Protagoniste: Incontro con Alaqua Cox, la protagonista di Echo, dal 10 gennaio su Disney+, la regista Sydney Freeland e gli attori, tra cui Devery Jacobs
L’inizio del 2024 porta con sé, dal punto di vista della serialità, delle novità in casa Disney+. A noi di Pink Society interessano le supereroine ma anche e soprattutto le anti-eroine e la nuova arrivata (o vecchia, a seconda del vostro grado di conoscenza dell’universo Marvel), Echo, dal 10 gennaio in 5 episodi, sulla piattaforma della casa di Topolino, fa proprio al caso nostro.
Scelta anticonvenzionale per la Marvel che non rende protagonista un personaggio già forte in film e serie di quel mondo, ma addirittura un ex antagonista, la Echo di Alaqua Cox, avversaria di Clint Barton/Occhio di Falco (Jeremy Renner) nella miniserie a lui dedicata, Hawkeye.
Qui ritroviamo la giovane Maya Lopez/Echo all’indomani degli eventi di Hawkeye, inseguita dall’impero criminale di Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio), in un viaggio che la riporta a casa, dove dovrà confrontarsi con la propria famiglia e la sua eredità. Non capita tutti i giorni di vedere una protagonista nativa americana ed in particolare, grande attenzione è stata data all’approfondire la conoscenza della lingua e cultura della Nazione Chotcaw.
In una conferenza stampa virtuale, abbiamo incontrato, lo scorso dicembre, l’attrice Alaqua Cox (Maya Lopez/Echo) insieme agli altri componenti del cast Vincent D’Onofrio (Wilson Fisk), Chaske Spencer (Henry), Devery Jacobs (Bonnie), la regista Sydney Freeland e il produttore esecutivo Brad Winderbaum.
Ad aprire le danze è proprio Alaqua Cox che ci introduce il cammino di Maya dentro le sue origini:
“Maya è un’indigena sorda che ha una famiglia biologica e una famiglia adottiva, e dopo aver scoperto che quest’ultima, in particolare suo zio, l’ha tradita, sta cercando di riallacciare i rapporti con la sua famiglia d’origine. È tornata dunque a casa per cercare di riscoprire questa famiglia e questa vita più complicata e profonda di quella che ha vissuto. Io spero possa imparare dai suoi errori, e tutti noi possiamo imparare dal modo in cui lei fa questo percorso di riscoperta delle proprie origini e della propria famiglia”.
Continua poi Cox a raccontare la sua esperienza nei panni di Maya Lopez per sottolineare le similitudini tra il vissuto del suo personaggio e quello suo personale:
“Io e Maya siamo simili. Entrambe abbiamo vissuto un trauma infantile con cui siamo dovute crescere. Ad esempio, come sapete, a me è stata amputata una gamba da piccola e da bambina ho dovuto subire diversi tipi di interventi chirurgici. Questo, in un certo senso, mi ha reso una guerriera. E Maya ha dovuto superare la morte della madre e tanti altri eventi tragici nella sua vita. Dunque, entrambe abbiamo vissuto esperienze traumatiche che ci hanno rese simili e ugualmente tenaci e toste”.
Le parti fondamentali di Echo, anticipate da Hawkeye, sono quelle che vedono protagoniste le scene d’azione ma soprattutto di combattimento. Affascinante vedere le capacità di Alaqua Cox nell’impersonare la scaltrezza con cui la sua Maya si destreggia tra fantasmi del passato, idee di famiglia e la ricerca di sé. Sulla preparazione fisica per interpretare al meglio un percorso di mente e corpo, l’attrice torna a sottolineare quanto le sue esperienze personali l’abbiano aiutata nella sua interpretazione:
“Fortunatamente, sono cresciuta praticando diversi tipi di sport. Inoltre, ho un fratello maggiore che mi ha aiutato a diventare un’atleta, visto che lui lo è. Abbiamo circa un anno e mezzo di differenza, quindi, da piccoli spesso facevamo la lotta e questo mi ha reso molto forte. Quando ho ottenuto il ruolo, mi sono allenata con tutto il team degli stunt, circa cinque giorni a settimana. Ho imparato tantissimo soprattutto nell’area “combattimenti”, un mondo nuovo per me che avevo sempre praticato sport differenti. Ho imparato delle vere e proprie coreografie di colpi, lotte, mosse specifiche, ed è stato così divertente anche se una vera e propria sfida per me. Quella era la parte più importante del progetto ma mi sono divertita”.
Come ha rimarcato più volte la regista Sidney Freeland, nel garantire la giusta rappresentazione alla Nazione Chotctaw era importante che se ne sottolineasse l’unicità rispetto ad altre tribù e culture native americane. Per farlo era indispensabile coinvolgerli direttamente. A garantire rappresentanza, la presenza di Devery Jacobs nel ruolo di Bonnie, che, durante l’incontro, ha voluto dire la sua sul carattere inclusivo della serie:
“Per prendere in prestito una frase della comunità disabile: “nulla si deve dire su di noi senza di noi”. E penso che questo valga per qualsiasi comunità emarginata, comprese le popolazioni indigene. Quando si tratta di raccontare le nostre storie, assicurarsi che ci siano quanti più narratori possibili provenienti da quelle comunità è fondamentale. Alle spalle abbiamo circa 100 anni di mancanza di rappresentazione, una non corretta rappresentazione oppure ancora una intenzionale esclusione di voci indigene da Hollywood. Credo, dunque, che renderci parte integrante della conversazione faccia in modo che le storie raccontate siano il più accurate possibili”.
A conclusione della conferenza, Sidney Freeland ha voluto alzare il tasso di curiosità sulla serie affermando:
“Uno degli aspetti più interessanti di questo personaggio è che è un villain in Hawkeye, no? Ma poi da lì inizi a scoprire da dove viene e ti dici: ‘Oh, questa è una ragazza sorda, nativa americana e senza una gamba dell’Oklahoma. Come diavolo ha fatto a diventare uno dei luogotenenti più importanti dell’esercito di Kingpin?’. Poter rispondere a quelle domande è stato esaltante“. Prosegue: “rispondere poi anche alle domande su chi è e com’è quando torna a casa, da nativa americana ( Navajo) e da statunitense, per me questa è stata un’occasione divertente ed unica”.
Potete vedere Echo da oggi 10 gennaio su Disney+, in 5 episodi
Napoletana trapiantata a Roma nel 2006, dopo un inizio da programmatore di rassegne cinematografiche, si dedica al giornalismo di cinema, prima per una radio internazionale, poi in TV come critico cinematografico e su riviste e magazine specializzati. Dalla maternità in poi si dedica anche a scrivere delle infinite sfumature dell’essere donna e mamma. Nel tempo libero che riesce a trovare, si dedica all’altra sua grande passione: cantare con Le Mani Avanti, un coro a cappella di 30 elementi.