Cartoline d’Italia: la leggenda dell’Isola Sacra
Era l’estate del 509 a.c. Roma esisteva da soli due secoli e mezzo ed i romani non ne potevano più di Tarquinio il Superbo.
Lo cacciarono in malo modo dalla città e presi dalla rabbia e dall’odio gettarono nel Tevere, subito a monte della Cloaca maxima, tutti i covoni di grano di proprietà del Re. Era il grano raccolto nel vasto terreno a nord della città chiamato Campo di Marte, che partiva più o meno dall’attuale Piazza Venezia ed arrivava fino all’attuale Piazza del Popolo.
Ager publicus e quindi ciò che vi si produceva veniva gestito dal Re che invece di distribuirlo gratis ai cittadini lo vendeva loro anche a caro prezzo.
Era estate nel 509 a.c., il Tevere era in secca, quasi come oggi, ed i covoni di grano si ammassarono e si accumularono rapidamente nel punto più largo del letto del fiume, poi ci si aggiunsero i rami ed i tronchi portati lentamente dalla corrente e si formò rapidamente un’isolotto.
I romani capirono subito i vantaggi di avere un’isola al centro del fiume. Fu molto più semplice e facile realizzare due ponti piccoli piuttosto che un unico ponte lungo e, a quei tempi, facile ad essere danneggiato dalle piene.
I due ponti furono prima costruiti in legno e poi nel primo secolo a.c., tra gli anni 60 e chi anni 40 , furono sostituiti da due ponti in muratura che ancora oggi fanno bella mostra di sé e collegano saldamente l’Isola Tiberina alle sponde del Tevere, il Ponte Cestio che collega l’isola con Trastevere ed all’epoca collegava Roma con i territori etruschi, ed il Ponte Fabricio che collega l’isola con il centro città, adiacente al quale si sviluppò rapidamente il “Foro Boario”, mercato gigantesco di scambio di merci, verdure, animali provenienti dai territori limitrofi.
Nel 239 a.c. a Roma scoppiò una grave pestilenza. Furono consultati i Libri Sibillini che consigliarono di importare a Roma, dalla città greca di Edidauro il culto del Dio della Salute: Asclepio poi latinizzato in Esculapio.
Partì velocemente una delegazione di maggiorenti che ritornò a Roma portando in patria un serpente, simbolo del Dio. Come attraccarono al porto di Roma adiacente all’Isola Tiberina, più o meno corrispondente all’attuale Lungotevere Testaccio, il serpente si liberò velocemente e si rifugiò sull’Isola Tiberina. Questo fu il segno che il Dio aveva scelto quell’isolotto finora disabitato per farci erigere il tempio a lui dedicato. L’isola divenne da quel momento l”Isola Sacra”.
Il tempio fu edificato rapidamente e divenne oggetto di pellegrinaggi da parte di malati che si recavano dal Dio per chiedere la guarigione. I sacerdoti li accoglievano e cercavano di rifocillarli ed alleviare le loro sofferenze. Anche i Romani furono devoti al Dio e cominciarono a portare ed adagiare sulle scalee del tempio i propri familiari anziani ed i vecchi schiavi non più in grado di lavorare, nella certezza che sarebbero stati accuditi ed assistiti dai Sacerdoti di Escupalio.
Sono passati 2000 anni ed ancora oggi l’Isola Sacra, con le sue attuali strutture sanitarie eccellenti l’Ospedale Fatebenefratelli e l’Ospedale Israelitico, perpetua la missione di Esculapio Dio della Salute.
Il serpente non fu più trovato, ma il suo ricordo è perpetuato dal “Bastone di Esculapio”.
Studioso, appassionato lettore, profondo conoscitore della storia e dell’animo umano, sa citare le poesie di Catullo a memoria.