A caccia del paradiso senza la pastasciutta. Che bizzarri Marinetti e i Futuristi
Primo: eliminare la pastasciutta. Secondo: buttar via forchetta e coltello. Terzo: non usare i condimenti tradizionali. Quarto: scegliere cotture veloci, creare «bocconi simultaneisti e cangianti».
La Cucina Futurista fu un tipo di cucina bizzarro, particolare e fuori dagli schemi. Fu avanguardia anche qui, nel luogo più sacro degli italiani, quello della loro tavola. Il Futurismo cambiò il mondo. Travolse la letteratura, l’arte, l’architettura, la moda, la musica, il mondo della comunicazione, la danza, il gusto estetico, i profumi, il linguaggio, il mondo della tecnologia e delle velocità, le prospettive, la cucina…
Fu fin da subito guerra aperta contro i tortellini e l’«alimento amidaceo» per eccellenza, cioè la pastasciutta, per poi abbattere tutti i canoni gastronomici, affinché consentissero all’uomo moderno di essere scattante e veloce, al passo coi tempi, non appesantito e infiacchito. Invitò i chimici ad inventare nuovi sapori e incoraggiò l’accostamento ai piatti di musiche, poesie e profumi, gli artisti a elaborare piatti che avessero un effetto sorpresa sui commensali.
Come era una tavola Futurista? Bizzarra, nutriente, veloce. Aggiungo la parola divertente: a tavola con Marinetti non ci si sarebbe annoiati.
Il Manifesto della Cucina Futurista fu scritto di pugno da Marinetti, e pubblicato su Comoedia il 15 gennaio 1931) andrebbe riletto con questa voglia di farsi sorprendere per la sua intelligente modernità.
Vero che dentro vi sono un mondo di stravaganze, di proposte e riti di cambiamenti culinari e culturali (ma quanto hanno influenzato i nostri tempi moderni). Aiuta soprattutto a capire come il panorama della cultura gastronomica sia complesso e sempre influenzato… non tanto da rigorose tradizioni culinarie, ma dalla politica (quella vera).
Al lancio del Manifesto seguì una folta serie di conferenze e banchetti futuristi in Italia e in Francia, l’inaugurazione della taverna «Santopalato» e finalmente, nel 1932, la pubblicazione del libro La cucina futurista di Marinetti e Fillìa.
Salta agli occhi il gusto goliardico di ogni piatto consigliato, piuttosto che essere un’offensiva gastronomica (futurista). È un Manifesto spensierato, caotico guazzabuglio di ricette pleonastiche variazioni su ricette del tutto tradizionali, più innovazione di forma che di sostanza, con suggestioni esotiche e qualche volta impossibili, proponendo piatti programmaticamente incommestibili, assemblati con la tecnica dadaista del «cadavere squisito».
I futuristi si impegnarono anche a italianizzare alcuni termini di origine straniera che imperversano ancora nel nostro parlare, il cocktail divenne così la polibibita (che si poteva ordinare al quisibeve e non al bar); il sandwich prese il nome di tramezzino (sì, lo dobbiamo a loro), il dessert si chiamò peralzarsi e il picnic di pranzoalsole.
Volete sapere il Menù della prima cena futurista di cui abbiamo notizia?
Eccolo: fu composto da quattordici portate:
- Antipasto intuitivo (canestrini ricavati dalla buccia delle arance che contengono bigliettini con motti spiritosi ed altre sorprese)
- Brodo solare
- Tuttoriso, con vino e birra
- Aerovivanda, tattile, con rumori ed odori (il commensale con la mano destra si serve da un piatto contenente un’oliva, un chinotto candito, un quarto di finocchio, con la sinistra accarezza una piccola tavola tattile rettangolare su cui sono incollati ritagli di damasco rosso, velluto nero e carta vetrata. Da una fonte canora celata si dipartono note di musica classica, mentre i camerieri spruzzano sulle nuche dei convitati del profumo)
- Ultravirile (tra lingue di vitello e gamberi è presentato il corpo di un’aragosta scrostata, ricoperto di zabaione verde, con in testa una corona di creste di pollo)
- Carneplastico (polpettone di forma fallica, posto verticalmente al centro del piatto, spalmato di miele sulla cima e sostenuto alla base da un anello di salsiccia)
- Paesaggio alimentare
- Mare d’Italia
- Insalata mediterranea
- Pollofiat (cresta di gallo cucita sul dorso e guarnita di confetti argentati che sembrano metallici)
- Equatore + Polo Nord (piccoli aeroplani scolpiti nel tartufo e un cono di chiara d’uovo montata e solidificata)
- Dolcelastico (bignè che ha per coperchio una prugna secca e nasconde la sorpresa di un nastro di liquirizia)
- Reticolati del Cielo
- Porcoeccitato per i giornalisti (salame crudo privato della pelle servito in piedi in un piatto contenente caffè espresso caldissimo mescolato con molta acqua di colonia)
- Vini Costa, Birra Metzger, Spumanti Gora, Profumi Dory
PS: Naturalmente le proposte gastronomiche ebbero vita breve, lo stesso Marinetti venne pizzicato e fotografato da un giornale mentre, seduto a una trattoria, si gustava un piatto di spaghetti.
Se volete provarci, a giocare un po’ con Marinetti, provateci. Ma poi fateci sapere come è andata!
Per approfondimenti:
https://cateringgrasch.it/la-cucina-futurista/
https://www.elicriso.it/it/cucina/cucina_futurista/
Vive e lavora a Genova, insieme ai suoi libri, dove svolge la propria attività di giornalista professionista e studiosa di storia della critica d’arte e Futurismo. Convive con la SM da 18 anni. Ama la scrittura e le parole, il figlio, la vita, la sua famiglia.
Al suo attivo molte pubblicazioni e monografie di storia dell’arte. Svolge la professione giornalistica con passione da oltre trent’anni, si muove tra la carta stampata, i nuovi media, la TV. Ama parlare delle persone, con la gente e sempre a vantaggio della cultura sociale che fa crescere e aprire occhi e cuore. “Le persone sono sempre scopo primo e ultimo della mia scelta professionale, come servizio agli altri. Senza riserve”.