disfunzioni sessuali sui pazienti con epilessia. Era il 2007… e questo è ancora oggi quello di cui mi occupo e per cui mi definisco neuro-sessuologo. Ai tempi, anche in letteratura c’erano pochissimi lavori e la mia tesi era vista dai colleghi con un po’ di scetticismo e suscitava quasi “ilarità”. Oggi che mi occupo di riabilitazione, mi sto appassionando ancora di più in quanto qualsiasi problema a livello neurologico può provocare disfunzioni sessuali. I pazienti affetti da traumi midollari ne sono l’esempio più eclatante: sono giovani, spesso hanno difficoltà a deambulare, riduzione della sensibilità ed incontinenza… e a ciò si aggiunge poi il grave problema di erezione/lubrificazione orgasmo. E a loro ho dedicato assistenza (neurologica e sessuologica) e ricerca negli ultimi anni. Quindi due materie come neurologia riabilitativa e sessuologia che sembrano diametralmente opposte, in verità presentano moltissime affinità. Il sistema nervoso è la base della sessualità, tutti i processi neurobiologici partono dal cervello, scendono nel midollo spinale e attraverso i nervi. Quando si dice quindi che “il sesso è nel cervello” è proprio così!
I miei studi di neuro-sessuologia hanno coinvolto soprattutto pazienti con epilessia, ictus, e lesioni a livello spinale. I risultati sono positivi, anche sulla gestione del dolore pelvico-cronico, problematica che affligge soprattutto il sesso femminile.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35326352/
Effetto positivo dell’approccio combinato di vibrazioni focali sul pavimento pelvico e neuromodulazione non invasiva nel gestire il dolore pelvico cronico nella donna.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31083543/
Le vibrazioni focali meccano-sonore applicate al pavimento pelvico migliorano erezione e continenza urinaria.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35323722/
Non solo gli antiepilettici, ma anche altri farmaci comuni come gli antipertensivi, danno disfunzioni sessuali in chi è affetto da epilessia
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35096479/
In riabilitazione è fondamentale un approccio multidisciplinare alla sessualità del paziente.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34719438/
Criteri diagnostici per la diagnosi di disfunzione sessuale persistente dopo psicofarmaco
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34150355/
Necessità di un approccio in teleconsulenza alle problematiche sessuali in pandemia.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31568703/
La conoscenza della neuroanatomia del comportamento sessuale è ancora scarsa anche tra i professionisti.
Avvocato, giornalista pubblicista e ufficio stampa, co-founder www.24live.it. Appassionata di cronaca giudiziaria e thriller, innamorata del mare e delle albe. Scrive di healthcare & wellness per Milano Finanza, milanofinanza.it, Avvenire. Studia il mondo digital e legge libri che ama annusare.