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Pink Society

lo sguardo rosa sulla società

Intervista ad Arturo Mariani

Vengo a sapere da un amica della presentazione di un libro nella sua parrocchia dall’altra parte della città, mi da solo qualche informazione aggiungendo che conoscendomi mi piacerà, sia il libro che l’autore.

Non accenna alla unicità dell’autore, né alla sua storia speciale. Prendiamo insieme il trenino laziale e arriviamo a Centocelle, c’è una gran folla nella sala e troviamo un posto senza alcuna visibilità, mi arriva solo la voce e vedo solo il sorriso affascinante di un ragazzo bellissimo.

La mia amica mi mostra il libro appena acquistato e in copertina vedo lo stesso sorriso ma mi appare violentemente chiaro che il ragazzo ha una gamba sola. Allungo il collo e lo vedo, appoggiato al tavolo in un equilibrio tutto suo che più tardi scoprirò non solo fisico. La mia amica aveva avuto ragione, mi piace, così come mi piace chiunque sia in grado di trasformare un problema in una risorsa, chiunque risponda con un sorriso come quello alle domande bizzarre che talvolta la vita pone. Leggo i suoi libri, scambio con lui qualche idea, talvolta lo cito quando mi trovo a parlare in pubblico, sia con i giovani, nelle scuole che con gli adulti quando affronto il tema dell’autismo, della disabilità, e con le sue parole sottolineo la necessità di guardare alle abilità, a quello che si è in grado di fare non a quello che non abbiamo mai potuto o non possiamo più fare.

Io e Arturo parliamo al telefono, lui accetta di rilasciarmi un’intervista, in realtà è un vero personaggio pubblico, sulla sua pagina facebook c’è scritto motivatore e in effetti il libro Con il piede giusto – è un vera e propria guida al superamento delle nostre insicurezze.

Arturo, sul tuo profilo facebook ti autodefinisci “motivatore” vuoi spiegare cosa significa e come nasce in te l’idea di svolgere questo ruolo che personalmente trovo adattissimo alla tua personalità?

Motivatore è una definizione che fatico ad attribuire a me stesso ma nasce da un mio personale atteggiamento verso la vita, atteggiamento probabilmente scaturito dalla mia condizione. A 12 anni ho iniziato a scrivere e a studiare la psicologia umana e il linguaggio del corpo. Sentivo la necessità di conoscere gli strumenti che avevo dentro di me per superare i problemi di accettazione del mio essere “Nato così”, per vincere le paure che tentavano di bloccarmi e riuscire ad intraprendere un positivo rapporto con gli altri. Eccomi in qualche modo diventato motivatore prima di me stesso e poi degli altri. Da qui il mio libro: – Nato così- nel quale racconto la mia storia in modo molto semplice. Iniziate le presentazioni del libro e gli incontri con la gente mi sono reso conto che mi stavano a sentire e trovavano nelle mie parole spunti di riflessione personale e stimoli nell’affrontare le loro difficoltà. Incontrare la gente, parlare con gli altri è diventata una passione che ora sento come una responsabilità, un dono che ho il dovere di mettere a disposizione degli altri, per questo motivo ho studiato 3 anni e sono diventato mental coach.

Io non vorrei raccontare in questa sede tutta la tua storia perché mi sembrerebbe di privare i nostri lettori della gioia di leggerla nei tuoi libri: NATO COSI’ diario di un giovane calciatore senza una gamba . Abbiamo già detto che nasce da un’ esigenza di raccontare la tua storia, la spoleriamo solo un pochino?

Si solo un po’, tutto nasce da una scelta d’amore, quella dei miei genitori che davanti alle due alternative presentate dall’ecografia , prendere o lasciare: – vostro figlio nascerà senza una gamba- , avrebbero potuto non accettare, non accogliere nella loro vita, nella loro famiglia uno stravolgimento così definitivo . Invece hanno detto si ed io sono qui. Forse avranno avuto qualche dubbio, si saranno chiesti se sarebbero stati capaci, e io sono di nuovo qui a testimoniare che meglio di così non avrebbero potuto fare. Ho voluto scriverlo nel mio libro, condividere con gli altri l’amore e la gratitudine che provo per loro. Ho raccontato il mio percorso, le mie relazioni con gli altri e il mio grande amore, il calcio. Strana passione per un bambino con una gamba sola eppure appena messa la prima protesi e mosso i miei primi passi ho avuto accanto a me un pallone e mio padre, il mio allenatore di calcio e di vita, dalla terrazza di casa fino alla nazionale. Ho voluto raccontare come ho affrontato le sfide, le difficoltà, la fatica di una vita impegnativa perché tornasse utile a chiunque si trovasse in difficoltà, poiché nelle difficoltà c’è l’incontro della possibilità più grande, che risiede nella conoscenza di stessi, nello scoprire la libertà. Essere liberi significa essere se stessi e essere se stessi significa essere liberi.

Nel tuo libro VITA NOVA, dal titolo importante che senza troppa modestia richiama il sommo poeta, tu raccogli le testimonianze di personaggi famosi del mondo dello spettacolo, dello sport e non solo. Penso ad Alex Zanardi, alla forza che ha dimostrato dopo l’incidente in cui ha perso le gambe, senza sapere che si sarebbe trovato ancora a combattere. Tu l hai conosciuto, qual’e l’insegnamento che hai tratto da lui e dagli altri che hai incontrato?

VITA NOVA è il libro a cui tengo di più, per il lavoro che ho fatto, perche sono uscito fuori dalla mia storia, dal mio percorso, dalla mia esperienza personale e ho raccontato la vita di altre persone, esattamente 13 personaggi famosi. Le loro sono storie potenti con un messaggio di cambiamento radicale. Un momento preciso, un evento, una situazione che ha cambiato per sempre la loro vita. Storie straordinarie, emotivamente invadenti , che raccontano la capacità dell’uomo di reagire, di adattarsi, di risollevarsi, scovando risorse di cui fino a quel determinato momento nessuno è consapevole e che vanno ricercate che dentro di sé. Incontrare Alex Zanardi è stato proprio questo: assistere ad una reattività sorprendente che posso descrivere solo usando le sue parole: -in ogni cosa che accade, anche la più grave non c’è mai solo il male: saper scorgere quell’aspetto positivo e usarlo come punto di appoggio per ripartire può portare nel tempo a trasformare anche la tragedia in un’opportunità-.

Parliamo della tua carriera di calciatore, di come nasce, della sfida che hai proposto al tuo corpo in quel superamento dei limiti di cui parlavamo prima, ma soprattutto parliamo della Nazionale.

Come ho detto prima sono nato col pallone al piede, giocavo ovunque, a casa, in strada con gli altri bambini, nonostante la difficoltà di muovermi con la protesi, mi impediva di essere veloce, ero molto statico, ma una volta tolta la protesi ho scoperto le stampelle, un paio d’ali che mi permettono di correre, di fare movimenti insperati e vere e proprie acrobazie. Un giorno poi ho visto giocare in tv la nazionale amputati africana, giocavano con le stampelle, erano straordinari, ho capito quale doveva essere la strada che dovevo percorrere. C’era la nazionale amputati anche in Italia e “modestamente” in poco tempo mi sono ritrovato ai mondiali, in Messico. Inutile provare a descrivere l’emozione posso solo dire che mi è sembrato di vivere in sogno, un sogno che si era realizzato. Il superamento di un limite in cui spesso ci identifichiamo che non ci permette di andare oltre e guardare alla realtà senza subirla.

Ma tu inventi sogni sempre nuovi ? Che mi dici della Roma?

Il calcio è una costante nella mia vita, il mio divertimento più grande, occupa buona parte delle mie giornate, se potessi giocherei sempre, è un hobby ,ma adesso, dopo la fondazione della A.S.D. ROMA CALCIO AMPUTATI, è diventato un lavoro, uno splendido lavoro.

Vorrei ancora usare le tue parole per descrivere questo meraviglioso progetto:

«Una squadra che incarna lo spirito della nostra città e, in particolar modo, la voglia di vivere oltre ogni limite! Sono orgoglioso di tutto il team e dei miei compagni, che saranno paladini di vita. In ogni giocata, in ogni goal ed in ogni momento sportivo vissuto insieme, ricorderanno a tutti che i sogni, nonostante le difficoltà, si possono realizzare. Col piede giusto, voglio portare in alto questa associazione e lasciare un segno, un’opportunità concreta per tante persone, ragazzi e bambini che hanno voglia di rimettersi in gioco».

Asd Roma Calcio Amputati – La passione per lo sport oltre ogni limite

Come sai anche io scrivo libri e in quello che racconta il percorso con mio figlio autistico affronto il discorso della soddisfazione, della gioia offerta da un traguardo raggiunto, io la chiamo teoria della relatività, ma tu cosa ne pensi? Condividi il fatto che giocare nella nazionale amputati e ottenere risultati importanti non sia un traguardo di serie b e non regali soddisfazioni di meno valore rispetto a quelli raggiunti nelle squadre del campionato ufficiale?

Interessante questa domanda, mi spinge a fare delle nuove considerazioni, io personalmente ho vissuto e goduto appieno dei miei successi, dei miei traguardi. Immagino che il primo passo da fare sia smantellare i preconcetti e gli schemi mentali che ci portano a confrontarci con quello che ci viene mostrato dalla tv, dalla stampa e dai  social per comprendere che ognuno ha le sue possibilità e ognuno può raggiungere il suo 100% e il 100%  di uno non è mai paragonabile a quello di nessun altro. Credo che partendo da questo presupposto si possa riuscire a vivere con intensità  ogni sfida e a essere soddisfatti  del  proprio personalissimo percorso in ogni campo. Siamo tutti diversamente uguali il confronto è utile per capire dove potremmo arrivare ma mai per sentirsi più o meno di altri.

Pink Society è una rivista al femminile per cui non può mancare una domanda “rosa”. Che mi dici dell’amore? E se non vado troppo sul personale, in una società attenta all’apparire e, come dicevo prima tu sei un decisamente un bel ragazzo, che peso ha nella relazione il discorso dell’essere “nato così”?

L’amore è il motore che muove, muta ed evolve la nostra realtà. Sono cresciuto in una famiglia in cui amore non è solo una parola ma un esperienza quotidiana, donata e ricevuta. Quando vivi tra le difficoltà e le situazioni di dolore per un lungo periodo sei portato a ridimensionare la realtà. I miei genitori mi hanno dato un amore disponibile generoso e gentile che adesso fa parte di me. Poi ho avuto il dono di incontrare la persona che mi sta accanto, che continua ad insegnarmi l’amore. Una persona che ha visto nel mio essere nato così un valore aggiunto. L’ amore, una certa qualità di amore, non è mai banale e non è mai scontato. Riguardo all’aspetto esteriore, alla bellezza, sono convinto che nasca dal modo di essere, dal modo di andare incontro agli altri e dal sorriso, che arriva, sempre.