Libri: Ah l’amore l’amore di Antonio Manzini
Giovedì prossimo esce Le ossa parlano, il nuovo libro di Antonio Manzini con protagonista il vicequestore della Mobile di Aosta Rocco Schiavone. Dell’ultimo, Vecchie conoscenze, ne ho parlato a luglio. Questa settimana vi consiglio Ah l’amore l’amore, penultimo capitolo della serie.
In Ah l’amore l’amore, Antonio Manzini fa due operazioni sostanziali: chiude un’indagine iniziata in Fate il vostro gioco e proseguita in Rien ne va plus e apre un nuovo capitolo nella vita di Rocco Schiavone.
Se i romanzi di Montalbano vivono di vita propria, quelli di Manzini sono diventati ormai un continuum e vanno letti in sequenza se non si vuol perdere il filo del dialogo tra il vicequestore della Mobile di Aosta ed il suo pubblico.
Lo avevamo lasciato ferito nel corso di una sparatoria proprio in Rien ne va plus e lo ritroviamo in ospedale senza un rene, in un rapporto tra il comico e il conflittuale con il suo vicino di letto, a far disperare medici ed infermieri, perché se la pazienza non è una virtù dei pazienti in generale, figuriamoci di Schiavone. L’unico diversivo, oltre a proseguire nel rito della canna quotidiana, non più mattutina ma serale (l’ospedale è un universo a parte e anche i rituali si devono adeguare), è occuparsi della morte di un imprenditore locale, sottoposto come lui a nefrectomia e deceduto a causa di una trasfusione errata. Rocco Schiavone vive di sensazioni, di impressioni, di dettagli. In questo caso, di odori. E quello che sente non gli piace. La morte di Roberto Sirchia è stata risolta troppo in fretta come un caso di malasanità. E le soluzione troppo semplici, compreso il colpevole scontato, a Schiavone fanno venire l’orticaria. Manzini in questo capitolo della saga concede molto spazio alle atmosfere, alla psicologia e al racconto delle vite a dir poco complicate degli altri agenti.
Lo stesso Schiavone si ritrova a fare i conti con la propria esistenza sgangherata e per la prima volta, complice una donna, in Ah l’amore l’amore si scorgono i prodromi di un possibile nuovo inizio. E forse metterà da parte definitivamente i rimorsi, i sensi di colpa, l’angoscia, il dolore. Forse, chissà, lascerà finalmente andare Marina.
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Gino Tomasini, bresciano, Giornalista Professionista
Studi di filosofia, Master in “Relazioni Pubbliche d’impresa” all’Università IULM di Milano. Dal 1990 vivo di parole, prima in radio, poi in alcuni quotidiani locali, tv e agenzie di pubbliche relazioni. Dal 2006 communications manager in una multinazionale farmaceutica.
Appassionato di libri.