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Incontro con Michela Giraud e Katia Follesa da stasera in LOL-Chi ride è fuori

Incontro con Michela Giraud e Katia Follesa da stasera in LOL-Chi ride è fuori
Incontro con Michela Giraud e Katia Follesa da stasera in LOL-Chi ride è fuori – foto ©️Prime Video & Amazon Studios

Dal 1 aprile su Amazon Prime Video, 10 tra i migliori comici italiani gareggeranno nel comedy show targato Endemol Shine Italia dal format Internazionale: LOL-Chi ride è fuori.

Condotto da Fedez e Mara Maionchi, il programma vede personaggi del calibro di Elio, Caterina Guzzanti, Lillo, Angelo Pintus, Frank Matano, Katia Follesa, The Jackal’s Ciro e Fru, Michela Giraud e Luca Ravenna cercare di far ridere l’altro senza poter ridere né sorridere, per più di 6 ore di diretta, divise in 6 episodi. Su Pink a raccontarci la loro esperienza ed interrogarsi sui diversi tipi di comicità e la fantomatica esistenza di un modo femminile di “far ridere”, Michela Giraud e Katia Follesa.
Katia Follesa è ormai carta conosciuta per i fan della radio (dal 2018 conduce con Alvin su Radio 101 un programma giornaliero) e di Zelig nelle sue varie declinazioni Circus, Off e One e da anni ormai alterna la sua attività “comica” a quella di attrice e  di conduttrice per trasmissioni come Junior Bake Off  e Cake Star su Real Time al cui timone è stata per molto tempo.
Michela Giraud, ormai regina della Stand up comedy italiana, ha raggiunto il successo nel nostro paese grazie  alla serie Web Educazione Cinica e con le clip de Il Posto Giusto su Rai3 ed è volto di Comedy Central. L’attrice e comica ha anche scritto un libro dal titolo TEA, storia (quasi) vera della figlia di Dio.

Qual è stata la più grande lezione sulla comicità che avete appreso grazie a LOL?

Michela Giraud: è stata vedere altri comici che avevano “un po’” più di anni di esperienza di me che dopo ore massacranti di diretta ininterrotta, pipì, panini mangiati così, uscivano e facevano sul palco il loro pezzo freschi come rose mentre io in alcuni momenti ero devastata dalla stanchezza. È stata una lezione di resistenza e ho capito che queste sono persone con una scuola di lavoro molto forte. Ho pensato di essere onorata di aver fatto questo master in comicità.

Katia Follesa: sono d’accordo con Michela, è stata una bella scuola ed è una bella lezione per tutti quando ti confronti con i tuoi colleghi.  Era la prima volta che mi trovavo di fronte ad altri nove comici, tutti diversi l’uno dall’altro, quindi in realtà osservi e non puoi ridere quindi devi molto più osservare che ridere, devi captare da ognuno e imparare delle cose. Per queste pochissime ore in cui siamo stati rinchiusi lì dentro, è stato veramente costruttivo e questo è bello perché il comico non smette mai di imparare quando arriva ad una certa età.

Foto: ©️Prime Video & Amazon Studios

C’è stato, secondo voi, un tipo di comicità più penalizzato in questo gioco?

Michela Giraud: Sicuramente si, la Stand-Up comedy. Non voglio fare la fregnona ma è chiaro che questo è un gioco dove vince molto la gag, lo slapstick, dove conta la battuta pronta. Devi essere però così tanto a tuo agio da darla la battuta pronta e delle volte non si riesce. Io ho provato tante cose ma alla fine quando sei lì capisci che l’unica cosa che devi fare è solo monologhi e monologhi. Però quando tu ti piazzi lì e dici: “adesso vi faccio un bel pezzo”, gli altri si mettono lì, ti guardano e non ridono. È la parte più complessa per un monologhista mentre chi  è più fisico ed ha anche un repertorio più fisico dal punto di vista teatrale, secondo me ha anche delle altre cartucce da sparare.

Katia Follesa: però bisogna dire che in quella situazione, qualsiasi cosa tu facessi su quel palco veniva vanificata. Quando ti chiamavano per salire sul palco li, secondo me, ti facevi un bel segno della croce perché era una morte annunciata.

Michela Giraud: si ma ad un certo punto eravamo così devastati che per fare qualcosa ci buttavamo.

Katia Follesa: sì, poi abbiamo firmato il regolamento abbiamo preso dei soldi dovevamo fare qualcosa,ci buttavamo. Già è difficile fare lo spettacolo con il pubblico normale ma almeno lì ti senti più forte ma farlo davanti ai comici che sai per certo che non rideranno, è complicato. Cerchi anche la soddisfazione anche un po’ per la gara, c’era un premio in palio che andava in beneficenza e quando abbiamo sfiorato le 48 ore di diretta eravamo tutti concentrati a vincere e destinare il premio all’ente benefico.

Michela Giraud: La sensazione è un po’ come quando a scuola ti chiamavano per l’interrogazione di greco e gli altri si rilassavano e guardavano.

Foto: ©️Prime Video & Amazon Studios

Ormai se ne parla continuamente e quindi ve lo chiedo: esiste questa fantomatica comicità al femminile oppure non esiste genere nel far ridere?

Michela Giraud: La comicità è matematica, è la rottura di una retta rispetto a una premessa e quindi è una prerogativa del cervello umano. Siamo persone, alcuni ragazzi,alcune ragazze, uomini e donne ed è chiaro che il nostro vissuto è diverso ma la rottura dell’aspettativa è il principio stesso della comicità, è matematico, comune al cervello umano e quindi la comicità al femminile è una ghettizzazione che non esiste.

Katia Follesa: Michela ha detto le stesse cose che volevo dire io ma con un lessico forbitissimo e non mi sembra il caso di ripetere. Adesso ci sono tante donne comiche e la comicità femminile è un po’ sdoganata. Anche in passato, forse qualcuno non se lo ricorda,  ma ci sono state donne comiche storiche,  già in tempi non sospetti, come Tina Pica, Franca Valeri e Anna Marchesini.

Foto: ©️Prime Video & Amazon Studios