Protagoniste: Beatrice Grannò
Suona il piano, l’ukulele, compone canzoni, ha una sua compagnia teatrale a Londra ed è diventata in poco tempo un volto familiare per gli spettatori di cinema e TV. Beatrice Grannò, classe 1993, è riuscita a conquistare un seguito di pubblico notevole, stando in perfetto equilibrio tra cinema d’autore e fiction di successo di Rai1 da 8 milioni e mezzo di spettatori.
L’attrice infatti interpreta l’amatissima figlia di Luca Argentero in Doc-Nelle tue mani, serie TV di punta della rete ammiraglia nazionale, la cui prima stagione si è conclusa con un successo senza precedenti, lo scorso 19 novembre. Proprio a bilanciare il successo mainstream, Beatrice Grannò non solo ha interpretato il corrispettivo adolescente di Giovanna Mezzogiorno in Tornare di Cristina Comencini ma sarà al cinema dal 24 novembre ( per ora on demand sulle migliori piattaforme) in Gli Indifferenti, adattamento contemporaneo del libro omonimo di Alberto Moravia diretto da Leonardo Guerra Seràgnoli dove recita accanto a Valeria Bruni Tedeschi e Edoardo Pesce e ritrova la Mezzogiorno. A pochi giorni dalla chiusura col botto di Doc e alla vigilia dell’arrivo di Gli Indifferenti, raggiungiamo Beatrice per scoprire, così giovane, come fa a far tutto.
Partiamo dal cinema e da Gli Indifferenti in cui fra poco ti vedremo accanto a Valeria Bruni Tedeschi, ci racconti questo tuo personaggio chiave nel film e nel romanzo?
Innanzitutto è un film tratto da un romanzo bellissimo secondo me, l’avevamo studiato al liceo perché io ho fatto il liceo classico e quindi era stato proposto, però poi l’ho riletto in un secondo momento più avanti e l’ho apprezzato ancora di più perché secondo me Moravia è bravissimo ed ha saputo raccontare molto bene la femminilità che è una cosa che a quei tempi era rara. Mi ricordo un tratto del romanzo in cui lui parlava di Carla (il mio personaggio) e parla di lei che sta da sola nella sua stanza a guardarsi il corpo. L’ho trovato una cosa molto moderna da una parte e quindi quando abbiamo cominciato a lavorare al film, ero contenta perché è bello poter parlare di questo tema oggi. A quei tempi l’apatia e la noia erano legate ad altre cose invece oggi le dinamiche sono quasi le stesse però ovviamente in un contesto storico diverso e quindi diciamo che per fare questo lavoro abbiamo fatto tantissime prove, una ricerca approfondita soprattutto sul tema dell’apatia, essere vittime di una famiglia che in qualche modo pur di non vedere la realtà, di non accettare i problemi, tiene la testa sotto la sabbia per mantenere questa facciata di ricchezza e dell’essere benestante,una facciata felice. Poi, per quanto riguarda il mio personaggio, Carla, nel primo adattamento cinematografico del romanzo, quello di Citto Maselli del 1964, veniva interpretata da Claudia Cardinale quindi mi sono detta: ‘mi sa che mi devo portare questa responsabilità gigante’. In realtà poi questa nostra versione ha dei twist che non ci sono nel romanzo e stanno proprio nel personaggio di Carla che effettivamente anche se vittima dell’indifferenza, in qualche modo decide di reagire, decide di scardinare un po’ tutto questo equilibrio precario che c’è nella famiglia ed in generale questa è una cosa molto femminile. Anche io vedo che molte ragazze, molte donne, soprattutto negli ambiti familiari, hanno il ruolo dell’aggiustatrice, quelle che si portano i pesi dietro e si incaricano di pareggiare tutto e in questo mi sono molto rivista. E poi a livello registico nel film comunque c’è tanto questo gioco degli specchi nella casa, di personaggi che si guardano allo specchio ed è come se questa casa fosse anche una gabbia e questa cosa l’ho trovata interessante per il tema del guardarsi per confrontarsi.
Non era la prima volta che recitavi con attori navigati, sempre in questo 2020 con un piccolo anticipo nel 2019, hai interpretato la versione adolescente del personaggio di Giovanna Mezzogiorno in Tornare di Cristina Comencini.
Con Giovanna comunque nel film di Cristina Comencini avevo legato tantissimo noi dovevamo specchiarci l’una nell’altra, io interpretavo lei da giovane ma in fondo ero un suo ricordo. Quando noi ci ricordiamo le cose, non ci ricordiamo una persona ma delle frasi, dei frammenti quindi dovevamo specchiarci l’una nell’altra ed abbiamo anche da lì e fuori dal set, stabilito un bel rapporto e ritrovarla su Gli indifferenti è stato bello, è un’attrice che mi ha lasciato tanto. Valeria Bruni Tedeschi invece mi piace tantissimo, l’adoro come attrice e ogni ciak era diverso con lei ed era veramente impossibile rimanere impassibile, perché lei ogni volta ti lanciava una cosa nuova ed era molto bello, molto divertente. Nel mio caso comunque ho fatto un lavoro diverso rispetto a quello di Tornare perché il personaggio di Carla, secondo quanto voleva Leonardo, era quella che tratteneva tutto, tutte le emozioni ferme, invece io come attrice ho sempre la tendenza ad essere molto emotiva e buttare fuori tutte le emozioni invece qui ho dovuto fare un lavoro quasi di sottrazione perché Carla è una che non deve mostrare le emozioni spesso.
A proposito di Cristina Comencini, si parla spesso di un’ipotetica differenza di approccio tra registe e registi. Qual è la tua visione in merito?
Secondo me questa è una cosa che dipende dal carattere di una persona a prescindere che sia uomo o donna. Per assurdo Leonardo, da uomo, ha un approccio se vuoi molto libero e gentile sempre molto disposto, mentre invece Cristina è estremamente scientifica, lei aveva idee chiare in testa di quello che voleva fare, era molto decisa, la sua idea era quella e dovevamo fare quello. Però diciamo, chiaramente, su un piano di sensibilità, in entrambi i film ci sono delle scene forti e la Comencini devo dire che essendo donna probabilmente riusciva a capire tante cose, ha una forte sensibilità che riusciva a creare un contesto adeguato per farmi aprire su delle scene più difficili. Non che Leo non ne avesse avuta però sicuramente lei essendo donna è più consapevole di tante cose. Per il resto è ovvio che il cinema soffre ancora del fatto che ci vorrebbero sicuramente più registe donne e più femminilità.
Passiamo invece ad un altro tuo grande successo, sempre in ordine cronologico, DOC- Nelle tue mani, boom di ascolti da 8 milioni e mezzo di spettatori, con cui immagino tu sia balzata ancora di più all’attenzione del pubblico generalista della prima serata di Rai1
Innanzitutto è una serie che è uscita in un momento, se vuoi, perfetto perché era un momento in cui eravamo tutti a casa, in difficoltà, ed è una serie che parla di medici, di quello che succede in ospedale e c’era un pezzo di cuore che era giusto inserirci. Poi devo dire che secondo me i registi Jan Maria Michelini e Ciro Visco sono riusciti a dargli un’aria diversa a livello di inquadrature, di idee, poi a me piace molto fare la musica e ricordo che il regista di DOC mi chiese proprio: “perché non ci mettiamo un tuo pezzo dentro?” Mi disse: “facciamo che tu sei in stanza quando tuo padre ti chiama e ti inquadriamo che suoni e canti questa canzone che è un po’ dedicata a tuo padre”. In un momento della serie quindi, io sono sul letto, tiro fuori l’ukulele e suono proprio l’inizio di uno dei miei pezzi e questa è stata una cosa stupenda per me, il fatto che il regista in qualche modo abbia voluto ampliare lo spazio per il mio personaggio è segno che lui abbia voluto valorizzare un po’ tutti i personaggi nella serie. Luca Argentero poi ha il suo charme ed è stato molto bravo. Il mio è un personaggio piccolo ma ne sono molto contenta.
È il proprio il loro stare attenti ad altri personaggi che ha aperto le porte con più facilità anche alla stagione 2 che è stata appena annunciata.
Dove ci sarò anch’io e sono molto contenta perché dopo il primo blocco che uscì, ebbe un buon successo anche il mio personaggio e quindi da lì decisero di ampliarlo. Io sono molto contenta, è un contesto piacevole e molto bello, poi è tratto anche da una storia vera, quella di Pierdante Piccioni.
Passiamo ora ad altre corde, quelle di un mondo che spesso si interseca con quello del cinema: la musica. Sei infatti pianista, suoni l’ukulele e il piano, canti, componi sia canzoni che musiche per spettacoli teatrali. Ma come fai a far tutto?
Io studiato a Londra ed ho fatto un’accademia che aveva un corso che si occupava proprio di prendere attori-musicisti, attori-scrittori e l’intento era quello di creare un gruppo di artisti che in qualche modo potessero anche fare un po’ da soli e io ho proprio studiato per fare spettacolo, ho fondato la mia compagnia, tutt’ora attiva, loro vanno avanti, io ogni tanto torno, però diciamo che quando stavo in accademia, noi facevamo vari spettacoli e molto spesso ero incaricata di fare le colonne sonore. In realtà per me l’ispirazione nasce dalla musica e non c’è niente di più forte a livello comunicativo della musica per come la vivo io e io più che musicista sono un’interpretatrice, anche il mio modo di fare musica è sempre stato un modo per tirare fuori delle storie e da lì sono diventata attrice. Ad oggi sto lavorando al mio progetto musicale proprio perché sono vari anni che scrivo delle canzoni che per me sono musiche in cui parlo di cose che non tiro fuori mai quindi esprimo me stessa. Nell’ultimo periodo ho cominciato a concretizzare il tutto, sono andata in studio, ho registrato delle demo e mi piacerebbe realizzare un album che sia una sorta di contenitore artistico,coinvolgere delle attrici che mi piacciono e unire un po’ il cinema e la musica in un progetto. Come faccio tutto? con molta calma, non ho fretta, al momento giusto spero che le cose si incastrino in una maniera funzionale.
Dove e come ti vedi fra 10 anni?
Non ho piani particolarmente ambiziosi, però sicuramente quello che vorrei è poter continuare a vivere facendo questo lavoro, che sia nello spettacolo, nel cinema o nella musica e sperare che in 10 anni io possa realizzare parte di quello che sto cercando di fare: che abbia fatto un album per esempio, anche solo uno e poter continuare a sostenermi facendo questo mestiere.
Napoletana trapiantata a Roma nel 2006, dopo un inizio da programmatore di rassegne cinematografiche, si dedica al giornalismo di cinema, prima per una radio internazionale, poi in TV come critico cinematografico e su riviste e magazine specializzati. Dalla maternità in poi si dedica anche a scrivere delle infinite sfumature dell’essere donna e mamma. Nel tempo libero che riesce a trovare, si dedica all’altra sua grande passione: cantare con Le Mani Avanti, un coro a cappella di 30 elementi.
2 commenti su “Protagoniste: Beatrice Grannò”
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Beatrice è una persona stupenda, una grande attrice e musicista. Sono sicura che riuscirà a realizzare tutto quello che vuole perché quando vuole cimentarsi in qualcosa ci mette tanto impegno ma anche tanta passione. Tutto quello che realizza lo fa con il cuore, e questo il pubblico lo vede, io lo vedo. Mi piacerebbe che lo leggesse anche se non sa chi sono (anche se forse dicendo “Elena” capisce ahah) giusto per farle capire che tutto quello che sta facendo non sta passando inosservato. 🙂
Grazie Elena, anche noi la pensiamo come te. E dopo questa intervista, e averla conosciuto meglio, ancora di più.
Bravissima Beatrice!