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Che veleno lo stress!

Che veleno lo stress!

Non solo è saggio tenerlo alla larga da noi, può essere dannoso e diventare un fattore di rischio per influenzare lo sviluppo della sclerosi multipla. Ce lo dice un recentissimo studio di ricercatori dell’Università Statale di Milano, guidato da Raffaella Molteni e finanziato dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e dalla sua Fondazione.

Donne, state alla larga dallo stress!  Lo stress fa male. Sempre.

Non solo staccare la presa e liberarci un po’ dal vortice delle ansie e delle preoccupazioni, dalle attenzioni maniacali verso il lavoro e le cose  della nostra quotidianità ci fa star meglio. Ci preserva dalle malattie: si è scoperto che per molte malattie a carico del sistema nervoso centrale, lo stress può avere un impatto critico persino durante il periodo prenatale.

Eventi stressanti subiti dalla mamma durante la gestazione possono interferire con lo sviluppo del sistema nervoso centrale del nascituro.

Con parole semplici, può un’esperienza stressante influenzare lo sviluppo di sclerosi multipla, una delle più note malattie neurodegenerative di natura infiammatoria associate a demielinizzazione, rappresentandone un fattore di rischio? La risposta è si. Tutto ciò emerge da uno studio di ricercatori dell’Università Statale di Milano, guidato da Raffaella Molteni e finanziato dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e dalla sua Fondazione.

La ricerca ha insomma dimostrato come lo stress possa avere un impatto critico durante il periodo prenatale, quando eventi stressanti subiti dalla mamma durante la gestazione possono influenzare lo sviluppo del sistema nervoso centrale del nascituro. In questa fase del neuro-sviluppo, quando il sistema nervoso è particolarmente vulnerabile a danni potenziali che, pur senza indurre segni apparenti a tempi precoci, lasciano una “traccia di vulnerabilità” che si può manifestare in età adulta a seguito di ulteriori sollecitazioni.

“Grazie al finanziamento di AISM e della sua Fondazione (FISM) e alla collaborazione con il gruppo di Maria Pia Abbracchio – spiega la professoressa Molteni – abbiamo dimostrato che l’esposizione della mamma, durante la fase terminale della gravidanza, a un lieve stress da contenimento non associato ad alcun danno fisico o sofferenza, aggrava nei piccoli, dopo il raggiungimento dell’età adulta, le manifestazioni cliniche associate all’induzione di encefalomielite autoimmune sperimentale (EAE), un modello di sclerosi multipla».   

«Abbiamo notato – aggiungono Davide Marangon e Davide Lecca –  che nei piccoli nati da mamme sottoposte a stress, la malattia si manifesta in età adulta con sintomi neurologici più gravi sia durante la fase acuta che durante la successiva fase cronica rispetto ai piccoli nati da mamme che non avevano subito stress durante la gravidanza».  

Maria Serena Paladini, prima autrice dello studio, spiega inoltre come l’esposizione temporanea a stress nell’ultima fase della gravidanza induca effetti permanenti sui sistemi molecolari che regolano la risposta plastica delle cellule nervose, rendendole maggiormente sensibili ad insulti dannosi che possono verificarsi anche molto tempo dopo la nascita.

 “SM e depressione – Conclude Raffaella Molteni –hanno in comune molti aspetti (tra cui alterazioni di mediatori dell’infiammazione) e l’aumento di questa neurotrofina potrebbe essere alla base dell’effetto positivo che farmaci antidepressivi sembrano avere nella sclerosi multipla, come suggerito dai risultati di alcuni studi.  La nostra speranza è che i risultati ottenuti possano contribuire a sviluppare studi futuri mirati ad un eventuale riposizionamento di questi farmaci nella sclerosi multipla».

Niente stress, allora, per il prossimo 2021. E più brindisi per tutte. Un pezzo della nostra salute si può costruire anche così.

Referenza

TitoloPrenatal Stress Impairs Spinal Cord Oligodendrocyte Maturation via BDNF Signaling in the Experimental Autoimmune Encephalomyelitis Model of Multiple Sclerosis.

AutoriPaladini MS, Marangon D, Rossetti AC, Guidi A, Coppolino GT, Negri C, Spero V, Abbracchio MP, Lecca D, Molteni R.
Rivista: Cell Mol Neurobiol. 2020 Dec 1.
Doi: 10.1007/s10571-020-01014-x.