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10 domande a Giovanna Trillini, la regina italiana della scherma

Giovanna Trillini | foto © CONI

“Non è forte colui che non cade, ma colui che cadendo si rialza.”
(Johann Wolfgang Goethe)

In realtà un personaggio come Giovanna Trillini non ha bisogno di grandi e pomposi preamboli perché basterebbe solo ricordare che, dopo Valentina Vezzali, è l’atleta italiana che ha vinto più medaglie d’oro nella storia delle Olimpiadi. La sua storia è un avvincente romanzo di vita e di sport e merita di essere raccontato con le parole della protagonista, anche se questa intervista non sarebbe ovviamente sufficiente per descriverne tutti i numerosi capitoli; rappresenta solo un piccolo omaggio a una grande e umile campionessa.

Giovanna Trillini nasce a Jesi il 17 maggio del 1980. Giovanna e la scherma diventano subito un binomio indissolubile perché in una famiglia con due fratelli schermitori sarebbe quasi impossibile per chiunque non salire su una pedana fin da bambini. Non sono solo le quattro mura a influenzare la scelta di Giovanna. Il luogo in cui si nasce è uno dei tanti fattori determinanti per la crescita e le scelte di ogni singolo individuo e Jesi è la capitale italiana della scherma.

Nella storica palestra fondata dal maestro Ezio Triccoli inizia l’avventura di una piccola Giovanna Trillini. Da quel primo capitolo l’atleta marchigiana conquisterà il mondo scrivendo numerose pagine di gloria e vittorie, come le quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi, una d’argento e tre di bronzo. A 26 anni fu insignita dal titolo e del ruolo di portabandiera della Nazionale Italiana in occasione dell’edizione di Atlanta, nel 1996. E’ il premio di una carriera che in quel periodo era entrata nel vivo del suo splendore.

Giovanna Trillini | foto © CONI
  • Ciao Giovanna, grazie per aver accettato il nostro invito. In 30 anni sei passata dalle grandi vittorie in pedana al ruolo di allenatrice, fino a un incarico istituzionale, perché qualche mese fa sei stata eletta consigliera della Federazione Italiana di Scherma. Come ti stai trovando in questo ruolo, dietro la scrivania?

Sto cercando di onorare il ruolo di consigliera e allo stesso tempo continuo ad essere tecnico della Nazionale. Sono due ruoli che vanno di pari passo e che si intrecciano tra loro. Vivere ancora sul campo la realtà della scherma mi consente di stare veramente dentro alcune problematiche e di poterle analizzare insieme ad altri colleghi, dietro una scrivania.

  • Torniamo ai tuoi albori, quando per la prima volta hai indossato una divisa da scherma, a Jesi. Il tuo destino sembrava già scritto grazie anche all’influenza dei tuoi fratelli, schermitori anch’essi, e al maestro Ezio Triccoli, fondatore del Club Scherma Jesi. Se non avessi iniziato subito con la scherma quale altro sport ti sarebbe piaciuto praticare?

Da sempre mi piacciono tutti gli sport, quando trovo l’occasione e il tempo mi piace seguirli anche da casa. Prima di iniziare con la scherma, in realtà, mi ero iscritta ad una scuola di tennis prima di incontrare il maestro Triccoli.

  • La scherma è uno sport in cui più del tennis diventa centrale il tema del duello, è un mondo in cui non esistono partite di doppio e anche nelle gare a squadre si rimane soli nel confronto con l’avversario. Cosa ha significato per te praticare scherma e quali sono gli insegnamenti che ti ha dato questo sport nella vita?

È uno sport che ti insegna profondamente e forse più degli altri ad accettare le sconfitte e a saper anche vincere. E’ uno sport in cui, rispetto ad altri, devi immediatamente trovare delle soluzioni quando le cose si mettono male, non hai molto tempo per adagiarti. E’ uno sport duro che richiede sia capacità tecniche che tattiche e strategiche, ti permette di crescere sia da uno punto di vista fisico che mentale e caratteriale. Sei solo contro il tuo avversario e in quei momenti, da solo, devi sconfiggere tutte le paure. 

Giovanna Trillini | foto © CONI
Giovanna Trillini | foto © CONI
  • Jesi è la città più medagliata d’Italia alle Olimpiadi soprattutto per merito della scherma, ma è anche la terra di un altro numero uno come Roberto Mancini. Ti sei mai chiesta come mai da un centro di appena quarantamila abitanti siano emersi una miriade di campioni e campionesse dello sport?

Gli jesini in realtà ci scherzano su dicendo che forse è merito del vino Verdicchio! Per quanto riguarda il mio sport credo che gran parte del merito delle grandi vittorie sia da attribuire alla scuola di scherma che è probabilmente la più importante in Italia.

  • Tu e Valentina Vezzali siete cresciute insieme, avete gareggiato insieme, vi siete giocate un oro olimpico ad Atene in un derby indimenticabile, siete le due atlete più vittoriose di sempre ai giochi olimpici e adesso ricoprite dei ruoli istituzionali. E’ un percorso di vita quasi parallelo, te lo aspettavi?

Onestamente non mi aspettavo tutte queste tappe nella mia vita e in quella di Valentina Vezzali. Lei, ad ogni modo, ricopre attualmente un ruolo sicuramente diverso dal mio, io faccio ancora parte del mondo della scherma, mentre lei ha responsabilità diciamo… più importanti per il paese. Sono diventata atleta perché principalmente mi piaceva lo sport, ma non mi ero fissata alcun obiettivo. Tutto è arrivato gradualmente, non bisogna farsi mai grandi illusioni, anche se gli obiettivi che ho raggiunto sono stati tutti frutto di molti sacrifici.

  • Qual è il ricordo, un flash o una fotografia della tua carriera che ti affiora più spesso nella mente?

L’Olimpiade di Barcellona nel 1992, dove conquistai la mia prima medaglia d’oro è certamente un ricordo che ogni tanto ancora mi torna in mente. Altri momenti indimenticabili riguardano il giorno in cui ho sfilato durante l’apertura delle Olimpiadi di Atlanta nel ruolo di portabandiera azzurra, un evento che mi ha lasciato il segno.  

  • Una domanda che potrebbe risultarti un po’ antipatica: molti hanno puntato il dito contro i risultati della scherma italiana alle ultime Olimpiadi. Eravamo abituati troppo bene? Da cosa bisogna ripartire per tornare ai livelli toccate da te e da altre campionesse e a cui ci avevate abituato?

Come in tutte le cose della vita esistono dei cicli e questi cicli non sono tutti uguali. A volte subentra una molteplicità di fattori ingovernabili per qualche atleta, come ad esempio una pandemia o alcune coincidenze sfavorevoli. Ed è da questi momenti sfavorevoli che bisogna ripartire, a me lo sport ha regalato questo insegnamento.

Giovanna Trillini | foto © CONI
  • Cosa ti hanno lasciato personalmente questi due anni di pandemia? Come vedi invece, il futuro sociale, economico e politico, del paese?

Siamo costretti a convivere con un senso di instabilità quotidiana, nel senso che ci siamo abituati a stravolgere alcuni piani a lungo termine in tutti i settori della vita. Di sicuro, quando volteremo definitivamente pagina, spero presto, saremo più in grado di apprezzare aspetti e comportamenti che un tempo ci sembravano scontati, come gli abbracci e il contatto fisico.

  • I tuoi due figli sono sportivi in erba. Quali insegnamenti gli hai trasmesso e cosa vorresti ancora trasmettergli?

Sì, Giovanna ha 17 anni e pratica scherma, mentre Claudio ha 13 anni e gioca a calcio. Da mamma, ovviamente, spero che riescano a raggiungere i propri sogni. I miei consigli sono quelli di una madre e poi di un’ex atleta, anche se è noto che a quell’età i genitori sono gli ultimi ad essere ascoltati dai figli (ride, ndr). Tengo molto al fatto che facciano sport a qualunque livello, è una valvola di sfogo e un elemento che ritengo fondamentale per la crescita di ogni individuo, a maggior ragione in un periodo in cui, per cause di forza maggiore, sono stati per molte ore del giorno chiusi in casa davanti a uno schermo di un computer…

  • Concludiamo tutte le nostre interviste con tre domande più “leggere” le cui risposte alle nostre interviste saranno successivamente raccolte in un pezzo unico. Ci può dire il titolo del libro che stai leggendo, la canzone che ti accompagna in questo mese e il tuo piatto preferito?

Più che il libro sono i libri, ma quelli di mio figlio (ride, ndr). Lo aiuto con i compiti ed è anche un modo per ripassare molti argomenti. La mia cantante preferita è Fiorella Mannoia, mentre per la cucina, siccome ci avviciniamo al Carnevale, ho un debole per la cicerchiata marchigiana, un dolce tipico delle nostre terre.