I tacchi del re
Rossi e alti. I “tacchi” nacquero così.
Non erano un dettaglio al femminile, non erano una questione di stile, chiedetelo a Re Sole.
Gli piacevano lo sfarzo, le donne, i “tacchi alti”. Ma udite udite: non fu una donna a introdurli per prima nel proprio guardaroba; i tacchi, a sfoggiarli fu un uomo, il re di Francia Luigi XIV. Ai “suoi” tacchi Luis, con disinvoltura, dedicò persino una “legge”.
Ora fa un po’ ridere, ma per il Re Sole rappresentavano ben più di una nota di stile; pare che non potendo contare su un statura eccelsa, il re di Francia, rimediasse a questo piccolo gap con il piccolo artificio di un bel tacco alto laccato di rosso.
Spesso li portava con esclusive decorazioni che raffiguravano minuziose scene di battaglia in miniatura.
Si chiamavano tacchi Louis e la loro altezza toccava solitamente i 9 centimetri (l re non raggiungeva infatti il metro e sessanta di altezza).
Re Sole decretò che solo la nobiltà poteva indossare quel particolare tipo di rialzo colorato di rosso (Les talons rouges), che nessuno mai avrebbe potuto portarli uguali ai suoi.
Dal ‘700 quelle scarpe da re con i tacchi rossi, così simili alle nostre, diventarono non solo il simbolo della nobiltà per nascita, ma simbolo della superiorità di un individuo sui comuni mortali.
Il talons rouge diventò di moda e si diffuse rapidamente in tutta Europa, nelle corti tedesche e anche in quelle inglesi. Erano tenuti a indossarli i nobili di alto rango, di solito dal duca in su, nelle circostanze formali.
Non so chi abbia inventato i tacchi alti ma tutte le donne gli devono molto… diceva Marylin Monroe.
Ma eccolo svelato il mistero: la dobbiamo al Re Sole, questa invenzione. Ma non li aveva pensati per le donne, li aveva fatti creare per sé e poi per tutti gli aristocratici maschi. Erano un simbolo di grandezza. Esibito con stile.
Vive e lavora a Genova, insieme ai suoi libri, dove svolge la propria attività di giornalista professionista e studiosa di storia della critica d’arte e Futurismo. Convive con la SM da 18 anni. Ama la scrittura e le parole, il figlio, la vita, la sua famiglia.
Al suo attivo molte pubblicazioni e monografie di storia dell’arte. Svolge la professione giornalistica con passione da oltre trent’anni, si muove tra la carta stampata, i nuovi media, la TV. Ama parlare delle persone, con la gente e sempre a vantaggio della cultura sociale che fa crescere e aprire occhi e cuore. “Le persone sono sempre scopo primo e ultimo della mia scelta professionale, come servizio agli altri. Senza riserve”.