Libri: E verrà un altro inverno di Massimo Carlotto
“E verrà un altro inverno” è un romanzo feroce, che mette disagio: è la banalità del male all’ennesima potenza, dove nessuno è innocente, sia che porti i vestiti firmati, il toni dell’operaio, la divisa del vigilante o la divisa e basta.
Qui il cattivo non è il colpevole. È la vittima a rompere gli equilibri, prima perché è un forestiero e di conseguenza non sarà mai dei nostri. Poi perché per colpa sua, in quanto vittima, a pagarne le conseguenze dovrebbero essere proprio i nostri, che notoriamente invece sono brave persone. E allora bisogna fare quadrato, sacrificare chi è più sacrificabile, e per il resto contare sul fatto che a nessuno alla fine conviene dire quello che sa.
Vediamo cosa potrei raccontare senza svelare nulla. Potrei dire che la vittima vera è un imprenditore di città che sposa in seconde nozze la figlia più giovane di 15 anni di uno dei maggiorenti di una valle (non viene specificata quale: una qualsiasi di un altrettanto qualsiasi provincia operosa del nord). Che i due si trasferiscono in paese e che qualcuno ad arte mette in circolo voci di affari poco chiari, addirittura in odore di mafia, del forestiero. Che lei riallaccia i rapporti con un ex fidanzato e che quest’ultimo ha la brillante idea di ingaggiare due disoccupati del posto per dare un avvertimento al rivale: dapprima ordina di bruciargli l’auto poi lo fa sparare. O meglio, i due avrebbero dovuto fargli solo paura, invece si lasciano prendere la mano e lo feriscono. Che un vigilante intuisce qualcosa della storia e capisce che forse ha l’occasione per riscattare una vita di merda. Architetta un piano, per certi versi geniale, ma è uno sfigato e gli sfigati alla fine soccombono sempre.
Tutti i personaggi che mette in scena Carlotto, anche il maresciallo dei carabinieri, sono colpevoli, direttamente o in concorso, e proprio questa loro condizione li rende complici. È la ferocia inconfessabile della brava gente che ci inchioda all’enigma che nessuna detection può risolvere: il mistero di chi siamo davvero dietro la maschera delle convenzioni.
Gino Tomasini, bresciano, Giornalista Professionista
Studi di filosofia, Master in “Relazioni Pubbliche d’impresa” all’Università IULM di Milano. Dal 1990 vivo di parole, prima in radio, poi in alcuni quotidiani locali, tv e agenzie di pubbliche relazioni. Dal 2006 communications manager in una multinazionale farmaceutica.
Appassionato di libri.