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Pink Society

lo sguardo rosa sulla società

La Regina degli scacchi in 3 parole? Intellettuale, profondo, emozionante.

The Queen's Gambit [All images courtesy of Netflix]
The Queen’s Gambit [All images courtesy of Netflix]

The Queen’s Gambit su Netflix è una delle serie tv più viste e amate del momento. A poco più di un mese dall’uscita ha già riscosso un enorme successo e interesse da parte di pubblico e critica.

Beth Harmon, interpretata da Anya Taylor-Joy protagonista dell’appassionante miniserie, è un’orfana con una brillante mente che si rivelerà un prodigio degli scacchi e simbolo dell’emancipazione femminile.

“Solo una donna forte è capace di stare da sola in un mondo in cui la gente si accontenterebbe di tutto, pur di avere qualcosa.”

I 7 episodi la vedono crescere dagli 8 ai 22 anni e la suspense dello spettacolo non deriva tanto dalla domanda se Beth crescerà per diventare la campionessa del mondo, quanto se crescendo riuscirà a raggiungere la felicità.

Beth infatti, sopravvissuta a un incidente stradale in cui perde la madre, arriva in un orfanotrofio del Kentucky dove i traumi delle orfane vengono “gestiti” con capsule di tranquillanti verdi bicolore. In orfanotrofio Beth non solo impara a giocare a scacchi dal Signor Scheibel, il bidello che conosce nel seminterrato, ma stringe anche un forte legame con Jolene, una ragazza più grande molto amichevole e vivace.

Ossessionata dagli scacchi ancor prima di sapere come si chiamasse il gioco, grazie anche alle pillole tranquillanti che ha imparato a prendere la sera, Beth inizia ad immaginare una grande scacchiera sul soffitto del suo dormitorio e trascorre ore a giocare partite immaginarie e ripetere le mosse delle partite con Scheibel.

[All images courtesy of Netflix]

Durante la sua evoluzione sia come protagonista che come adolescente, attraversa vari momenti, tra cui la dipendenza da farmaci e alcolici. Nonostante questo tema ricorra più volte durante gli episodi, ogni momento ha la sua unicità, grazie sicuramente all’accurato lavoro del regista e dell’attrice.

Ambientata tra gli anni ’50 e ’60, il contesto storico è rappresentato con particolare attenzione ai dettagli e alla moda dell’epoca: dalla casa della coppia che ha adottato Beth con pesanti tende, carta da parati floreale nei toni del fucsia e del turchese, ai costumi e agli abiti e con un cambio di stile che segue l’evoluzione della protagonista.

“Cosa direbbe agli uomini che la accusano di essere troppo glamour per giocare a scacchi seriamente? – Direi che giocare a scacchi è più facile senza il peso di un pomo d’Adamo.”

La miniserie presta particolare attenzione anche al ruolo della donna nella società con molti accorgimenti che non passano del tutto inosservati. Senza spoilerare tutti i dettagli, noterete sicuramente il ruolo di riscossa al femminile di Beth, che a differenza della madre adottiva e di molte sue coetanee avrà un proprio guadagno e un’indipendenza ammirevole per quegli anni.

Buona visione pink women.  

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