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Quel guerriero di Giorgione…

"Il Guerriero" (detto anche "Il Soldato"), Giorgione, ca. 1508-1510, olio su tela, (90 × 73 cm), è conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Raffinato esempio del ritratto virile rinascimentale, l'opera unisce introspezione psicologica e idealizzazione eroica, con la tipica atmosfera sospesa e poetica di Giorgione.
“Il Guerriero” (detto anche “Il Soldato”), Giorgione, ca. 1508-1510, olio su tela, (90 × 73 cm), è conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Raffinato esempio del ritratto virile rinascimentale, l’opera unisce introspezione psicologica e idealizzazione eroica, con la tipica atmosfera sospesa e poetica di Giorgione.

Torna la rubrica della nostra Enrica Marcenaro:
L’arte che non ti aspetti: storie, pettegolezzi e confessioni dai dipinti più famosi

Altro che gladiatore! Il guerriero dipinto da Giorgione non grida, non ostenta. Sta in silenzio, riflette, indossa l’armatura ma lascia intravedere l’anima. Un ritratto che parla di forza interiore, di poesia, di introspezione. E ci ricorda che non sempre per essere eroine (o eroi) serve combattere: a volte basta restare in ascolto.

Se ti aspetti un ritratto di battaglia, con spade sguainate, destrieri rampanti e urla di guerra in stereo… il guerriero di Giorgione racconta tutt’altra storia.

Lui è un eroe! E’ un tipo che ha visto cose, che probabilmente ha anche vinto una guerra, ma non ci tiene a farlo sapere a tutti.

Ha l’aria di uno che preferisce il silenzio a una fanfara.

Questo dipinto (è conservato oggi alla Galleria degli Uffizi) ci mostra un uomo in armatura senza le caratteristiche del soldato da romanzo cavalleresco. Niente petto in fuori, niente sguardo fiero e mantello al vento.

Ha semmai uno sguardo serio, calmo e malinconico. Di uno che pensa

Già. Il nostro caro artista Giorgione, è conosciuto proprio come il pittore misterioso per eccellenza; è maestro del “non detto”, della sfumatura e delle emozioni appena accennate. Che quando dipinge questo guerriero, non lo trasforma in un supereroe, Lo dipinge umano, silenzioso, pensoso, quasi vulnerabile.
Un guerriero? Sì.
Ma in pausa, mentre lascia parlare il silenzio.

Se vi chiedete chi sia, non si sa. Il quadro è un ritratto, ma non c’è etichetta con il nome. Alcuni dicono che possa essere Antonio Broccardo, un letterato amico di Giorgione (e già questo ci fa capire che il nostro “guerriero” era anche un tipo colto).

Altri pensano a un modello ideale, un simbolo più che un individuo.

In ogni caso, la sua espressione resta ambigua: è fiero? Rassegnato? Sta pensando alla guerra o alla cena?

La sua armatura è lucida, elegante ma non ostentata. Non è uno di quei carri armati ambulanti con piume e borchie, come se l’avesse scelta con cura, magari pensando:

“Questa sì che snellisce.”

E quindi?

Guerriero sì, ma eroe introverso e pensieroso; sotto la sua corazza batte un cuore che ama più le poesie che le spade.

Insomma: meno “Spartacus”, più “Stoico con stile”.