Il silenzioso Platano di Napoleone
40 metri di altezza, 8 di circonferenza, due secoli di vita
Sorveglia ancora la pianura della storica battaglia di Marengo
Hanno addirittura secoli, se non millenni, gli alberi monumentali presenti sul territorio italiano; secondo le stime del Corpo Forestale dello stato italiano, sono circa 22.000 (2021). Oltre 2.000 sono definiti monumenti di “grande interesse”, 150 hanno “eccezionale valore storico o monumentale”.
Tra questi c’è un Platano gigantesco che si trova a Spinetta Marengo, a due passi dallo svincolo della tangenziale da Marengo verso Alessandria, vicino a un quartiere di palazzoni e supermercati.
Il vecchio e maestoso Platano di Napoleone (40 metri di altezza, 8 di circonferenza per due secoli di vita) è testimone di una tra le più sanguinose e leggendarie battaglie del “piccolo Caporale” Napoleone.
Il silenzioso platano è simbolo di un momento centrale della Storia europea: ricorda che la vittoria della sanguinosissima battaglia, dove si affrontarono 45.000 uomini; i morti furono circa 15.000 in totale. Con questa battaglia, Napoleone ipotecò definitivamente il proprio dominio su gran parte del vecchio Continente, rafforzando il proprio potere.
La sua leggenda ebbe inizio con la prima campagna d’Italia del 1796, successivamente confermata da Marengo il 14 giugno 1800; fu questa battaglia a sancire le vette del suo mito, verso l’impero. La battaglia di Marengo impressionò i contemporanei: fu un capolavoro di tattica e fortuna, su cui il futuro imperatore costruì la sua fama. Di ciò fu consapevole: al momento della morte (Sant’Elena, 5 maggio 1821) venne avvolto con il mantello azzurro che portò quel 14 giugno 1800, mentre si racconta che nel delirio dell’agonia ripetesse gli ordini di quella battaglia.
La battaglia fu combattuta alle 8 in punto di un piovoso sabato; era 14 giugno, la pioggia battente aveva trasformato la pianura alessandrina un grande acquitrino. Le truppe austriache suddivise su tre colonne fuoriuscirono dalla città di Alessandria e attaccarono a sorpresa le truppe francesi del generale Gardanne, che hanno trascorso la notte a Marengo.
Gli austriaci attaccarono i francesi al di là del fiume, erano solo una piccola parte dell’esercito francese; quella stessa mattina Napoleone aveva ordinato al resto dei soldati di dirigersi a nord e a sud, temendo proprio un tentativo austriaco di aggiramento.
Il consiglio di guerra francese aveva infatti deciso di conquistare la frazione di Marengo, zona di intreccio di più strade, situata ai limiti della città di Alessandria, oltre il fiume Bormida.
I generali francesi decisero che tre divisioni di fanteria avrebbero partecipato all’azione principale, avrebbero dovuto rallentare gli austriaci, per poi di ripiegare su Marengo, dove nel frattempo una nuova divisione sarebbe arrivata da sud.
La battaglia però si fece confusa; i francesi stanno sfiorando la sconfitta; anche gli austriaci sono sfiancati: il terreno paludoso e le azioni di guerriglia compiute senza tregua dalle truppe di Murat li stanno sfiancando, sono stanchi.
Il generale Desaix, pur ricevendo in ritardo la richiesta di intervento da parte di Napoleone, riuscì lo stesso a intervenire, sorprendendo le truppe austriache con le sue forze fresche. Nel giro di poco le sorti della battaglia si ribaltano: quella che sembrava una vittoria già conseguita dagli austriaci si tramuta in una disastrosa rotta verso la vicinissima Alessandria..
E così, con la Battaglia di Marengo, i francesi diventarono i padroni di buona parte della zona (e dell’Italia settentrionale).
Nei pressi di Spinetta Marengo, dove tutto si è svolto è stato costruito il Marengo Museum, dedicato proprio alla famosa battaglia di Marengo. Ha sede all’interno di Villa Delavo, edificata nel 1846 per opera del farmacista Giovanni Antonio Delavo.
Al suo interno sono conservati reperti e cimeli dell’epoca, accanto a opere realizzate da artisti contemporanei. All’esterno del museo si estende il parco della villa, con il monumento funebre dedicato ai caduti della battaglia e al generale Desaix.
Ma il simbolo del Marengo Museum è la Piramide, edificata nel 2009: prese spunto da un’idea dello stesso Bonaparte: fu alcuni anni dopo la conclusione della battaglia, che emanò un editto; diede l’ordine di costruire una piramide, sullo stile di quelle egizie, a memoria della sua vittoria e dei caduti in battaglia, primo fra tutti proprio Desaix.
A distanza di più di duecento anni sono ancora molte le testimonianze e i reperti conservati a Spinetta Marengo, luogo della battaglia, mentre il nome di Marengo è stato celebrato sotto varie forme. Il primo Marengo d’oro fu coniato nel 1801 proprio per celebrare la battaglia; divenne poi il nome comune della moneta aurea da venti franchi (o da venti lire) in molti paesi europei (tra cui l’Italia). Si racconta infine che il pollo alla Marengo fu ideato proprio per Bonaparte la sera della vittoria.
Vive e lavora a Genova, insieme ai suoi libri, dove svolge la propria attività di giornalista professionista e studiosa di storia della critica d’arte e Futurismo. Convive con la SM da 18 anni. Ama la scrittura e le parole, il figlio, la vita, la sua famiglia.
Al suo attivo molte pubblicazioni e monografie di storia dell’arte. Svolge la professione giornalistica con passione da oltre trent’anni, si muove tra la carta stampata, i nuovi media, la TV. Ama parlare delle persone, con la gente e sempre a vantaggio della cultura sociale che fa crescere e aprire occhi e cuore. “Le persone sono sempre scopo primo e ultimo della mia scelta professionale, come servizio agli altri. Senza riserve”.