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Intervista con Roberta D’Amore

Intervista con Roberta D'Amore

Il 26 novembre 2007, l’Assemblea Generale ONU ha sancito che il 20 febbraio sia ricordata ogni anno come la Giornata Mondiale per la Giustizia Sociale

In questa particolare giornata, si vuole ricordare che ciascuno di noi dovrebbe impegnarsi per sostenere gli sforzi della comunità Internazionale nell’eliminazione della povertà, nella promozione di un lavoro dignitoso per tutti, nell’uguaglianza di genere e nell’accesso al benessere sociale e alla giustizia. Per tutti gli esseri umani e non solo per poche categorie, senza distinzione alcuna.

A questo proposito abbiamo intervistato Roberta D’Amore, Avvocato, mamma di Giorgia e autrice di Arcobaleni Fulminati, un libro piccino, ma tanto prezioso di consigli, una lettera alla figlia, che vuole essere una lettera ad adolescenti di oggi e di domani, per far capire – per quanto possibile – il vero valore della libertà.

Roberta scrive alla figlia, la esorta ad essere “libera” nella vita, ad essere indipendente, a rispettare gli altri, perché solo attraverso il rispetto delle diversità si raggiunge la vera uguaglianza.

Avvocato, dobbiamo impegnarci per garantire che tutti, senza alcuna discriminazione abbiano accesso alle stesse opportunità, come insegnare questo ai ragazzi?

Lo dobbiamo insegnare sin dall’infanzia sia in famiglia che nella scuola, perché, molto spesso, non ci accorgiamo che inconsciamente continuiamo a fare distinzioni di ruolo anche nella vita di tutti giorni, con i nostri bambini. Su chi deve aiutare la mamma a preparare la cena e chi il papà ad usare cacciavite e martello. Ormai tutti sappiamo che possono esserci ottimi chef e fenomenali donne ingegnere. Oggi le bambine sanno di essere in grado di poter essere qualsiasi cosa, complici letture stimolanti e genitori che – meno male – non regalano più solo bambole. Tuttavia, per una bambina essere “come un maschio” è ancora quasi una promozione, persino definirla “maschiaccio” cela un quasi compiacimento, mentre dire a un maschio che somiglia ad una femmina è in un certo qual modo sminuirlo socialmente Anche ai maschi va data la possibilità di esprimersi liberamente e non di non lasciarsi condizionare dagli stereotipi. Fondamentale sono il dialogo, l’ascolto e la ricezione di messaggi più o meno espliciti che siano inidonei a scardinare culturalmente ogni discriminazione. Pensiamo a quando, per esempio, un uomo in famiglia si alza da tavola e si butta sul divano senza nemmeno sparecchiare il suo piatto, o di quando al parco i maschietti rifiutano di far giocare una bambina a calcio con loro. O ancora quando un bambino vuole giocare con un bambolotto e ciò gli viene impedito perché “… è un gioco da femmina”. Ecco, sono questi i gesti e i comportamenti che dobbiamo imparare a notare e su cui intervenire spiegando in parole semplici e comprensibili, ovviamente in base all’età del bambino, perchè certi atteggiamenti sono sbagliati e senza senso. Solo così possiamo aspirare a creare un contesto sociale scevro da sovrastrutture discriminanti.

Nella vita lei vita svolge la professione di Avvocato, e spesso incontra donne vittime di violenza, che devono difendersi dai propri carnefici, riprendendo il libro cosa si sente di dire a queste donne? Perche’ l’indipendenza economica è cosi importante per le giovani generazioni?

La violenza nasce proprio dal considerare “l’altro” inferiore, anomalo, diverso. Per chi usa la discriminazione come chiave di lettura della società, può sembrare naturale voler ripristinare l’equilibrio con la sottomissione, l’esclusione e la punizione. Va ricordato che la violenza non è solo fisica, ci può essere anche quella psicologica, più subdola e anche più grave se possibile, perché mira ad annientare la persona devastandone l’autostima. La violenza, in particolare la violenza sulle donne, viene esercitata ogni giorno, dentro e fuori le mura domestiche e in maniera trasversale, toccando ogni età, ogni classe sociale, ogni livello culturale. Genera spesso un senso di colpa e un sentimento di vergogna che inibisce ogni richiesta di aiuto. Quando una donna trova il coraggio di rompere la catena, occorre farla sentire al sicuro, darle la certezza che è supportata da una concreta rete di sostegno. Occorre rapportarsi a lei con enorme delicatezza, con rispetto, senza forzarla a prendere decisioni che non condivide, indurla ad aprirsi, avere un atteggiamento non giudicante. Dobbiamo tenere a mente che spesso al maltrattamento si associa un forte isolamento sociale e una netta chiusura verso l’esterno. Bisogna soprattutto metterla in condizione di diventare autonoma economicamente, perché oltre a mantenersi questo l’aiuterà sensibilmente a non avere vincoli psicologici.

Oggi in Italia ci sono tanti bambini e adolescenti che non riescono ad accedere a quello che per molti appare scontato, da dove dovremmo partire dalla famiglia o dalla scuola? Lei spesso va nelle scuole, quale è la cosa più difficile da far capire ai ragazzi?

Quando vado nelle scuole, a parlare con i ragazzi, mi rendo conto che si confrontano molto presto e molto spesso con l’ignoranza, il pregiudizio, l’intolleranza. Mi accorgo che già dall’infanzia è capitato loro di essere criticati, presi in giro, esclusi. Ecco perchè è importante che venga loro insegnato a credere in se stessi e a difendere i loro diritti, a rispettare il punto di vista e le opinioni altrui, ma anche a non lasciare che venga mai scalfita la loro autostima. Una battuta crudele non deve necessariamente ferirci: sta a noi stabilire il peso che il giudizio altrui ha su di noi. Per quanto in casa possano avere come esempio una famiglia contraria da ogni forma di discriminazione, il mondo esterno non è sempre così. Anzi, guardando semplicemente alcuni fatti di cronaca, nonché la situazione attuale di altri Paesi, è facile rendersi conto che la strada da fare è ancora molta. È fondamentale l’importanza della parità di genere nell’educazione. Nella nostra società, per alcuni soggetti, ancora troppi, sopravvive, recidivante, una sorta di inconscio collettivo per cui i ruoli debbono restare distinti e i “confini” non oltrepassati. Ne consegue che la donna che viola tale regola aurea deve essere punita, quasi fosse colpevole di qualche reato. Essere donna oggi, ancora troppo spesso, significa essere considerata un po’ meno di un uomo. Per quanto il livello culturale, il maggior grado di istruzione, l’apertura verso altri Paesi e quindi altre realtà, abbiano permesso di razionalizzare certi pregiudizi atavici, ancora oggi in Italia e in molti altri Paesi il processo di emancipazione femminile prosegue estremamente a rilento. La massa continua a vedere le donne prima mogli e madri e poi, secondariamente (e troppo spesso solo in astratto), lavoratrici. Ancora oggi siamo decisamente lontani dal raggiungimento di una piena parità. Occorre far capire ai ragazzi che la discriminazione di genere si verifica non solo quando viene riservato un trattamento più sfavorevole a un soggetto sulla base della sua appartenenza, appunto, a un determinato genere; ma anche, indirettamente, quando pratiche o norme, sotto l’apparente luce della neutralità, mettono in posizione di svantaggio una persona proprio a causa del suo genere di appartenenza. Pertanto, è importante dire ai ragazzi che la discriminazione non si ha solo quando soggetti uguali vengono trattati in modo diverso ma anche quando soggetti diversi, perché hanno bisogni, compiti e oneri diversi, vengono trattati in modo uguale. Lo abbiamo visto in questo periodo, per esempio, con la didattica a distanza, non tutti i ragazzi, per quanto messi sullo stesso piano dalla norma, hanno potuto esercitare nello stesso modo il loro diritto allo studio. Chi non aveva mezzi tecnologici adeguati si è trovato in netto svantaggio. Uno Stato evoluto deve garantire la giustizia sociale, ossia promuovere l’uguaglianza di genere, i diritti delle minoranze e in altri termini fare in modo che tutti siano posti sulla stessa linea di partenza e con la possibilità di esplicare al massimo le proprie potenzialità. Uno Stato evoluto deve tendere a rimuovere ogni ostacolo determinato dal genere, dall’età, dalla razza, dall’appartenenza etnica, della religione, della cultura o delle disabilità e mirare alla piena realizzazione dell’individuo.

Arcobaleni Fulminati. Lettera ad una figlia adolescente

La prefazione del libro è di Iside Castagnola, Avvocato, che da sempre si occupa di diritti di infanzia e adolescenza.

Una lettura piacevole ed educativa, da leggere a tutte le età, per convincersi e insegnare ai più piccoli, che potremmo farcela a costruire un mondo migliore, in fondo basta volerlo.


Link utili:

Arcobaleni Fulminati sul sito Di Leandro Editore
Pagina Facebook del libro Arcobaleni Fulminati