Libri: L’invenzione di noi due di Matteo Bussola
E’ iniziato tutto con una scritta: Chi sei?, sul banco che condividevano al liceo. Stessa classe, la 5^, turni diversi, come è oggi in tante scuole italiane. Una corrispondenza durata settimane in cui Milo e Nadia si raccontano, senza mai incontrarsi.
C’è mancato poco, ma è andata così. Non era destino, si dice in questi casi. Destino che si ripresenta a tredici anni di distanza, ad una festa di amici.
E allora il racconto riprende dal vivo, fino al matrimonio. Milo nel frattempo è diventato un architetto: lo studio in cui lavora non paga però abbastanza e lui allora accetta di occuparsi della cucina nell’osteria di un amico. Nadia scrive, ha già pubblicato qualcosa e adesso è alle prese con il romanzo della vita. Quello di cui non si accorgono è che con il passare del tempo perdono di vista la loro di vita: perché i rapporti se non li metti in gioco e riesci a giocarci ogni giorno, si esauriscono.
Nadia si allontana e Milo invece di chiederle perché, di affrontarla, di parlarle, di urlare anche, fa come tutti gli uomini: rimane in attesa. Come i cani che aspettano l’osso. Finché non decide di fare qualcosa. E quel qualcosa è scriverle. Ma non come Milo. Lo fa da un account nuovo di posta elettronica e si firma Antonio, che vorrebbe scrivere ad Agnese ma sbaglia indirizzo. Nasce una corrispondenza vera, sincera, priva di sovrastrutture, nella quale i due si (ri)conoscono di nuovo, come i ragazzini del liceo.
“La sola occasione che abbiamo di stare bene con qualcuno – dice Nadia in una di queste lettere – è non mentire su ciò che siamo (…). Il problema non è tanto quando scopriamo, in chi amiamo, cose che non sapevamo, ma quando ci ostiniamo a celare noi stessi, convinti che offrire il nostro meglio significhi lucidare la promessa della superficie a discapito del resto”.
Si ritroveranno Milo e Nadia? Forse, non è importante e soprattutto non voglio togliere la sorpresa del finale a chi vorrà leggere il libro. Matteo Bussola, veronese, è davvero bravo. Ha una scrittura apparentemente leggera – gioca molto sui registri dell’ironia e della comicità – ma ha la capacità di scavare nel profondo e cogliere gli aspetti più intimi e nascosti dell’animo umano.
Gino Tomasini, bresciano, Giornalista Professionista
Studi di filosofia, Master in “Relazioni Pubbliche d’impresa” all’Università IULM di Milano. Dal 1990 vivo di parole, prima in radio, poi in alcuni quotidiani locali, tv e agenzie di pubbliche relazioni. Dal 2006 communications manager in una multinazionale farmaceutica.
Appassionato di libri.