Volontaria per passione. Storia di un progetto di donne che aiuta le donne
#MaiPiù. L’ho scritto sulla mia mano con il colore ciclamino del mio rossetto preferito durante la diretta televisiva che Telegenova ha dedicato alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. E poi l’ho postata e repostata sui social; come me lo hanno fatto tante altre donne.
È un gesto nato dal cuore delle donne con sclerosi multipla, ispiratrici di una rete a supporto delle donne con disabilità oggetto di discriminazione e violenza. Si chiama RED (RETE Empowerment Donne) e si occupa di tutela, accoglienza, informazione verso quelle donne con SM che hanno conosciuto desolazione e sopraffazione. Verso quelle donne che hanno provato il senso di abbandono dalla vita e sono state tradite dalle persone che avevano più care, per la NON colpa di avere una malattia invalidante e per essere nate donne.
Il #MaiPiù scritto sulla mia mano, esibito con tanto orgoglio è il mio (piccolo) segnale di fiducia e meraviglia verso chi a queste cose non crede. Vuole essere la risposta alla frase detta a una donna dal suo uomo: “…Qualsiasi cosa ti faccio, non mi lascerai mai. Chi ti vuole? Sei M A L A T A. Dovresti persino ringraziarmi per stare ancora con te! …se ci separiamo me li tengo io i figli. Tu non puoi averne la custodia, hai la sclerosi multipla e sei una buona a nulla”. Il mio #MaiPiù è dedicato a quella donna e a tutte le donne che si sono sentite violate da quella stessa cattiveria.
RED è un gruppo di 100 donne formate all’ascolto e alla comprensione dei disagi di donne con SM; spesso sono a loro volta persone con SM o intimamente coinvolte con questa malattia. Ne fanno parte avvocati, psicologhe, giornaliste (tra queste ci sono io). Sono abituate a fare accoglienza, ad ascoltare in maniera attiva persino i silenzi. Sono capaci di essere quell’appoggio concreto di cui una donna ha bisogno prima di scivolare a terra, e che poi ti aiuta ritrovare l’equilibrio per riprendere a camminare con le tue gambe e con i tuoi figli.
La forza di RED è l’essere una squadra di donne che sanno entrare in contatto con le più emarginate, che vengono quotidianamente colpevolizzate perché donne e perché ammalate. Perché a fronte di richieste di permessi e ferie per fare le cure necessarie alla SM, vieni guardata con sospetto dai colleghi… fino a diventare oggetto di maltrattamenti verbali, mobbing, e pressioni per dimettersi.
Solo il dieci per cento delle persone con disabilità ha la forza e la possibilità di denunciarle la propria storia di discriminazione maltrattamento. La società in cui viviamo oggi è stata plasmata da un’ideologia un po’ marziale e un po’ maschile, disposta a sacrificare giù dalla rupe chiunque faccia anche un solo un passo fuori dalla fila. Una donna disabile è fuori dalla fila.
Le donne con disabilità, quando oggetto di violenza, diventano ombre. Imparano a sopravvivere solo grazie all’invisibilità. Perché vengono annientate più che dai lividi, dalla disperazione dei sensi di colpa (che non dovrebbero avere), dai pregiudizi instillati loro con spietatezza, goccia a goccia, come se fossero una medicina, da chi non le ama e vive incatenato a loro.
Essere l’oggetto di questa forma di violenza vuol dire essere privati non solo della propria voce, ma delle parole. Vuol dire non saper più riconoscere la propria dignità. Vuol dire avere il vuoto intorno a sé. Se c’è una cosa che ho imparato, è che il senso dell’inadeguatezza che arriva dal disprezzo dell’altro uccide per davvero. Uccide il futuro.
E’ grazie a una meravigliosa serie di incontri con donne con SM, che nasce il gesto di scrivere #MaiPiù sulla propria mano e postarlo sui social. Sono piena di fiducia, grazie a loro.
Tra loro, in prima fila ci sono donne che sanno ascoltare, che sanno stendere la mano, che non giudicano ma accolgono. Non usano aggettivi ma costruiscono valori, credono negli altri, generano futuro.
RED è una rete competente di e per donne con SM. È realizzata da AISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla in partnership con Associazione Differenza Donna, Human Foundation e ASPHI. Il progetto è stato finanziato dal Ministero del Lavoro e Affari Sociali. vi aderiscono la Regione Lazio, Regione Liguria, CISL, Comitato Pari Opportunità Consiglio dell’Ordine Avvocati-Milano, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
Vive e lavora a Genova, insieme ai suoi libri, dove svolge la propria attività di giornalista professionista e studiosa di storia della critica d’arte e Futurismo. Convive con la SM da 18 anni. Ama la scrittura e le parole, il figlio, la vita, la sua famiglia.
Al suo attivo molte pubblicazioni e monografie di storia dell’arte. Svolge la professione giornalistica con passione da oltre trent’anni, si muove tra la carta stampata, i nuovi media, la TV. Ama parlare delle persone, con la gente e sempre a vantaggio della cultura sociale che fa crescere e aprire occhi e cuore. “Le persone sono sempre scopo primo e ultimo della mia scelta professionale, come servizio agli altri. Senza riserve”.
2 commenti su “Volontaria per passione. Storia di un progetto di donne che aiuta le donne”
I commenti sono chiusi.
Articolo bellissimo e coinvolgente. Veramente una lezione di giornalismo, di sensibilità e di intelligenza.
Grazie Massimo. Ma è la vita ad essere bellissima e coinvolgente. Raccontarla è un privilegio!