Le Cucitrici di Guttuso, ovvero: ago, filo e rivoluzione silenziosa

Torna la rubrica della nostra Enrica Marcenaro:
L’arte che non ti aspetti: storie, pettegolezzi e confessioni dai dipinti più famosi
Non serve una spada per essere rivoluzionarie. A volte bastano ago, filo e mani che non si fermano mai. Renato Guttuso, con il suo dipinto Le cucitrici, ha immortalato donne vere, concentrate, stanche ma dignitose, che con piccoli gesti quotidiani tengono insieme intere vite e forse, intere epoche. Un’opera potente che ci ricorda che la grandezza può abitare anche nei gesti più semplici.
Due donne che cuciono. Lo stanno facendo con una concentrazione altissima. Teste chine. Mani in movimento come direttori d’orchestra in miniatura.
Attenzione. È tutto fuorché una scena quotidiana, però. Quando il pennello è quello di Renato Guttuso, anche un gruppo di cucitrici diventa una sinfonia visiva, un’ode al lavoro, al corpo, alla lotta, alla bellezza.
Nel dipinto vediamo donne assortissime: alcune sedute, una mezza in piedi, una sembra pensare alla cena da preparare, l’altra è immersa nella stoffa come se ci fosse finita dentro per sbaglio.
Le mani si muovono veloci, le spalle sono curve, ma lo spirito… è dritto come un ago nuovo.
Guttuso usa colori caldi, forti, quasi teatrali.
Ma non c’è nessun principe azzurro, in questo quadro. Nessun paesaggio romantico abita qui. Semmai c’è la vita vera, quella fatta di pezze, punti invisibili e fatica cucita giorno per giorno.
Sembra che queste donne, apparentemente silenziose, siano in realtà donne guerriere e forti, che ricuciono l’Italia del dopoguerra, mandano avanti famiglie, riscrivono i ruoli, fanno politica… con il ditale.
Non c’è retorica, non c’è idealizzazione. Guttuso le dipinge come sono, vere, forse stanche, ma piene di dignità. Sono eroine domestiche con ago al posto della spada.
Ti viene quasi voglia di ascoltarle, mentre sussurrano, perché lo sai che parlano, anche se non aprono bocca.
Lo senti che dicono cose tipo:
“Lucia, passa il filo.”
“Hai visto la sarta nuova? Cose dell’altro mondo.”
“Il padrone ci vuole tutte sabato. Anche con la febbre.”
“Zitta! … forse ci stanno dipingendo!”
E infatti… eccole lì. Dipinte. Eterne.

Vive e lavora a Genova, insieme ai suoi libri, dove svolge la propria attività di giornalista professionista e studiosa di storia della critica d’arte e Futurismo. Convive con la SM da 18 anni. Ama la scrittura e le parole, il figlio, la vita, la sua famiglia.
Al suo attivo molte pubblicazioni e monografie di storia dell’arte. Svolge la professione giornalistica con passione da oltre trent’anni, si muove tra la carta stampata, i nuovi media, la TV. Ama parlare delle persone, con la gente e sempre a vantaggio della cultura sociale che fa crescere e aprire occhi e cuore. “Le persone sono sempre scopo primo e ultimo della mia scelta professionale, come servizio agli altri. Senza riserve”.